Fra le tanti parti "larger than life" interpretate da Arnold Schwarzenegger, il cyborg della saga di Terminator occupa un posto di primo piano, insieme all'aneddotica su una delle sue più celebri battute di cui abbiamo avuto modo di parlarvi pochi giorni fa.

Tutte queste storie sul passato professionale del granitico Schwarzie  arrivano come corollario ai vari interventi stampa che il nostro sta effettuando per pubblicizzare il suo libro di memorie intitolato, non a caso, Total Recall. In un estratto del volume, l'attore racconta di come abbia quasi rifiutato di prendere parte al primo Terminator di James Cameron. Al tempo, infatti, la sua intenzione era quella di costruirsi una carriera basata su parti più eroiche, epiche e non aveva molta voglia d'interpretare un robot cattivo mandato dal futuro che faceva fuori un mucchio di gente.

Quando si era messo a discutere della pellicola con Cameron gli rivelò quelle che erano le sue idee sulla pellicola:

Dissi a Cameron: "Una cosa su cui mi concentrerei a prescindere da chi interpreterà il cyborg, che sia O.J.Simpson o qualcun altro non importa, è l'allenamento per la parte. Se questo tizio è davvero una macchina non dovrà sbattere le palpebre quando sparerà. Quando ricaricherà la sua arma dovrà farlo senza guardare, perché per lui dev'essere un movimento automatico, computerizzato. Quando ucciderà qualcuno non dovrà avere alcuna espressione facciale, non dovrà manifestare gioia, senso di vittoria, niente di niente. Nessun pensiero, nessuna palpebra sbattuta, solo azione.

Una volta deciso di prendere parte al film che lo avrebbe definitivamente consacrato come autentica leggenda del cinema, Arnold Schwarzenegger ha preso la cosa molto seriamente:

Prima che iniziassero le riprese, ho lavorato ogni giorno con le pistole, e per le prime due settimane di lavorazione mi sono esercitato a smontarle e rimontarle bendato, per renderli dei movimenti del tutto automatici. Ho trascorso un sacco di tempo al poligono di tiro, imparando le tecniche d'utilizzo di una vasta gamma di armi diverse per abituarmi al loro rumore abituandomi a non sbattere le palpebre.