Gregory Allen Howard ha riflettuto per il Los Angeles Times sulla difficile storia della realizzazione del nuovo film di Kasi Lemmons incentrato sulla vita di Harriet Tubman.

La pellicola è descritta come “la storia straordinaria della fuga dalla schiavitù di Harriet Tubman e della sua trasformazione in una delle più grandi eroine americane. Il suo coraggio, l’ingenuità e la tenacia hanno liberato centinaia di schiavi e cambiato il corso della storia“.

Ci sono voluti circa 25 anni per portare la vita dell’attivista afroamericana sul grande schermo e in questi anni parecchie cose sono cambiate, come raccontato da Howard:

Immaginatevi il 1994: “La sceneggiatura è ottima. Chiediamo a Julia Roberts di interpretare Harriet Tubman” disse l’allora presidente della divisione di uno studio cinematografico. Fortunatamente c’era una persona nera presente a quella riunione 25 anni fa che gli fece presente che Harriet Tubman era una donna nera. Il presidente rispose: “È successo così tanto fa. Nessuno se ne accorgerà”.

Howard si oppose a quella possibilità: aveva studiato la vita di Harriet Tubman e non avrebbe accettato che fosse interpretata da un’attrice bianca. Si mise all’opera e concluse uno script.

Nonostante fosse stato enormemente apprezzato dai produttori John Watson e Pen Densham, partner della casa di produzione Trilogy Entertainment, la sceneggiatura non incontrò il favore dello studio che decise di non investire nel progetto.

Howards trascorse anni a proporre il progetto in lungo e in largo, ottenne tantissime porte in faccia, rinunce, rifiuti razzisti e forfait all’ultimo secondo:

Tutte le persone a cui parlavo del progetto continuavano a farsi la stessa domanda: “Come convinco il mio capo, lo studio, i partner finanziari?”. Avevano paura.

Presto lo sceneggiatore si rese conto che ci sarebbe dovuto essere un vero e proprio cambiamento prima che storie come quella di Harriet venissero accolte da Hollwyood, e alla fine arrivò:

Miracolosamente al cinema arrivò 12 anni schiavo e vinse come miglior film. Attesi altri due anni, cambiai la data dell’intestazione del mio “Freedom Fire” e mi misi alla ricerca di un altro produttore che non mi desse buca. Così trovai Debra Martin Chase, nel 2015 e cosa importante, il mio agente della WME, Danny Greenberg.

Dopo, la grande notizia: la Focus Features avrebbe distribuito il film negli Stati Uniti:

La porta era aperta. #OscarsSoWhite, la diversità a Hollywood, altre proteste e campagne per l’inclusione e per storie diversificate: il clima era cambiato. [..] Questo moto di cambiamento non solo ci portò Harriet, ma anche il film che sarebbe stata la pietra miliare di questa nuova era: Black Panther. Non è un caso che le riprese di Harriet siano cominciate nove mesi dopo l’uscita di Black Panther.

Howard ha così concluso:

Essendo in questo ambiente da decenni, mi sto godendo il calore del nuovo clima di Hollywood e delle storie diversificate illuminate dalla luce del sole, felice che l’altro viaggio di Harriet sia giunto a termine.

La pellicola è arrivata nei cinema statunitensi il 1° novembre.

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