Don’t Worry Darling, in arrivo nelle sale il prossimo 22 settembre dopo la presentazione Fuori Concorso al Festival di Venezia, segna la seconda prova dietro la macchina da presa per Olivia Wilde, dopo l’apprezzato Booksmart. Ambientato negli Stati Uniti degli anni ’50, il film ha come protagonista una casalinga, Alice (Florence Pugh), che inizia a mettere in discussione la sua vita perfetta e la misteriosa azienda per cui lavora il marito Jack (Harry Styles).

In un’intervista con The Associated Press, la regista ha parlato dell’idea alla base della sua opera:

Volevo fare quello che io e la (sceneggiatrice) Katie (Silberman) descriviamo sempre come un film “cavallo di Troia”: qualcosa che all’esterno è bello e divertente, ma che una volta che si striscia all’interno è in realtà molto più complesso e potenzialmente molto interessante e stimolante. Inoltre, ho capito che questa sarebbe stata un’opportunità per un’attrice di dare il meglio di sé. Era un’eroina che volevo vedere sullo schermo. Volevo creare un personaggio con un’attrice che rappresentasse il tipo di donna di cui la nostra società ha bisogno.

 A proposito poi della scelta dell’ambientazione e delle influenze:

Sono un grande fan dell’iconografia degli anni Cinquanta e di molta arte, architettura, automobili e musica. Questa era un’opportunità per giocare con quel mondo. L’influenza architettonica di (Richard) Neutra è presente in tutto il film. (Il direttore della fotografia) Matty Libatique e io siamo stati davvero ispirati da Alex Prager e dalla sua fotografia e dall’idea di creare ansia attraverso l’inquadratura e questo mondo artificiale che sarebbe incredibilmente allettante finché non lo si guarda da vicino.

Dal primo trailer diffuso lo scorso maggio, era evidente che Don’t Worry Darling avrebbe trattato in maniera molto esplicita la sessualità dei personaggi. Un aspetto che ha preoccupato la Motion Picture Association, che ha chiesto, come rivela la regista, di tagliere alcuni passaggi dal materiale promozionale:

Sono state tolte molte cose dal trailer. L’MPAA si è accanita su di me e sul trailer all’ultimo secondo e ho dovuto tagliare alcune inquadrature, cosa che mi ha fatto arrabbiare perché pensavo che lo rendessero più interessante. Ma ovviamente viviamo ancora in una società molto puritana. Penso che la mancanza di erotismo nel cinema americano sia una novità. Quando si parla di piacere femminile, poi, è qualcosa che non si vede molto spesso, a meno che non si parli di cinema queer. È interessante perché in molti film queer i personaggi femminili possono provare più piacere. Il pubblico non è così puritano come pensano le multinazionali. Eppure la gente si arrabbia. Voglio dire, la gente è già arrabbiata con me per questo. Penso che sia una prova del valore del film. Vogliamo essere provocatori. L’idea non è quella di farvi sentire al sicuro.

Trovate tutte le informazioni sul film nella nostra scheda.

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FONTE: AP

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