Army of the Dead (e la tigre zombi) raccontati da Zack Snyder

Dave Bautista che lavora in un diner. Una squadra di mercenari assoldata per recuperare 200 milioni di dollari dal caveau di un casinò a Las Vegas. Una Las Vegas piena di zombi. Zombi organizzati. Zombi che hanno anche delle tigri in versione morto vivente. Molto più eleganti di quella vista in Zombie Apocalypse della The Asylum. Quella di Snyder è bianca, come i celebri felini di Siegfried & Roy.

Nei tre funambolici minuti del full trailer di Army of the Dead, l’attesissimo nuovo film scritto e diretto da Zack Snyder in arrivo dal 21 maggio su Netflix, c’è davvero tanto. Il lancio del filmato avvenuto qualche ora fa sui canali ufficiali del gigante dello streaming è stato preceduto da un evento online in cui i membri della stampa internazionale e i fan che erano riusciti ad aggiudicarsi un posto sul sito del Bly’s Casino hanno potuto vedere il trailer di Army of the Dead con circa 45 minuti di anticipo e prendere parte a un botta e risposta con lo stesso Zack Snyder.

 

army of the dead zack snyder

 

Il trailer è stato anticipato da una – neanche tanto breve – introduzione a cura del regista e del protagonista della pellicola, Dave Bautista, che nella pellicola interpreta Scott Ward, ex eroe della guerra contro gli zombie che ora cucina hamburger alla periferia di Las Vegas.

ZS: Sono da sempre un tuo grande fan, Dave. Ne I Guardiani della Galassia sei straordinario, incredibilmente ironico. Ma sapevo che per interpretare Scott Ward, che è un padre, ma è anche un badass, un killer che ha questa sorta di conflitto interiore con cui fare i conti. L’amore che prova per sua figlia e i doveri di padre, ma anche la bravura con cui porta a termine le missioni che gli vengono affidate. Sapevo che saresti stato perfetto.

DB: Sai, era da tempo che cercavo di scappare in tutti i modi dai ruoli d’azione. Proprio per questo, appena mi era stato proposto il film, non avevo fatto i salti di gioia perché mi aspettavo che si bassasse tutto sull’azione. Ho cambiato idea dopo che ci siamo incontrati per parlarne e ho capito che si trattava di una pellicola con diversi strati e livelli di lettura che esulano dalla semplice azione, che ovviamente è presente. È un heist movie, è un film di zombi, è un action ma è anche un dramma emozionale. Esistono conflitti fra i personaggi, fra i personaggi e le loro famiglie, c’è davvero tanta roba. Tutte cose che, appena mi era stato detto del film, non potevo sapere e che sono emerse parlando con te. Con cui volevo lavorare da anni. Per me 300 è un film seminale. Amo lavorare con chi ha qualcosa da insegnarmi. Fra noi c’è stata sempre una comunicazione schietta e aperta e devo dirti che è stato splendido osservarti in azione, capire come ti approcci alla lavorazione di un film, imparare da te per rubarti un po’ del tuo mestiere [ridono entrambi, ndr.].

ZS: Sai, per me non si trattava di un casting semplice perché avevo la necessità di trovare qualcuno in grado di apparire vulnerabile e, al tempo stesso, di essere credibile con un mitra in mano mentre elimina orde di zombi.

DB: Ti devo molto, perché sei stato tu a darmi la possibilità di misurarmi con tutte queste sfumature del personaggio. Compreso l’umorismo.

ZS: Sì, è vero. Volevo che Army of the Dead fosse un po’ un film capace di rompere le barriere fra i generi, dotato di una certa autoironica consapevolezza, tanto dal punto di vista della storia, con quell’ironia secca, quanto dal punto di vista della messa in scena. È una pellicola che, per sua stessa natura, consente tutto questo.

DB: Prima di lasciarvi, permettimi di dirti davvero quanto ho stimato il tuo modo di lavorare sul set, il tuo essere praticamente sempre il primo a presentarti al lavoro, riuscendo a tenere tutto sotto controllo dando una mano anche a scaricare e a spostare le attrezzature, il fatto che non di sottrai mai allo sporcarti le mani manovrando la macchina da presa in prima persona anche in situazioni tutt’altro che comode. Lo rispetto davvero. Sì vede che ami davvero girare i film.

ZS: Per me è uno spasso. Ho scritto questa folle storia con Shay Hatten, Netflix ha detto “Ok, facciamolo”, ho avuto un cast sensazionale, buona parte della troupe è composta da persone che conosco da anni e con cui collaboro da tempo, sono come una famiglia, che altro potevo desiderare?

