La pandemia di nuovo Coronavirus partita dalla Cina ha colpito duramente ogni attività umana compresi, era inevitabile per la loro stessa natura, gli eventi in presenza, inclusi quelli collegati alla cultura pop come Lucca Comics & Games o il Comic-Con di San Diego.

Ed è proprio in merito a questa seconda manifestazione che, qualche giorno fa, si è riscontrato un po’ di timido ottimismo per la ripartenza dell’evento in presenza visto che gli organizzatori hanno comunicato l’intenzione di bissare la versione virtuale del SDCC@Home fissando anche le date della nuova edizione con partecipazione di pubblico e talent. I giorni scelti sono quelli che vanno dal 26 al 28 novembre proprio in occasione del Giorno del Ringraziamento.

Come si suol dire, la dirigenza del Comic-Con di San Diego pare aver fatto i conti senza l’oste. L’Hollywood Reporter segnala infatti che la decisione sarebbe stata presa in maniera sostanzialmente unilaterale senza interpellare gli studi cinematografici e i talent (di ogni genere, dagli attori ai tanti artisti e fumettisti che popolano gli stand della fiera pop per eccellenza).

Il rappresentante di una major che ha tenuto svariati panel nella leggendaria Sala H ha dichiarato alla testata:

Amiamo il Comic-Con di San Diego e abbiamo tutta l’intenzione di supportarlo, ma quale attore o produttore rinuncerebbe al primo Giorno del Ringraziamento post-vaccino che può essere trascorso in famiglia per viaggiare a San Diego a promuovere un progetto?

Un altro aggiunge:

Durante la pandemia abbiamo avuto The Mandalorian e Wonder Woman, ma a essere mancati sono stati gli abbracci dei nostri genitori e dei nostri nonni. I talent non rinunciano a trascorrere del tempo in famiglia per il Ringraziamento, quest’anno più che mai. Non ho idea di quello che possa essere passato nella testa degli organizzatori.

Alle sacrosante questioni di natura privata, si aggiungono anche quelle, altrettanto sacrosante, di natura sanitaria. Uno storico produttore, veterano del Comic-Con, fa notare:

Non mi azzarderei mai a chiedere a qualcuno di fare qualcosa che possa anche solo lontanamente risultare dannoso, in genere sono richieste che arrivano dallo studio. E in quel caso prenderei le parti di qualsiasi attore che non si sentirebbe a proprio agio con la cosa.

Già perché, a prescindere da una campagna vaccinale che negli Stati Uniti procede spedita come un treno ad alta velocità, non c’è ancora la matematica certezza che, per novembre, tutti quelli che frequenteranno i padiglioni e le hall del Comic-Con di San Diego avranno ricevuto il vaccino. Una preoccupazione questa che viene condivisa anche da svariati artisti, gente che, nel corso di questo anno orribile, è riuscita comunque a integrare le entrate normalmente generate dagli eventi in presenza rimettendosi in gioco online. Una strada che molti hanno intenzione di percorrere fino a che la partecipazione a una qualche Convention non sarà percepita come sicura.

Ci sono poi delle ragioni di natura pratica come le eventuali quarantene da osservare specie per chi arriva negli Stati Uniti dall’estero e la pausa che una qualche forma di contagio potrebbe poi andare ad avere sulle produzioni cinematografiche e televisive che saranno in corso in quel dato periodo. Abbiamo imparato, purtroppo molto bene, in questi ultimi 12 mesi che le pause nelle riprese di grossi blockbuster causano perdite milionarie alle major.

Ultimo, ma non meno importante: il pubblico pagante. Fa giustamente notare anche l’Hollywood Reporter che il desiderio di trascorrere il Ringraziamento coi propri cari e le preoccupazioni di natura sanitaria non sono delle esclusive degli ospiti più o meno illustri del Comic-Con, ma anche delle persone che lo animano.

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