Luca Guadagnino è stato raggiunto da un’insolita domanda di Deadline durante un’interessante intervista sul suo nuovo film: Bones and All. Come noto, sarà presentato alla Mostra del cinema di Venezia e racconterà la storia d’amore tra Maren e Lee. Due giovani ai margini della società in un viaggio on the road. Tra i temi affrontati nel film c’è anche quello del cannibalismo. Cosa che, come sottolinea la testata, ha fatto storcere il naso a qualche commentatore sui social media.

Il film riunisce Timothée Chalamet e Michael Stuhlbarg, le due star di Chiamami col tuo nome. A ridosso della pubblicazione del trailer di Bones and All si è parlato molto anche di Armie Hammer, il protagonista del film sopracitato, accusato di violenza sessuale e cannibalismo. È stato annunciato anche un documentario, intitolato House of Hammer, che indaga la vicenda. 

Chiaramente, Guadagnino non intendeva con il suo film tracciare un parallelo con le vicende dell’attore. 

Mi sono accorto (delle polemiche) solo quando mi è stato detto di queste allusioni sui social media. Il progetto, che è anche un libro di successo, è stato in fase di sviluppo per parecchi anni prima che Dave Kajganich me lo facesse conoscere nel 2020. 

La storia, continua il regista, l’ha conquistato per i suoi personaggi e non solo per il tema del cannibalismo.

Mi sono rispecchiato immediatamente con questi personaggi che sono emarginati, lontani dalla società. Ogni collegamento con qualsiasi altra cosa esiste solo nel mondo dei social, con il quale non interagisco. Non esiste relazione tra questa sorta di “ricerca dello scandalo” e il nostro desiderio di fare il film e dovrebbe essere accolto con un’alzata di spalle. Preferirei parlare di quello che il film vuole dire, rispetto a queste cose che non c’entrano nulla con lui. 

Al di là di questo chiarimento richiesto a Guadagnino, l’intervista si è spostata anche da Bones and All a un piano puramente cinefilo, ben più stimolante. Il regista ha espresso il suo parere positivo verso Top Gun: Maverick

È un film che ha molto a che fare con la nostalgia e la ripetizione, ma è arrivato con la novità di 25 anni dopo. L’idea che un seguito arrivi dopo un quarto di secolo è, a suo modo, una strategia molto furba, intelligente e ragionata di fare business. Perché alla fine, anche se il film conserva una nostalgia profonda per lo sguardo di Tony Scott e l’idea di mondo che c’era nel 1986, sei in sala per vedere il Maverick di Tom Cruise che è diventato un uomo e non è più un ragazzo. C’è sempre un modo di creare qualcosa di sorprendente e interessante.

Continuando su questo ragionamento, Luca Guadagnino ha poi confessato di trovare incredibile Il Padrino parte III, ancora più dei blasonati primi due capitoli. Nonostante l’industria si stia affezionando alle ricerche di mercato e alle statistiche, non teme che il cinema perda le sue caratteristiche umane. Sono parametri che non sono scritti nella pietra, dice. I registi lavorano con il subconscio e devono usare gli algoritmi con astuzia per usare delle basi per poi creare il proprio film. Il miglior creatore di prototipi? Francis Ford Coppola.

Fonte: Deadline

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