Ed ecco che, dopo qualche altra battuta fra i due e una rassegna di saluti da parte degli altri componenti del cast, arriva il momento di vedere il full trailer di Army of the Dead.

Che vi riproponiamo anche qua sotto prima del riepilogo del Q&A col regista.:

 

 

Army of the dead, i punti salienti del botta & risposta con Zack Snyder

Il lavoro con gli zombi

Lavorare con la fiction di zombi tende a darti un falso senso di sicurezza in merito alle certezze che, come narratore, puoi avere circa il comportamento stesso dei non morti. Sai, fortunatamente si tratta di uno scenario che non può verificarsi nella vita vera e non rischi di poter essere criticato da uno che “Salve, sono l’esperto degli zombi, non è così che funziona”. Non so come potrebbe funzionare una vera apocalisse zombi e, se devo essere onesto, mi pare anche un pensiero mediamente orribile in cui indulgere.

Il viaggio produttivo del film

Un sacco di tempo fa ho girato un film intitolato L’alba dei morti viventi. Il mio primo film. Il tema dei film di zombi mi ossessiona da sempre fondamentalmente perché mi sembra un valido espediente per mischiare insieme più tipologie di film e tematiche, in primis quelle collegate alla società stessa. Sai, sono stato ispirato da film come 1997 – Fuga da New York, Aliens – scontro finale, La cosa in aggiunta ai film di zombi. Ma il tarlo che mi ha portato alla realizzazione di Army of the Dead è stato proprio il poter divertirmi coi vari tropi del genere. Volevo creare uno scenario in cui giocare con tutte le regole di questi film. Ergo, è come se la lavorazione su Army of the Dead sia partita proprio dopo L’alba dei morti viventi, solo che poi il progetto è stato accantonato per un po’. Inizialmente non dovevo essere io a dirigerlo, poi io e Shay Hatten l’abbiamo riscritto sostanzialmente da capo ed eccoci qua con questo folle film che è stato davvero uno spasso girare. E che, produttivamente parlando, è l’opposto della Zack Snyder’s Justice League. Con questo film ho avuto la libertà creativa totale e quello che vedrete sarà il final cut della pellicola

La tigre zombi

La tigre zombi c’è sempre stata, fin dall’inizio del concepimento della pellicola, non è stata aggiunta nella riscrittura. Gli animali zombi sono sempre stati nella storia perché, come gli umani, non sono immuni al virus. Le uniche creature che lo sono sono gli uccelli. È quello che abbiamo deciso nella nostra “scienza” del film perché, se anche loro fossero stati affetti dalla cosa, probabilmente sarebbe stato più complicato da contenere come virus. Ci sono orsi zombi, cani zombi… i cani zombi non sono proprio nel film, ma saranno nel prequel animato. L’idea di avere una tigre zombi ci esaltava, funge anche un po’ da McGuffin, compare e accadono cose, cambia le carte in tavola. Ma non è solo spaventosa, ci saranno momenti in cui s’instaurerà un rapporto di empatia col pubblico, la vedremo sbadigliare, guardarsi intorno. Frangenti nei quali pare una normale tigre solo che poi si gira e vedi l’altra metà della sua faccia, sfigurata.

L’universo di Army of the Dead

Abbiamo finito da poco di girare il prequel, Army of Thieves. Che è stato girato da Matthias Schweighöfer, l’interprete di Dieter. In questo film conosceremo meglio la storia di questo scassinatore, come è nata la sua ossessione sulle combinazioni delle casseforti e perché quella di Army of the Dead sia così importante per lui. Poi c’è il prequel animato che racconterà la genesi degli zombi, con tutta una serie di follie in stile Area 51. Accadranno delle cose inaspettate, diciamo così.

I campi di detenzione

Buona parte del nostro cast, che è decisamente eterogeneo e internazionale, sarà detenuto in apposito campi. Sai, c’è questo presupposto che se hai a che fare con un virus zombi, devi tenere imprigionate le persone. Solo che in queste strutture ci finiscono, ovviamente, anche degli eventuali dissidenti politici. Insomma, la sicurezza, per il governo, diventa una scusa per tenere sotto controllo e confinate persone non gradite. E il personaggio interpretato da Nora ha un ruolo molto importante in tutto questo perché lei sa come entrare e uscire dal muro che circonda e tiene isolata Las Vegas. Diventerà una specie di guida del gruppo.

