Ieri vi abbiamo portato sul Red Carpet della premiére europea di Godzilla, l'atteso monster movie diretto da Gareth Edwards, prodotto dalla Legendary di Thomas Tull e dalla Warner Bros.

Oggi, allo scadere dell'embargo, vi abbiamo fatto leggere la nostra recensione e, dalla prestigiosa cornice del Corinthia Hotel di Londra, vi abbiamo aggiornato in tempo reale via Twitter dal Junket Europeo della pellicola. Presenti il produttore e il regista, i già citati Thomas Tull e Gareth Edwards, e i tre protagonisti, Aaron Taylor Johnson, Bryan Cranston e Elizabeth Olsen.

Tempo dunque di tirare le fila di un incontro svoltosi in un'atmosfera di estrema giovialità, con continui scherzi fra i talent: Bryan Cranston non ha mai perso l'opportunità di fare qualche battuta e spesso si è rivolto al suo "figlio cinematografico", Aaron Taylor-Johnson, chiamandolo col nome del personaggio che ha contribuito a lanciarlo sul grande schermo, Kick-Ass.

La distensione è massima e il livello di confidenza fra gli ospiti e la stampa è quasi da presentazione di un piccolo film indipendente e non di un blockbuster da 160 milioni di dollari di budget che ha l'ambizione di rilanciare il celeberrimo franchise nipponico. Perché la posta in gioco è alta, anche se Thomas Tull, l'uomo dietro la trilogia del Cavaliere Oscuro, Una Notte da leoni, 300 e decine di altri lungometraggi realizzati insieme alla ex partner Warner, risponde subito ironico a chi gli domanda "Perché hai scelto di produrre il film proprio ora, dato che ho saputo che sognavi di farlo da una vita intera?"

Ma è ovvio! Perché sono riuscito a comprare i diritti adesso! No, scherzi a parte, sono un fan di Godzilla fin da quando ero piccolo e posso dire di essere stato fortunatissimo ad aver potuto dare al personaggio e al brand questa nuova prospettiva insieme a Gareth Edwards. Se qualcuno qualche anno fa mi avesse detto che un giorno avrei prodotto questo film con questo giovane e bravissimo regista e un cast che potrebbe tranquillamente recitare Shakespeare in un teatro qua a Londra, mi sarei emozionato al solo pensiero. 

Fingiamo per un secondo che Gareth non sia presente, per quale motivo l'hai scelto?

Ho visto il suo primo film, Monsters, e sono rimasto sconvolto da quanto è riuscito a fare con quei pochi soldi, solo un regista di talento può fare certe cose. Abbiamo avuto dei meeting, abbiamo discusso e trascorso del tempo insieme e gli ho fornito il budget necessario a delle previsualizzazioni e cose di questo tipo. Pesnate che molte delle stesse riprese che vedrete nel film nascono proprio da questi primi esperimenti.

Bryan Cranston spiega poi perché è rimasto colpito dallo script del film:

Perché è un monster movie, ma non si tratta solo di questo. Sono i personaggi a essere importanti. La narrativa e i temi alla base: il rapporto fra un uomo e sua moglie e fra un figlio e suo padre. Lo scontro generazionale. Tutto gestito con estrema intelligenza, grande spettacolo, un mostro iconico e dei personaggi coi quali empatizzare. 

Per Aaron-Taylor Johnson la sfida maggiore è stata:

Dover interpretare un Navy, un personaggio così tipicamente americano, molto differente da quello che faccio di solito. E' stato intrigante recitare Ford Brody, una persona che sente così fortemente i legame con la sua famiglia e vuole sopravvivere per ricongiungersi a essa.

La sua moglie cinematografica, Elizabeth Olsen, rivela che:

E' stato interessante dover vestire i panni di una madre che deve per forza dimostrarsi forte, determinata perché sa che le sue azioni influenzeranno inevitabilmente agli occhi di suo figlio la percezione del disastro che sta avvenendo.

Visibilmente emozionato Gareth Edwards che non nasconde di essere abbastanza scombussolato emotivamente:

Mi sento come in un post-nozze, come il giorno dopo un matrimonio dove la sposa non si è presentata! Questo è il momento imbarazzante in cui io devo ammettere con tutti voi “Si, mi ha lasciato!”. Comunque, tornando serio, sapete, ci è voluto un anno e mezzo solo per trovare la storia adeguata da raccontare per ridare vita a questo personaggio, questo mostro così interessante da rilanciare sul grande schermo. Sono cresciuto nell'epoca d'oro del cinema anni settanta e ottanta, quando i grandi film popolari creavano questa sorta di senso di crescendo, di curiosità verso il palesarsi della creatura, roba come Alien di Ridley Scott. Film che trasmettevano paura, brividi, emozioni. Penso che questo nel cinema di oggi si stia un po' perdendo. Tutto viene buttato subito sullo schermo senza preoccuparsi dello storytelling. Fin dal primo giorni di riprese ho voluto che i punti di riferimento fossero capolavori di Spielberg come Lo Squalo o Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. A prescindere dal fatto che ora abbiamo a disposizione mezzi tecnologici impensabili per quell'epoca. Chiaramente poi il mio approccio verso la realizzazione del film è cambito moltissimo, per forza di cose, da Monsters, per il quale avevo fatto io stesso molti degli effetti speciali. Qui ho lavorato di squadra e delegato, ma quando devi affidare la tua visione a artisti come John Dykstra, che ha solo preso parte a una saga chiamata Guerre Stellari, è come dare tutto nelle mani degli eroi della tua infanzia e ti senti sicuro.

