Christopher Nolan.

Il più strenuo difensore del cinema.

È intitolata così la cover story di Variety del mese di novembre, tutta dedicata al regista inglese e al suo Dunkirk, pellicola su cui la Warner Bros. ha già cominciato a puntare in vista della prossima edizione degli Oscar (trovate maggiori dettagli in questo articolo).

Nel lungo e articolato pezzo pubblicato dal leggendario magazine, il filmmaker affronta diverse questioni, tutte di sicuro interesse, collegate tanto al war movie, quanto a un tema a lui molto caro come la preservazione dell’esperienza cinematografica, in un’epoca in cui il livello qualitativo delle proposte televisive diventa sempre più elevato e il piccolo schermo si pone come agguerrito concorrente della settima arte.

Personalmente intendo il cinema e la televisione come situazioni differenti anche se il pensiero convenzionale, oggigiorno, è quello che vede convergere questi due media per divenire la stessa cosa. Uno scenario in cui cinema e tv diventano più simili eleva lo status della televisione, ma diminuisce quello della sala cinematografica.

Viene naturale collegare questa dichiarazione a quanto affermato da Nolan a luglio, durante la promozione stampa del suo kolossal bellico. Su Cinema VS Streaming, citando direttamente Netflix il colosso online di Reed Hastings, sosteneva che

Netflix ha una bizzarra avversione verso il supporto delle uscite cinematografiche. Hanno questa politica insensata secondo la quale tutto deve essere simultaneamente diffuso e fruito in streaming, un modello chiaramente insostenibile per un’adeguata presentazione e proposta cinematografica. Non stanno neanche tentando di mettere piede in questa arena e per me stanno perdendo una gigantesca opportunità.

Specificando addirittura che, quando si parla di home entertainment, preferisce guardare un film in Blu-ray che in streaming su Netflix.

Con Variety, ammette a posteriori di essere stato ingeneroso e di aver calibrato male le parole, tanto da sentirsi in dovere di scrivere una lettera di scuse al chief content officer della N rossa, Ted Sarandos:

Mi sarei dovuto comportare in modo più educato. Ho detto quello che effettivamente credo, ma ho espresso i miei pensieri in una maniera non diplomatica. Non stavo fornendo alcun contesto alla natura francamente rivoluzionaria di quello che Netflix ha fatto. È straordinario e merita tutto il dovuto rispetto per questo. Rispetto che infatti nutro nei riguardi di questa azienda.

Ma c’è un punto su cui Nolan resta inamovibile: la necessità dell’esistenza di una definita finestra temporale che separa l’uscita di un film al cinema da quelle in streaming e home video.

Quando ho iniziato la mia carriera negli anni ’90, il mio peggiore incubo era l’uscita straight-to-video. Di base non c’è nulla di diverso ora, se non che adesso spacciano la cosa come innovazione o interruzione di un sistema e di venderlo a Wall Street.

Nolan ama vedere i film al cinema, assistere all’esperienza comunitaria di una storia che si svela agli occhi di una nutrita platea. E fa anche notare a Variety che esistono delle motivazioni di natura logica per non gettare letame addosso a un modello che va avanti con successo da generazioni. “D’altronde” sottolinea “gli editori massimizzano da sempre gli incassi di un libro pubblicando prima la versione rilegata e poi, dopo un po’ di tempo, quella economica brossurata”. Secondo il regista, l’approccio basato sulle finestre della release cinematografica seguita da quella home video e, infine, da quella televisiva rende la torta più ricca. Per tutti.

In un’annata dove svariati tentpole hanno fallito al botteghino – basti pensare a pellicole costose e attese come The War – Il Pianeta delle Scimmie o Blade Runner 2049 che non hanno avuto i risultati economici sperati – Christopher Nolan, a prescindere dal suo “marchio di fabbrica” che ha garantito a Dunkirk 524 milioni di dollari d’incasso, continua a essere ottimista sullo stato di salute del mercato.

Per l’autore inglese le persone amano ancora andare al cinema, ma è fondamentale lavorare sul calendario di uscita dei blockbuster. L’assenza di un Suicide Squad ha affossato l’agosto del 2017, ma l’arrivo di un nuovo Star Wars a dicembre contribuirà a risollevare la situazione. Ammette però che il desiderio delle major di “battere cassa” le ha rese più caute e propense a insistere su franchise consolidati, motivo per cui Dunkirk può essere visto come un outsider:

