In un’articolo scritto sul The Guardian, il celebre regista John Boorman (Un tranquillo weekend di paura, Excalibur) ha spiegato perché secondo lui oggi la maggior parte di quelli che comunemente vengono definiti “film” non dovrebbero più essere chiamati così.

Ecco le sue parole:

Da oltre 100 anni i film sono stati fatti di pellicola [in inglese, appunto, “film”, ndr.]. Ora, invece di caricare un “caricatore” sulla camera, si inserisce una scheda che registra elettronicamente tutto ciò che la camera vede. Oggi la maggior parte dei “film” è realizzata elettronicamente. Non viene utilizzata alcuna pellicola per la loro realizzazione, né per le riprese, né per il montaggio, né per la proiezione. Quindi non possono – o non dovrebbero – essere chiamati film.

Il regista sottolinea come la realizzazione dei “lungometraggi” in digitale possa essere fatta “praticamente senza costi” e poi aggiunge:

Qualcuno potrebbe pensare che sto spaccando il capello in quattro. Dopo tutto, il fatto di non usare la pellicola ha altri vantaggi oltre al costo: la maledizione di incastrare un capello nel “gate” (l’apertura rettangolare nella parte anteriore della cinepresa) è scomparsa; il problema di sporcare la pellicola è stato spazzato via. Noi vecchietti che ci aggrappiamo alla pellicola siamo in via di estinzione; presto i montatori non vedranno più uno sprocket hole nella loro vita.

Per spiegare il suo ragionamento, il cineasta racconta poi un aneddoto sulla lavorazione di un suo film, Zardoz, uscito nel 1974:

Per il finale del film volevo girare una scena in cui Sean Connery e Charlotte Rampling invecchiano e muoiono. Questo comportava riprese con una cinepresa fissa, in modo da poterli farli uscire dall’inquadratura, invecchiare i loro vestiti e i loro volti, rimetterli davanti all’obiettivo, riprenderli ancora un po’, poi toglierli e invecchiarli ulteriormente, finché alla fine erano scheletri che, a loro volta, si sgretolavano.

Questo processo è durato un giorno intero. Poi, l’assistente operatore ha scaricato la cinepresa e ha esposto accidentalmente la pellicola alla luce. Questo significa che abbiamo dovuto passare un’altra giornata intera a girare. Dovetti anche impedire a Connery di uccidere l’assistente, che poco dopo cambiò nome e si trasferì a Los Angeles. Un giorno lo vidi in un caffè di Los Angeles. “Sean è in città?“, chiese con voce tremante.

In conclusione, il cineasta propone di chiamare i film realizzati in digitale non più “film” bensì “movie“.

Cosa ne pensate delle parole di John Boorman? Lasciate un commento!

FONTE: The Guardian

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