Un giornalista gli chiede se la dimensione “casalinga” della lavorazione di Monsters gli manchi un po':

Mi stai domandando se sento la mancanza di starmene tutto solo, tappato nella mia camera da letto a realizzare gli effetti speciali di un film? [al che scoppiamo tutti in una sincera risata, ndr.] No, ok, se devo ripensare a quando ho fatto Monsters starmene per i fatti miei, senza stress a comporre i VFX, non posso che avere un bel ricordo. Oggettivamente, Godzilla è la cosa più complicata che abbia fatto in vita mia, ma se il premio poi è una serata come quella di ieri in cui vedi la gioia dei fan sul red carpet è come un sogno che diventa realtà. Ma mentre giri un film come questo è come stare in guerra!

Dopo queste profonde considerazioni, il junket sfocia in un momento di delirio geek. Un giornalista tedesco porge i suoi complimenti al regista e fa notare che il film arriva proprio nel 2014, anno in cui Godzilla festeggia 60 anni. Edwards a quel punto:

Ti ringrazia tantissimo e dice “Grrrrraaaaaaooouuuuuuuurgh!”. Mi raccomando, quando fate il ruggito di Godzilla, fate attenzione alla parte finale “oooooouuuuuurgh!” che è quella più difficile, deve finire con un piccolo crescendo.

Inevitabile toccare la questione del look di Godzilla e dei controlli effettuati dalla giapponese Toho.

Abbiamo lavorato a stretto contatto con i giapponesi.

Spiega Tull:

Gli abbiamo mostrati i concept preliminari, ma hanno sempre avuto molta fiducia in noi e ci hanno lasciato fare il Godzilla che volevamo. Sono stati dei partner eccezionali e non abbiamo avuto particolari controversie.

Continua Garteh Edwards:

Non è che avevamo calcolato la data di uscita a tavolino, anzi, l'ho reaizzato solo quando Ken Watanabe è arrivato sul set. Sapete, nello zodiaco giapponese ci sono questi dodici segni che si celebrano ogni anno in cicli di cinque fasi cui segue una rinascita. Quindi sessant'anni in significa tornare di nuovo al mondo. E' molto appropriato. Anzi, in realtà lo ammetto: era tutto pianificato per andare così, addirittura il lavoro mi è stato offerto quando avevo 21 anni, ma poi ci siamo detti “No, facciamo le cose in maniera consona!” [l'ennesima fragorosa risata in sala, ndr.].

Giunge il momento del quesito “di genere”. Una collega chiede a Gareth Edwards e Elizabeth Olsen “Per me Godzilla è davvero un ottimo film, ma non ho potuto fare a meno di notare che ci sono solo tre donne in tutto il film, e questo nonostante la tua bravura Elizabeth che sei il centro emotivo della pellicola secondo me. Una muore all'inizio del film e l'altra, Sally Hawkins, deve sempre stare letteralmente tre passi dietro Ken watanabe. E' una scelta commerciale perché sono gli uomini che, magari, tendono principalmente a vedere lungometraggi come questi?":

Liz, vuoi rispondere tu alla domanda?

L'ironica maniera con cui Gareth Edwards passa la patata bollente all'attrice suscita l'ennesima risata fra gli astanti.

Tutto dev'essere funzionale alla storia del film. Il personaggio di Aaron, Brody, ha bisogno di una controparte femminile adeguata, deve risolvere le questioni con il padre e cercare di essere un genitore migliore di quanto non sia stato Brody Sn. per lui quindi se bisogna seguire un personaggio, mi pare del tutto normale seguire il suo.

Il regista riprende la parola per l'ennesima battuta:

Credo che questo sia il momento adatto per rivelare al mondo che nel nostro film Godzilla è femmina! Abbiamo cambiato tutto all'ultimo minuto da Godzilla: Queen of the Monsters, non suonava bene! Comunque capisco quello che volete dire. A un certo punto abbiamo avuto anche una versione dello script dove l'eroe della pellicola era una donna. Solo che poi abbiamo scelto un altro personaggio e abbiamo messo la storia al servizio delle sue necessità. Ma capisco il tuo discorso anche perché il mio film preferito è Alien.

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