Molto di quello che vediamo e raccontiamo con una recensione si perde. Alcune volte sono i film piccoli a non ricevere l’attenzione che meriterebbero, altre volte sono i migliori. Abbiamo così deciso di fare un piccolo riassunto ogni mese del meglio tra ciò che abbiamo visto. Senza distinzioni. Film usciti in sala, usciti in noleggio, usciti su una piattaforma in streaming come anche quelli visti ai festival e che non sono ancora usciti.

L’idea è quella di ricapitolare tutte le nostre segnalazioni scremando verso l’alto solo quello che pensiamo non vada perso, non debba sfuggire e meriti una visione. Ci saranno i film più noti e pubblicizzati come anche, con una certa preferenza, quelli che meno noti e dotati di una cassa di risonanza meno forte, che quando lo meritano hanno più bisogno di un riflettore su di sé per farsi notare.

Ecco quindi la nostra lista:

wolfwalkers

Wolfwalkers – Il popolo dei lupi

“Lo studio Cartoon Saloon è al quarto lungo e stavolta sceglie di non trattenersi, estremizza il tratto enfatizzando la consueta componente spigolosa e geometrica nei personaggi e negli oggetti del mondo urbano, li anima con movimenti netti e poi quando arriva il mondo dei lupi ribalta tutto, disegnando quasi solo linee curve e tonde con movimenti a spirale sinuosissimi (pazzesco la bambina lupo che scappa in un groviglio di capelli rossi come fosse lo zampillìo di una fiamma!). È solo l’inizio di una serie di riferimenti visivi ricchissimi che danno grande profondità ad ogni immagine. Non c’è infatti scena di questa storia molto ordinaria di scoperta dell’altro da sé che non viva di soluzioni poco convenzionali o referenti visivi che gli altri lungometraggi animati sembrano ignorare (incredibili le composizioni delle scene con madre e figlia che dormono contornate da lupi).”.

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Ma Rainey's Black Bottom

Ma Rainey’s Black Bottom

Ma Rainey’s Black Bottom può essere allora il film che Spike Lee avrebbe voluto fare. Non solo perché anche Levee, come in Fa’ la cosa giusta, è fissato con le sue nuove scarpe, ma per lo stesso sguardo tragico all’inutilità della lotta tra pari, per quell’amaro esistenzialismo che non ha paura di disturbare. La regia di Wolfe non raggiunge le stesse vette di creatività o inventiva del migliore Lee, ma nel suo essere così asciutto e sempre volto all’attore arriva comunque, efficacemente, dove deve arrivare.”.

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Sound of metal

Sound of metal

“Sound of metal non è un film sulla musica. E non cerca in nessun modo di esserlo. Attraverso un lavoro epidermico e sensoriale sulla colonna sonora, sorretto da una sceneggiatura sempre solidamente agganciata al problema del personaggio, Sound of metal di Darius Marder è un film potente, a tratti angosciante, che ragiona di fatti sulle diverse sfaccettature dell’incomunicabilità.”.

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soul

Soul

“Diretto e scritto da Pete Docter e Kemp Powers (sceneggiatore non proveniente dall’animazione, già autore di One Night In Miami) con l’aiuto in fase di scrittura di uno storico collaboratore ma qui per la prima volta sceneggiatore Mike Jones, Soul è il complemento di Inside Out. Non una bambina ma un adulto; non un viaggio all’interno della mente, tra i sentimenti, ma uno al di fuori del corpo, nel mondo dell’anima; non una metafora di come funzioniamo ma una di cosa vogliamo fare di noi stessi. Uno stesso obiettivo: raccontare come diventiamo chi siamo.”.

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