“Abolita la censura cinematografica, definitivamente superato quel sistema di controlli e interventi che consentiva ancora allo Stato di intervenire sulla libertà degli artisti”: con un comunicato stampa sul sito del Ministero della cultura il ministro Dario Franceschini ha annunciato ieri di aver firmato il decreto che istituisce la nuova Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche presso la Direzione Generale Cinema, con il compito di verificare la corretta classificazione delle opere cinematografiche da parte degli operatori. L’intervento, effettuato ai sensi della Legge Cinema, introduce il nuovo sistema di classificazione e supera definitivamente la possibilità di censurare le opere cinematografiche presente fin dal 1914 e finora mai abolito: da oggi, insomma, non è più previsto il divieto assoluto di uscita in sala di un film, né l’uscita condizionata a tagli o modifiche.

La Commissione, spiega il comunicato, “è presieduta dal Presidente emerito del Consiglio di Stato, Alessandro Pajno, ed è composta da quarantanove componenti che sono stati scelti tra esperti di comprovata professionalità e competenza nel settore cinematografico e negli aspetti pedagogico-educativi connessi alla tutela dei minori o nella comunicazione sociale, nonché designati dalle associazioni dei genitori e dalle associazioni per la protezione degli animali.”

Si segnala anche il sito cinecensura.com, una mostra permanente promossa dalla Direzione Generale Cinema realizzata dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografica e dalla Cineteca Nazionale che raccoglie i materiali relativi a 300 lungometraggi e a 80 cinegiornali, ma anche 100 tra pubblicità e cortometraggi, 28 manifesti censurati e filmati di tagli.

La censura cinematografica in Italia nasce più di un secolo fa, più precisamente con il Regio Decreto n. 532 del 31 maggio 1914, attraverso cui viene approvato il regolamento per l’esecuzione della Legge Facta. Molto attiva fino all’inizio degli anni sessanta, la censura venne riformata limitandola all’ambito del buon costume, passando da un controllo politico, morale e religioso, a uno strumento soprattutto di tutela dei minori. Tantissimi i film denunciati per offesa alla morale. Celebre il caso della condanna alla distruzione delle copie di Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci (1972), film poi scagionato solo nel 1987, o il sequestro di Il pap’occhio di Renzo Arbore (1980), poi annullato, o il caso di Totò che visse due volte di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1998), dichiarato “vietato a tutti”: i registi vennero denunciati per vilipendio alla religione e tentata truffa, dopo l’assoluzione il film uscì. Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini (1976) fu vietato ai minori di 18 anni e poi sequestrato dalla magistratura, prima di tornare in circolazione nel 1978. In tv è stato trasmesso solo nel 2005, sulla pay tv. Più recentemente, nel 2012, il film Morituris di Raffaele Picchio fu bloccato dalla censura.

 

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