Ben Affleck sul futuro del cinema

A margine della promozione stampa di The Tender Bar (LEGGI LA RECENSIONE), Entertainment Weekly ha pubblicato un’interessante chiacchierata con Ben Affleck (e il suo amico e collega Matt Damon) in cui sono state toccate alcune interessanti questioni.

Come, ad esempio, quella del futuro del cinema, argomento che a Ben Affleck sta molto a cuore e su cui ha avuto già modo di esprimersi qualche settimana fa. Chiacchierando con Matt Damon si è così espresso circa la sua opinione sul panorama attuale e futuro dell’industria:

Ti posso dire che quando Tornare a vincere (LEGGI LA RECENSIONE) è uscito, è arrivato in sala nella settimana in cui i cinema sono stati chiusi per la pandemia. Ma anche prima di questo sapevo che questa pellicola che parlava di dolore, di un bambino morente, di alcolismo e di recupero non avrebbe portato troppi adulti al cinema. Non facevamo altro che parlare di Narcos: Messico, Succession, Omicidio a Easttown. Vengono fatte cose davvero straordinarie in streaming. Film come Roma! Non ci sono più quei banali e ripetitivi procedurali di quando eravamo ragazzini e potevamo guardarli insieme a papà su una Tv in bianco e nero da 11 pollici.

Ben Affleck spiega che, oggigiorno, anche un film come il suo Argo, pluripremiato agli Oscar, avrebbe delle difficoltà ad essere realizzato come film, ma che avrebbe di sicuro maggiori possibilità come serie limitata:

Se dovessi scommettere, direi che un film drammatico come Argo non verrebbe concepito per il cinema ora come ora. Sarebbe una serie limitata. Per me i film al cinema diventeranno sempre più costosi e sempre più trasformati in eventi. E saranno principalmente indirizzati ai giovani, quelli che “Oh, sono così appassionato al Marvel Cinematic Universe, non vedo l’ora di vedere cosa accadrà poi!”. Al cinema usciranno 40 film all’anno probabilmente, tutte IP, sequel e cartoon.

A metà dicembre, commentando le parole di Ridley Scott e le sue ben note accuse rivolte ai Millennial per il flop di The Last Duel, Ben Affleck aveva espresso un concetto analogo secondo cui uno dei modi alla base del cambiamento dell’industria e della fruizione filmica:

Ha a che fare col come la gente si approccia ai drammi più adulti, complicati e non basati su proprietà intellettuali pre-esistenti. Le persone si dicono “Sai cosa? Non ho bisogno di andare al cinema perché mi piace poter mettere in pausa, andare al bagno e, magari, finire di vedere il film domani”.

Aggiungendo inoltre che la qualità di visione domestica ottenibile anche senza spendere dei capitali non fa altro che rafforzare certe dinamiche.

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