Titoli come Antlers – Spirito Insaziabile hanno spesso tutte le carte in regola per riuscire a conquistare gli amanti dell’horror di tutto il mondo. In fin dei conti, le piccole cittadine dell’Oregon costellate da torbide mitologie, comunità ridotte e spazi abbandonati sono il terreno perfetto per coltivare il seme del male.

Lo ha capito ormai da diversi anni Stephen King, che ha tramutato innocui paesi, spesso fittizi, del Maine in tetri teatri di morte. Lo hanno capito anche i videogiochi, che con Alan Wake sono riusciti a dar vita ad avventure a dir poco indimenticabili. Avventure che mettono l’uomo in rapporto con l’oscurità e, spesso, con forze naturali ben al di sopra della nostra comprensione.

Non siamo qui oggi, però, per analizzare il succitato film di Scott Cooper (trovate qui sopra la nostra recensione, a cura di Gabriele Niola). Oggi vogliamo parlare proprio di quel sottile legame che ci lega con i mostri provenienti dai boschi., con quelle creature che spesso non sono altro che una distrazione per lo spettatore. Uno specchietto per attirare l’attenzione, mentre il vero male nasce, cresce ed esplode dal cuore degli esseri umani.

Antlers non è il primo film a sfruttare i mostri per dimostrare come sia l’uomo ad andare contro la natura, comportandosi come una bestia. Impossibile non ricordare Il Rituale, pellicola disponibile su Netflix e diretta da David Bruckner. In questo film britannico del 2017, un gruppo di amici decide di percorrere il sentiero di Kungsleden (in Svezia) per onorare la perdita di un membro della compagnia. Il viaggio si dimostrerà ovviamente ben più difficile del previsto e li porterà a interagire con Jotunn, una mostruosa entità proveniente dalla cultura norrena. Il film di Bruckner, che risulta particolarmente riuscito, ha la straordinaria capacità di introdurre un creature design davvero meraviglioso, pur spostando il focus sul succitato gruppo di amici. Amici che, come scopriremo nel corso della pellicola, nascondono qualcosa e che si dimostrano ben più marci e corrotti di qualsiasi spirito dei boschi.

 

 

La tematica della crudeltà umana la ritroviamo poi anche in opere come Cub – Piccole Prede, dove un gruppo di boy scout s’imbatte in bambini mascherati da piccoli fauni. In questo caso la psiche umana si fonde con le leggende, trasportando lo spettatore all’interno di una situazione malsana e moralmente dubbia. I mostri, in questo caso, non sono reali, ma non per questo fanno meno paura.

Senza entrare nella pericolosa “area spoiler”, nonostante siano passati quasi vent’anni, segnaliamo anche The Village, film diretto da M. Night Shyamalan. Nella pellicola del 2004, infatti, troviamo delle misteriose creature che si aggirano nei boschi che circondano il villaggio di Covington. Ancora una volta troviamo un nutrito cast di personaggi soggetti a regole e imposizioni morali molto discutibili. Una società che racchiude gran parte dei difetti della razza umana, ponendo i mostri in secondo piano. Fino allo sconvolgente finale.

Potremmo continuare a citare titoli su titoli, ma arriveremmo sempre al medesimo risultato. Un risultato che, per utilizzare le parole di Richmond Valentine (il villain di Kingsman interpretato da Samuel L. Jackson) potremmo riassumere in:

Quando ti prendi un virus, ti viene la febbre. È il corpo umano che alza la propria temperatura per combattere il virus. Il pianeta Terra funziona in modo uguale: il riscaldamento del globo è la febbre, l’umanità è il virus. Noi stiamo facendo ammalare la Terra… una selezione è l’unica speranza. Se non diminuiamo la popolazione, esistono solo due modi in cui può andare: la Terra uccide il virus o il virus uccide la Terra. Nei due casi il risultato è il medesimo: il virus muore.

Ebbene le creature dei boschi sono spesso un sistema immunitario pensato per mettere in evidenza la nostra natura di virus. Mettere in evidenza ogni nostra sfumatura, per poi eliminarci. In Antlers troviamo mostruose bestie provenienti dal folklore americano, ma il film di Cooper vuole spostare l’attenzione sulla tematica della violenza sui minori. Certo, non lo fa nel migliore dei modi e spesso si scende a ben più semplici compromessi, ma lo scopo del regista è quantomeno evidente.

E voi che cosa ne pensate? Ritenete che i mostri abbiano funzionalità narrative per certi versi didattiche e psicologiche, oppure siete sostenitori dell’utilizzo più blando delle creature? Fatecelo sapere con un commento qui sotto o, se preferite, attraverso le pagine social di BadTaste.it. Se volete commentare la notizia in diretta, vi aspettiamo tutte le settimane sul canale Twitch di BadTasteItalia.

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