Cena con delitto – Knives Out, arrivò nel 2019 come una totale sorpresa. Era qualcosa più di un buon film riuscito. Era stato in grado di intercettare un target molto ampio unendo grande qualità e l’intrattenimento da blockbuster. Analisti e osservatori di Hollywood si sono fregati le mani come si fa quando si ha di fronte una nuova gallina dalle uova d’oro. Sensazioni confermate. Glass Onion – Knives Out è stato ricevuto con unanime plauso, concedendosi una limitata uscita in sala prima di arrivare su Netflix.

Un’accoglienza importante, che sfata la recente fatica dei film con grandi star al di fuori del genere supereroistico. Per Rian Johnson il film è stato un modo per uscire dalla tempesta perfetta di Star Wars: Gli ultimi Jedi (una di quelle che rischia di terminare le carriere), e di imporsi come uno dei creativi ancora più impattanti nell’industria statunitense. Così, con un contratto per una trilogia di whodunit, si può dire che sia stato lanciato un nuovo franchise originale. Un fatto più unico che raro. 

Prima di Knives Out: la scuola di cinema e Breaking Bad

Proprio in occasione del lancio di Glass Onion Rian Johnson si è raccontato a Deadline. Dopo il suo film di esordio, Brick – Dose mortale Vince Gilligan lo chiamò a dirigere alcuni episodi in Breaking Bad, uno spazio perfetto per fare esperienza mettendo in scena una grande sceneggiatura con grandi attori. 

Gli inizi non sono stati semplici però. Da giovane era un grande cinefilo. Deciso a studiare cinema è entrato alla USC School of Cinematic Arts di Los Angeles per il rotto della cuffia. Rifiutato al primo tentativo, aveva seguito da uditore i corsi generali, per poi ritentare l’ammissione ogni semestre continuando a venire respinto. Solo un ultimo tentativo prima della resa andò a segno. 

Le cose più importanti per imparare a fare cinema sono però per il regista strettamente personali: sono il fatto di ritagliarsi un periodo nella vita dove poter vedere tanti film classici, riuscire a sperimentare facendo cortometraggi amatoriali e provare a creare una rete di persone che vogliono entrare nell’industria del cinema. Non si impara in classe a fare film, ma la scuola è utile creare una comunità di creativi tutti allo stesso punto di partenza. 

L’ansia di Star Wars e la passione per i generi

Per quanto riguarda Glass Onion e la saga di Knives Out è evidente che Rian Johnson si stia divertendo molto dietro a un progetto meno rischioso di Guerre Stellari ma condotto con altrettanta passione. Ha definito la sua esperienza con la saga della Lucasfilm però molto positiva.

Ha poi ammesso che girare Star Wars è come andare su un ottovolante. “La paura è soprattutto all’inizio quando sei in salita. Quando ci sei dentro tutto sparisce perché sei troppo concentrato a creare il miglior film possibile”. La nuova trilogia da lui ideata è ancora in discussione, dice, deve solo capire quando e come farla dato che è parecchio impegnato con Knives Out ora. Eludendo così abilmente la domanda.

Per quanto riguarda il futuro della saga oltre il terzo film già in programma, Johnson ha le idee chiare.

Andrà avanti fino a che io e Daniel ci divertiremo, fino all’inevitabile momento in cui mi bloccherà sul suo cellulare. Non continuare la storia, non ripeterci, è la chiave che gli ha permesso di accettare di andare avanti. È una cosa che faceva anche Agatha Christie, cioè contaminare il whodunit con altri generi. L’ha fatto con Dieci piccoli indiani che è una sorta di slasher e La serie infernale come un thriller sui serial killer. 

Continua poi spiegando che gli piacciono i generi perché danno dei confini, un contenitore ben preciso entro cui un regista può giocare. Forse è quella la sua strada artistica, la cifra personale di un autore che ama usare un linguaggio controcorrente a quello postmoderno e ibrido. Uno che sa dare una spruzzata di vernice sulla forma più classica, facendola brillare di uno stile contemporaneo.

Fonte: Deadline

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