Sappiamo bene che, dopo l’annuncio unilaterale fatto dalla Warner Bros circa la distribuzione del listino cinematografico del 2021 in contemporanea in sala e in streaming, i rapporti fra la major e Christopher Nolan si sono decisamente raffreddati. Una rottura arrivata, fra l’altro, dopo il difficile percorso di Tenet al box office americano: la pellicola, uscita nell’estate del 2020 come tentativo di rilancio del settore cinematografico durante la pandemia, ha avuto un buon riscontro nei mercati internazionali, ma in quello domestico, ancora pesantemente rallentato dalla chiusura delle sale nelle principali metropoli statunitensi, ha ottenuto poco meno di sessanta milioni di dollari. Ed è stata la performance del lungometraggio di Christopher Nolan a diventare la “case history” o, se preferite, il capro espiatorio per la nuova strategia distributiva adottata dalla Warner.

A dicembre, Ann Sarnoff, CEO di Warner Bros, spiegava:

Guarda, siamo grandi sostenitori della distribuzione cinematografica. Siamo da sempre in ottimi affari con loro, cosa accaduta anche con Tenet di Christopher Nolan questa estate. Abbiamo stabilito delle ottime partnership e siamo molto felici di questa release che ha incassato ben 360 milioni globalmente. La maggior parte degli incassi sono arrivati dai mercati internazionali, dagli Stati Uniti sono arrivati circa 60 milioni. Stiamo davvero cercando di lavorare con i cinema e siamo pronti a fornire prodotto visto che abbiamo annunciato ben 17 film nel corso del 2021 […] Ovviamente resta ancora da vedere quante persone vorranno andare al cinema a prescindere dal fatto che siano riaperti o meno, cosa che noi sappiamo bene visto che siamo stati l’unico studio a lanciare un film davvero grande durante la pandemia. Abbiamo distribuito Tenet questa estate. Siamo felici dell’esperienza, ma abbiamo anche imparato molto. Abbiamo imparato molto circa l’inclinazione della gente ad andare al cinema lì dove sono aperti. Sottolineo come gli esercenti abbiano fatto un lavoro straordinario con le misure di sicurezza nelle strutture in materia di spazi, ventilazione e orario delle proiezioni in maniera tale da garantire la pulizia degli ambienti fra gli spettacoli e ci sarebbe piaciuto davvero tanto constatare un maggior afflusso negli USA. Nel mercato internazionale, la storia è stata differente. C’erano più cinema aperti e c’è stato più pubblico. È stata quasi un’esperienza normale, ma per quanto concerne gli Stati Uniti abbiamo capito che le persone non sono ancora pronte a riallacciare i rapporti con il cinema, da cui la nascita di questa nuova strategia. Per questo, osserveremo [i nuovi film, ndr.] sia sul fronte del box office che dei numeri che registreranno su HBO Max.

C’è per questo molta curiosità per il futuro professionale di Christopher Nolan e siamo tutti in attesa di capire con quale realtà hollywoodiana andrà a collaborare dopo la lunga partnership con la Warner Bros. In un’intervista rilasciata al Wall Street Journal, incentrata sulla “caccia al regista di peso” che viene continuamente fatta da Netflix, Scott Stuber, il capo della produzione dei film originali della compagnia, ha spiegato che per molti filmmaker il modello della distribuzione cinematografica resta fondamentale. Incluso, naturalmente, Christopher Nolan con cui ha avuto effettivamente dei contatti:

Penso ci siano degli aspetti nel modello della distribuzione cinematografica globale che sono ancora attraenti. Io e Chris Nolan abbiamo parlato un po’ e si tratta di qualcosa che lui vuole ancora fortemente. E se non possiamo fornirlo per lui è un problema. Noi abbiamo un modello di business che funziona e c’è stata una buona performance con i cinema che hanno proposto i nostri film. Ma mentre queste cose stanno cambiando, stiamo avendo delle discussioni per cercare di capire dove si andrà a parare e quale sarà il panorama che si andrà a a delineare poi.

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