L’atto finale di Black Panther, il cinecomic Marvel di Ryan Coogler, non può dirsi particolarmente riuscito da un punto di vista visivo.

Nel corso di una chiacchierata con Inverse, l’artista di effetti visivi Todd Sheridan Perry, che all’epoca lavorata per i Methos Studios, ha spiegato cos’è che è andato storto nella realizzazione del terzo atto:

C’erano molte cose a cui badare: lo scontro tra Black Panther e Killmonger, l’inseguimento aereo, la battaglia sul campo.

La Marvel ne parlò con Method e disse: “Crediamo che abbiate troppo lavoro da fare“. Perry e la sua squadra concordarono, passando così il lavoro legato alla battaglia nelle miniere a un altro studio, la Double Negative.

L’unico problema? Le compagnie usavano software diversi e strumentazione incompatibile, perciò è servito il proverbiale “olio di gomito”:

DNEG non ha avuto il tempo necessario per rifinire le inquadrature assegnate allo stesso modo delle altre compagnie che lavoravano al film da 7-8 mesi, perciò è risultata in svantaggio. Non sto dicendo che DNEG lavori male… hanno un armadio pieno di Oscar. Sono riusciti ad accettare il lavoro e a finirlo perché noi non saremmo stati in grado.

black-panther-killmonger

Approfondimenti sui Marvel Studios

Classifiche consigliate