Con un post pubblicato su Instagram, Gabriele Muccino ha disconosciuto ufficialmente Quello che so sull’amore, pellicola del 2012 con un cast composto da Gerard Butler, Jessica Biel, Uma Thurman, Catherine Zeta Jones, Judy Greer e Dennis Quaid.

Nel testo che accompagna la galleria di locandine del film scrive: “Questo è il mio film che disconosco. Girato in un clima orribile con i produttori, tra scene riscritte da loro la sera prima, un rapporto bellicoso con il protagonista, fu un vero incubo, una mediocrità annunciata e un malanno dell’anima dopo aver toccato il cielo con Will Smith”.

 

 

Il regista aveva avuto modo di parlare del film in questione – in maniera molto schietta e onesta – anche con noi di BadTaste nel corso della lunga chiacchierata fatta la scorsa estate che vi abbiamo proposto in tre articoli interattivo che trovate linkati più in basso.

In quell’occasione ci aveva spiegato:

Intanto in America ti aspettava Quel che so sull’amore. Ho recuperato un po’ di articoli dell’epoca e in preproduzione sembrava tutt’altro. Se ne parlava come di un film in stile Kramer contro Kramer, era così?

“Era un film interessante, almeno se l’avessi potuto fare a modo mio, cosa che non è accaduta. Era un dramedy. Se lo rifacessi secondo me potrebbe venire fuori un bel film”.

Cioè credi ancora in quell’idea?

“Sì era bella, ma la situazione era l’opposto di quella con Will Smith. C’erano 11 produttori e uno di loro era il protagonista, cioè Gerard Butler. Lui proprio non è un cinefilo, non conosce la storia del cinema, ma ha i capitali e vuole controllare i film che produce. Fu un macello. Arrivai a licenziarmi per la sofferenza. Alle 10 di sera mi arrivavano le scene riscritte per il giorno dopo”.

Non riesci a lavorare su commissione?

“Ma non è quello. Ad esempio io ho una regola: una scena deve durare una pagina o una pagina e mezzo, altrimenti superi il minuto/minuto e mezzo di durata, e se una scena dura 3 minuti rompe il ritmo, insomma mi devo sempre inventare il modo di farla durare una pagina a costo di frazionarla in più location, come in C’eravamo tanto amati che magari iniziano a parlare da una parte e poi stacca e continuano da un’altra parte. Se non lo faccio il film inizia a diventare una fisarmonica e pure lo spettatore perde il ritmo. L’ho rispettata anche nei film con Will Smith, ma quelle scene che mi arrivavano erano un disastro di lunghezza, ritmo…”

Però poi non ti sei licenziato no?

“In America costa tutto il quintuplo e stai sotto la pressione di un denaro che non basta mai, quando mi arrivò quella proposta scelsi di fare il film perché erano soldi che mi servivano. E il momento in cui inizi a fare questo tipo di compromessi scendi a fare un patto con il tuo destino proprio. È una scelta che non può portare bene”.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

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