Lo IATSE aveva ricevuto mandato dai propri iscritti all’inizio del mese per indire uno sciopero, e immediatamente dopo il voto le trattative con la controparte (ferme da alcune settimane) erano ripartite. Negli ultimi giorni, però, il sindacato ha lamentato una sostanziale impossibilità a raggiungere accordi soddisfacenti, e ieri ha annunciato il blocco totale delle produzioni cinematografiche e televisive.
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A differenza dello sciopero degli sceneggiatori, in questo caso gli studios non potranno continuare a lavorare, perché lo IATSE rappresenta i lavoratori dei settori produttivi coperti da contratti quali il Basic Agreement, l’Area Standards Agreement e il Videotape Agreement (tutti scaduti), con membri provenienti da 36 sindacati locali diversi e appartenenti a categorie come gli scenografi, i supervisori alla sceneggiatura, attrezzisti, artigiani, medici sul set, costumisti, trucco e parrucco e altre maestranze. Le produzioni che NON dovrebbero subire uno stop sono quelle pubblicitarie, le produzioni con un budget inferiore a 15 milioni di dollari (quindi i film indipendenti) e le produzioni per i canali televisivi premium (come HBO), tutte regolate da altri accordi.
“Il ritmo delle trattative non sta riflettendo l’urgenza con cui questi temi vanno affrontati,” ha commentato ieri Matthew Loeb, presidente dello IATSE. “Senza una data precisa, potremmo continuare a parlare all’infinito. I nostri membri meritano che le loro richieste base abbiano una risposta ora”.
L’AMPTP ha rilasciato una dichiarazione: “Ci sono cinque interi giorni per raggiungere un accordo, e gli studios continueranno a negoziare in buona fede sforzandosi di raggiungere un accordo per un nuovo contratto che permetta all’industria di continuare a lavorare”.
Finora, il sindacato non è riuscito a trovare un accordo sui “problemi più importanti sul posto di lavoro”, come:
- Orari di lavoro troppo pericolosi e insicuri;
- Stipendio minimo sindacale troppo basso;
- Tempi di riposo ragionevoli tra pause pranzo, giornate di lavoro e weekend;
- Compensi inferiori alla media in certe produzioni per i “new media” nonostante i budget spesso superino quelli dei blockbuster.
Le trattative sono in corso da oltre cinque mesi.
Fonte: Deadline
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