Bisogna ottenere un salutare equilibrio dell’offerta, fra il dare alle persone quello che hanno apprezzato in precedenza e l’effetto sorpresa. Ma non c’è una formula precisa per trionfare in tal senso. Cosa vuole il pubblico? Beh, il pubblico generalmente non lo sa. O meglio, sa di volere qualcosa, ma capisce cosa sia solo quando se lo ritrova davanti agli occhi […] In un contesto in cui abbiamo a che fare con ogni sorta di storytelling, i film devono gravitare intorno a “cose” che solo un lungometraggio può scolpire con efficacia. E come regista provo a far vedere alla gente quello che non ha ancora avuto modo di vedere […] Abbiamo sempre pensato a Dunkirk come a un blockbuster. Un termine bizzarro da accostare al soggetto del film, ma per noi si è sempre trattato di intrattenimento, anche se basato sull’intensità di quello che avviene e sulla suspense. Volevamo raggiungere la più grande fetta di pubblico possibile, cosa che può avvenire solo d’estate.

Fondamentale in tal senso, il confronto avuto dal regista di Interstellar e Il Cavaliere Oscuro con il collega e amico Steven Spielberg, che, specie con il meraviglioso e brutale prologo di Salvate Il Soldato Ryan, ha avuto modo di raccontare la Seconda Guerra Mondiale con un piglio differente. Nolan ha chiesto a Spielberg di prestargli una copia che fosse il “più intonsa possibile” del suo Ryan, da mostrare al suo team di lavoro per studiare come era stato orchestrato lo sbarco – cinematografico – a Omaha Beach.

E Spielberg non si è limitato ad assecondare la richiesta del regista.

Gli ha anche offerto un prezioso suggerimento:

Conosco e rispetto Chris perché è uno degli autori più imaginifici in attività. Proprio per questo gli ho consigliato di fare quello che ho fatto io con Salvate il Soldato Ryan, ovvero di mettere in secondo piano l’immaginazione rispetto alla ricerca storica necessaria a rendere credibile e autentico il dramma storico che voleva raccontare.

Ed è stato anche grazie a Steven Spielberg che Christopher Nolan ha compreso di avere effettivamente bisogno di qualcosa di diverso:

Il film [di Spielberg, ndr.] non ha perso neanche un briciolo della sua potenza, con il suo prologo orribile e le altre sequenze difficili da sostenere che vengono proposte durante il suo prosieguo. E non avevamo intenzione di competere con con quello, perché Spielberg ha raggiunto un risultato incredibile. Ho capito che avevo bisogno di un diverso tipo di tensione. Dunkirk non è un film di guerra, è una storia di sopravvivenza […] E per raccontarla avevo bisogno di usare il linguaggio della suspense che è quello che non ti fa togliere lo sguardo da quello che accade sullo schermo, cosa che avviene con l’horror dove ti copri gli occhi con le mani o ti metti a guardare altrove. Quella di Dunkirk è una forma di tensione differente che non è costituita da set pieces violente o sanguinose, ma sui pericoli fisici.

 

Queste le note di produzione ufficiali:

Christopher Nolan (“Interstellar,” “Inception,” “The Dark Knight” Trilogy) dirige “Dunkirk” sulla base di una sceneggiatura da lui stesso realizzata utilizzando un mix di IMAX® e pellicola 65mm per portare la storia sul grande schermo. Le riprese si terranno in Francia, Olanda, Regno Unito e Los Angeles.

Dunkirk si apre con centinaia di migliaia di truppe britanniche e alleate circondate dalle forze nemiche. Intrappolate sulla spiaggia con il mare alle loro spalle affrontano una situazione impossibile con l’avvicinarsi del nemico.

“Dunkirk” propone un cast prestigioso che include Tom Hardy (“The Revenant,” “Mad Max: Fury Road,” “Inception”), Mark Rylance (“Bridge of Spies,” “Wolf Hall”), Kenneth Branagh (“My Week with Marilyn,” “Hamlet,” “Henry V”) e Cillian Murphy (“Inception,” “The Dark Knight” Trilogy), così come l’esordiente Fionn Whitehead. Il resto del cast include Aneurin Barnard, Harry Styles, James D’Arcy, Jack Lowden, Barry Keoghan e Tom Glynn-Carney.

Il film è prodotto da Nolan e Emma Thomas (“Interstellar,” “Inception,” “The Dark Knight” Trilogy). Jake Myers (“The Revenant,” “Interstellar,” “Jack Reacher”) è l’executive producer.

Il team creativo nel dietro le quinte include il direttore della fotografia Hoyte van Hoytema (“Interstellar,” “Spectre,” “The Fighter”), il production designer Nathan Crowley (“Interstellar,” “The Dark Knight” Trilogy), l’editor Lee Smith (“The Dark Knight” Trilogy, “Elysium”), il costume designer Jeffrey Kurland (“Inception,” “Bullets Over Broadway”) e il visual effects supervisor Andrew Jackson (“Mad Max: Fury Road”).

 

 

Classifiche consigliate