Le riprese nel casinò abbandonato ad Atlantic City e le orde di zombi

Abbiamo girato il film in New Mexico e ad Atlantic City. Che è stata poi trasformata in Las Vegas dal mio team di effetti speciali che poi ha dato quel tocco post-apocalittico. Il presupposto è che tutta l’epidemia sia partita proprio da lì, ma, in una qualche maniera, è stata contenuta anche grazie all’erezione di questa gigantesca barriera che confina lì dentro la piaga. Ed eccoci ai volatili immuni al virus. Siamo riusciti a girare ad Atlantic City dove abbiamo trovato questi due casinò abbandonati che potevamo impiegare in base alle nostre necessità di ambientare la storia in una Las Vegas dall’aspetto quasi post-bellico. In uno di questi abbiamo dovuto ricostruire le slot-machine, tutto il piano in pratica perché si tratta di uno scenario che ospita delle belle scene d’azione. È stato divertente riempire di zombi quella stanza. Zombi che hanno dei look differenti perché, in Army of the Dead, ci sono i classici zombi, quello non evoluti per così dire, e altri che hanno effettuato questa sorta di salto evolutivo, hanno una mentalità da branco. Potrebbero ricordare quelli di L’alba dei morti viventi, ma per loro i pomelli delle porte non rappresentano un particolare ostacolo. Possono arrampicarsi. Possono fare cose che non vi sto qua a spoilerare. Il concept alla base del film è quello di sovvertire le aspettative su quello che, solitamente, gli zombi possono o non possono fare. Era divertente lavorare, creativamente, con una nuova concezione di zombi.

La teoria degli zombi di George Romero creati con un virus alieno

Si tratta di una risposta che non è mai stata ufficialmente data. Per capire se io condivida o meno questa idea, dovrete vedere Army of the Dead. Un film che per me è stato splendido da fare grazie alla storia, grazie al cast, al lavoro con Netflix che mi ha supportato in ogni modo. Dandomi la possibilità di fare, da subito, il film che volevo. Quello che vedrete sarà il mio director’s cut.

Le altre città da esplorare col il franchise

Ovviamente esistono altre località che m’interesserebbe “visitare”. Ma se le rivelassi, sarebbe come una specie di spoiler. Quindi… aspettiamo e vediamo.

Army of the Dead, la sinossi e le note di produzione:

Dal regista Zack Snyder (300, Zack Snyder’s Justice League), ARMY OF THE DEAD è ambientato a Las Vegas dopo un’invasione di zombie che l’ha lasciata in rovina e isolata dal resto del mondo. Quando Scott Ward (Dave Bautista), ex eroe della guerra contro gli zombie che ora cucina hamburger alla periferia della città, viene avvicinato dal boss di un casinò Bly Tanaka (Hiroyuki Sanada), riceve una proposta incredibile: entrare nella zona di quarantena infestata dagli zombie per recuperare 200 milioni di dollari sepolti nel caveau del casinò prima che la città venga bombardata dal governo entro 32 ore. Spinto dalla speranza che la ricompensa possa aiutare a spianare la strada ad una riconciliazione con la figlia Kate (Ella Purnell), Ward accetta la sfida, mettendo insieme  una squadra sconclusionata. Maria Cruz (Ana de la Reguera), un asso della meccanica e vecchia amica di Ward; Vanderohe (Omari Hardwick), una macchina ammazzazombie; Marianne Peters (Tig Notaro), cinico pilota di elicotteri; Mikey Guzman (Raúl Castillo), un influencer stravagante e Chambers (Samantha Win), il suo ride-or-die; Martin (Garret Dillahunt), capo della sicurezza del casinò; un audace guerriero conosciuto come il Coyote (Nora Arnezeder) che recluta Burt Cummings (Theo Rossi), una viscida guardia di sicurezza; e un abile scassinatore tedesco di nome Dieter (Matthias Schweighöfer). Scott trova un inaspettato ostacolo emotivo quando Kate si unisce alla spedizione per cercare Geeta (Huma Qureshi), una madre scomparsa in città. Con il ticchettio del tempo che scorre, un caveau notoriamente impenetrabile e un’orda di zombie Alpha più intelligenti e veloci che si avvicina, solo una cosa è certa nella più grande rapina mai tentata: i sopravvissuti si prendono tutto.

ARMY OF THE DEAD è diretto da Zack Snyder (qui anche direttore della fotografia) con una sceneggiatura di Snyder & Shay Hatten e Joby Harold, tratta da una storia di Snyder. Il film è prodotto da Deborah Snyder, p.g.a .; Wesley Coller, p.g.a .; Zack Snyder, p.g.a. Il film è interpretato anche da Richard Cetrone e Michael Cassidy.

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