Con un budget di 80 milioni di dollari e un incasso globale di soli 20 milioni, è il distopico L’uomo del giorno dopo il vero, l’autentico, il cocente e più doloroso flop nella carriera di Kevin Costner.

Non Waterworld.

La pellicola del 1997 diretta dallo stesso Costner sceneggiata da Eric Roth e Brian Helgeland, come ci ricorda Wikipedia, è ambientata nel 2013:

Sono passati quindici anni dal conflitto che ha causato il crollo della società globale, costringendo i sopravvissuti a dividersi in piccole comunità isolate per difendersi dall’anarchia vigente. Nel territorio degli Stati Uniti nord-occidentali, un viaggiatore solitario viene catturato dagli Holnisti, una milizia comandata dal fascistoide Generale Bethlehem che spadroneggia da quelle parti. Spogliato di tutti i suoi averi e coscritto nei loro ranghi, l’uomo approfitta della prima occasione per fuggire, trovando rifugio nell’automezzo abbandonato di un postino morto prima della guerra, di cui ruba l’uniforme e la borsa con la posta.

Per vincere l’ostilità degli abitanti di un villaggio vicino, l’uomo si inventa di essere uno dei tanti postini inviati dal ricostituito governo degli Stati Uniti per ristabilire le comunicazioni in tutto il paese, cominciando con gli arretrati, come parte di una strategia per ricostruire il paese.

Kevin Costner, che negli anni novanta dopo i sette premi Oscar di Balla coi lupi (fra i quali quelli per il Miglior Film e la Miglior Regia) stava toccando il vertice di una carriera costellata di pellicole leggendarie tra le quali non possiamo non citare L’uomo dei sogni e Gli intoccabili, si ritrovò ad avere a che fare con una brusca battuta d’arresto con L’uomo del giorno dopo. Non tanto in termini di ingaggi, che sono comunque continuati ad arrivare, quanto dal punto di vista dello star power, della capacità di attirare il pubblico in sala semplicemente piazzando il suo nome a caratteri cubitali sui banner e sui poster pubblicitari di un film.

Durante la promozione stampa della nuova stagione di Yellowstone, acclamata serie TV di cui potete scoprire tutti i dettagli nella nostra scheda, ha ammesso di essere ancora estremamente orgoglioso di un film che, a prescindere dal tonfo commerciale, ritiene a suo modo profetico data l’importanza che le Poste americane avranno durante le prossime elezioni.

Ecco cosa ha detto in un’intervista al Daily Beast:

Se è stato profetico? Sai, un film è quello che è nel momento in cui esce, però è vero che ha una possibilità di essere reinterpretato. Sono sempre stato orgoglioso di questo film. Ho sempre pensato di aver commesso un errore a non cominciarlo con il classico “C’era una volta…”. Perché è una specie di favola. “C’era una volta, in un periodo in cui le cose andavano davvero male, l’ufficio posale, l’unica cosa che aveva resistito al test del tempo. L’unica cosa sulla quale le persone potevano fare affidamento”. Non lo dissi anche se probabilmente dovevo, perché è come una fiaba che leggi ai tuoi figli prima di dormire. Era così che avevo interpretato il film.

Cosa ne pensate delle parole di Kevin Costner su L’uomo del giorno dopo? Ditecelo nei commenti!

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