Sono ormai passati più di dieci giorni dalla notizia della morte di Ray Liotta, indimenticabile interprete di Henry Hill in Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese e di “Shoeless” Joe Jackson ne L’uomo dei sogni di Phil Alden Robinson.

Nelle ore successive al decesso, abbiamo avuto modo di riportare i vari tributi arrivati online sui social di varie personalità di Hollywood. Fra questi era presente anche un breve messaggio del regista di Quei bravi ragazzi, Martin Scorsese, che ricordava così Ray Liotta:

Sono assolutamente sconvolto e devastato dall’improvvisa, inaspettata morte di Ray Liotta. Era dotato in maniera unica, un attore così avventuroso, così coraggioso.

Ora, sulle pagine del The Guardian, Martin Scorsese ha avuto la possibilità di scrivere un tributo decisamente più lungo e strutturato in cui ha ricordato l’ingaggio di Ray Liotta per Good Fellas ed esternato il rimpianto per aver limitato “solo” a quell’unico, magistrale film le sue collaborazioni con l’attore.

Il regista racconta che Quei bravi ragazzi era arrivato a un punto particolarmente basso della sua carriera in cui, da una parte, gli studios non avevano una gran voglia di produrre un suo film e in cui, dall’altra, c’era anche la necessità di trovare un attore giusto per la parte del pentito Henry Hill.

Avevamo bisogno di trovare l’attore giusto per la parte di Henry Hill. Una parte che aveva bisogno di una rara combinazione di qualità. Doveva essere pericoloso, disarmante, ma anche vulnerabile. Nel contesto del mondo con cui avevamo a che fare, doveva essere qualcuno simile a un innocente, al tizio che era sempre lì, testimone di tutto durante la corsa. E, non c’è bisogno di specificarlo, doveva comportarsi e avere l’aspetto di qualcuno che poteva arrivare proprio da quel mondo. Tutto si ridusse a una manciata di nomi, uno dei quali era proprio Ray Liotta. Come tutte le altre persone del mondo del cinema ero rimasto colpito dalla sua performance in Qualcosa di travolgente del mio amico Jonathan Demme. Grossomodo a metà film, arrivava lui e s’impadroniva della pellicola. Non potevi levargli gli occhi di dosso. Ma in Qualcosa di travolgente il suo era un ruolo limitato e mi chiedevo se avrebbe potuto sostenere il peso di un film intero.

Poi aggiunge:

Avevamo così tanti piani per tornare a lavorare di nuovo insieme, ma le tempistiche non erano mai quelle giuste o, magari, il progetto non era quello adeguato. E ora mi pento di tutto ciò. Quando l’ho visto nei panni dell’avvocato divorzista in Storia di un matrimonio – in cui è genuinamente spaventoso, motivo per cui è anche così divertente – ricordo di aver avvertito la sensazione di voler di nuovo lavorare con lui in questo preciso punto della sua vita, per esplorare la gravità della sua presenza, così diversa da quella del giovane attore in ascesa di quando l’ho incontrato all’epoca. Vorrei aver avuto la possibilità di vederlo solo un’altra volta per dirgli quanto sia stato importante per me il lavoro che abbiamo fatto insieme. Ma forse lo sapeva. Lo spero.

Cosa ne pensate di questo tributo a Ray Liotta scritto da Martin Scorsese? Se siete iscritti a BadTaste+ potete dire la vostra nello spazio dei commenti qua sotto!

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