Ben Affleck è attualmente impegnato nella promozione di Tender Bar, adattamento del libro di memorie di J.R. Moehringer diretto da George Clooney per Amazon Studios. In un paio d’interviste, una con The Playlist e una con Jake’s Takes (eccola su YouTube), la star ha potuto parlare di questioni decisamente interessanti come la grande velocità con cui Ridley Scott riesce a girare le sue produzioni, del perché abbia deciso di chiudere con i blockbuster basati su grandi IP e di quando Robin Williams, sul set di Genio Ribelle, gli insegnò indirettamente a “essere una star” gentile e premurosa verso il prossimo.

Cominciamo proprio dal ricordo di Ben Affleck dei giorni in cui ha lavorato con Robin Williams al film diretto da Gus Van Sant che lui aveva scritto insieme a Matt Damon:

Ho amato Robin. È stata la prima persona che ho incontrato o conosciuto realmente definibile come famosa. Avevamo da poco scritto il film ed era già straordinario che qualcuno avesse accettato di farlo e poi Robin Williams – che al tempo era forse la star più grande di tutti – è entrato nel cast. Già aveva fatto davvero moltissimo accettando di credere in noi e di prendere parte alla pellicola, ma poi mi ha davvero colpito per la sua gentilezza e il suo calore umano. Ho pensato che se lui poteva farlo, se lui riusciva a essere così gentile con le persone intorno a lui, così collaborativo e interessato a loro, beh, allora potevo farlo anche io. Sai, Robin era davvero straordinario, gentile, premuroso, è questo il ricordo più bello che ho. E la sua stessa comicità si basava su questo: gentilezza e umanità. Vorrei averlo conosciuto da tutta la vita. Non ho avuto quell’opportunità crescendo, ma quando l’ho incontrato ero abbastanza giovane, avevo 24 anni. Mi ha fatto una bellissima impressione e ho pensato che se lui poteva essere così era quella la maniera giusta di comportarsi. Ho cercato di vivere la mia vita all’altezza di quell’esempio.

Nello spiegare come e perché abbia deciso di chiudere la sua partita con i blockbuster basati su grandi IP, Ben Affleck aggiunge poi che, secondo lui, la pandemia ha accelerato quel processo in base al quale il pubblico più adulto, magari più acculturato, si è ormai abituato a fruire tutti quei film che, un tempo, trovavano posto al cinema, dai film drammatici a quelli in salsa indie, sulle piattaforme streaming che stanno portando a un rinascimento di questa tipologia di pellicole. Che oggi sono visibili su dei 65 pollici che non costano un occhio della testa “Mica come l’11 pollici in bianco e nero che avevo da ragazzino”.

Con The Last Duel (LEGGI LA RECENSIONE) ho pensato “Beh, questa potrebbe essere l’ultima uscita cinematografica che avrò”. Perché non mi va più di prendere parte a questi progetti basati su grandi IP che hanno già un pubblico pre-costituito. Mi interessavano in passato e mi è anche piaciuto farli, ma ora non ho più voglia. Amo che ci siano altre persone a farli e, se decidi di andare a vederli, dovresti essere contento anche tu. Ora a me piace qualcosa di diverso e voglio fare quello. Ma davvero: la cosa fondamentale è che le persone poi abbiano la possibilità di vederlo. Se avrà una distribuzione limitata in sala, grande, bene così. Anche se so che il 90% della gente lo vedrà su Amazon ed è ok, voglio che lo vedano. Il fatto che la gente veda il film è la cosa più importante per me.

Infine, sulla “rapidità d’esecuzione” di Ridley Scott, Ben Affleck aggiunge:

Se ti approcci al film in maniera intelligente e hai dei buoni operatori – tutte cose che Ridley può fare – hai un dipartimento di production design di altissimo profilo, degli attori validi e puoi usare, come Ridley, cinque o sei macchine da presa contemporaneamente puoi farlo. E se giri in tre ore una scena di tre pagine ambientata a un tavolo da pranzo.

Cosa ne pensate delle dichiarazioni di Ben Affleck?

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