Raccontare Gravity agli astrofisici, o meglio agli studenti di Ingegneria Aerospaziale della Sapienza, attraverso l’esperienza di Luca Parmitano, astronauta italiano da poco tornato dalla stazione orbitante. Questo è stato l’evento con il quale è iniziata la grande promozione dell’uscita in Home Video del film di Alfonso Cuaron (leggi la recensione del Blu-Ray Disc 3D).

L’incontro con l’astronauta (preceduto da un interessante intervento di Charles Elachi della NASA sui contributi italiani alla ricerca spaziale e da interminabili inserimenti di personalità universitarie e del mondo aerospaziale il cui senso era pressocchè nullo se non farsi notare) è servito poi ad annunciare anche che la Warner ha creato un concorso con in palio una borsa di studio (aperta agli studenti di tutte le facoltà di Ingegneria Aerospaziale d’Italia) che andrà a chi saprà proporre la migliore idea per uno studio sul tema della Gravità.

Quando il film uscì non poche furono le rimostranze e le critiche mosse da chi conosce lo spazio e si era accorto delle molte implausibilità del film, e anche Luca Parmitano in più d’un momento ha colto l’occasione per ironizzare sulla distanza tra quel che ha vissuto lui e quel che il film mostra.

Tuttavia il caso vuole che l’astronauta italiano abbia avuto diversi aneddoti da raccontare che girano intorno agli eventi del film:

La tuta

“Ho visto che Sandra Bullock ci mette circa 10 secondi a levare e mettere la tuta spaziale, diciamo che non è proprio la stessa cosa, io ci mettevo circa mezz’ora”

EVA

Sono le attività extraveicolari, cioè uscire dalla navicella e lavorare nello spazio come nell’inizio del film, Luca Parmitano le ha fatte e “ritengo siano il vero senso dell’esplorazione spaziale. Non ho nulla contro i Rover ovviamente ma li trovo qualcosa di complementare all’esplorazione umana”.

Lavori ordinari

Come si vede in Gravity gran parte del lavoro nelle stazioni orbitanti è di tipo meccanico e molto ordinario “Tutti noi che stiamo nello spazio non siamo persone straordinarie ma anzi molto ordinarie che fanno cose molto ordinarie solo in condizioni straordinarie”.

Cazzeggio

Non è Kowalski ma Luca Parmitano ha scattato quello che è stato già definito il selfie impossibile da battere “In realtà secondo me si può battere, basta che dietro al posto del pianeta blu ci sia quello rosso”

Detriti spaziali

Esistono. Non sono grossi e pericolosi come quelli di Gavity ma alle volte capita che arrivino “C’è l’aeronautica statunitense che li monitora, ne segue circa 10.000. Ad ogni modo è difficile incrociarli perchè è improbabile che orbitino alla stessa distanza e se proprio dovesse capitare basta cambiare di poco orbita e li si evita”.

Avaria

E’ stato un caso abbastanza noto quello che ha coinvolto Luca Parmitano e l’avaria che ha colpito il suo equipaggiamento mentre si trovava fuori dalla navicella: “Quella specie di zaino che indossiamo nello spazio contiene l’ossigeno e inoltre serve a separare l’anidride carbonica dall’acqua utile per mantenere la temperatura. Per un malfunzionamento l’acqua invece di andare nella tuta è finita nel caso e nello spazio anch’essa fluttua, dunque non riuscivo più a vedere nulla e sono rientrato praticamente al buio”.