Durante una chiacchierata con The List, Jason Isaacs è tornato a parlare della sua esperienza sul set dei film di Harry Potter.

L’attore, interprete di Lucius Malfoy, ha fatto un viaggio nei ricordi tornando ad alcuni momenti sul set di Harry Potter e i Doni della Morte: Parte 2.

Sono apparso nel secondo, nel quarto, nel quinto, nel settimo e nell’ottavo, in cinque film sparsi in 10 anni. I ricordi più vivi sono quelli legati alla fine perché sono vecchio, ricordo benissimo il primo giorno e l’ultimo. Tutto il resto è un po’ sfocato, ma ricordo le riprese nel grosso cortile per la grande battaglia di Hogwarts.

Andarono avanti a lungo perché pioveva, quindi non potevamo girare. Andavamo sul set ogni giorno e poi ci mettevamo seduti. Fosse stato un film americano saremmo tornati nei camerini, ma invece ci facevano restare seduti sotto una grossa tenda con un bollitore pieno di un tè sempre più solido, in cui i cucchiaini restavano immobili, in attesa della scatola di biscotti delle 11 in punto, rannicchiati intorno allo stufe.

Faceva molto freddo mentre Julie Walters ci raccontava del suo allevamento di maiali mentre ridevamo come degli idioti, scambiandoci aneddoti schifosi sull’industria. Volevo che non smettesse più di piovere per mesi, non volevo che finisse.

Ricordo anche che una volta, se non erro fu l’unica, fantastica, esilarante e compianta Helen McCrory a dire: “Non ho idea di che caz*o abbia fatto per sopportare tutto questo per 10 anni, non so dirvelo“. Eravamo lì in piedi per giorni e giorni a guardare Ralph [Fiennes] recitare il suo monologo nei panni di Voldemort, e tutto grazie alla perfezione con cui David Yates girava quei film. Credo che la Warner Bros. lo obbligò a rispettare una regola: “Questi film saranno eterni, rendiamoli perfetti”. Girammo da ogni singola angolazione e con ogni proporzione per fare le cose a dovere.

Furono giorni e giorni di ascolto del monologo di Ralph, pensavamo tutti: “Datti una mossa“. Non che non fosse semplicemente magnifico, ma oramai avevamo ascoltato quel discorso migliaia di volte. Cominciavo a sentirmi un po’ in colpa, perché avrei dovuto recitare tre battute la settimana successiva, così guardai in un angolo e c’era Jim Broadbent, attore premio Oscar, poi c’era Emma Thompson, non ricordo chi altro con un Oscar, Julie Walters con un Oscar, Maggie Smith con un Oscar. Pensavo: “Loro non hanno battute, non riesco a rendermi conto di quanto sia fortunato. Io ne ho tre“, e all’improvviso quel pensiero mi tirò su per un po’.

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