Qualche giorno dopo la notizia-bomba che vede i fumetti di Star Wars trasferirsi (o meglio, tornare) alla Marvel dopo venti e passa anni di militanza in casa Dark Horse, vale forse la pena di provare a condurre una piccola analisi su significati, conseguenze e sviluppi di questo trasferimento.

Prima riflessione: per quanto la notizia susciti clamore per la “portata” dell’evento e anche in termini “affettivi” (l’associazione di Star Wars a fumetti con il marchio Dark Horse è qualcosa con cui più di una generazione è cresciuta e aveva imparato a dare per scontata), difficilmente può essere definita un fulmine a ciel sereno. Anzi, era qualcosa che aleggiava nell’aria fin da quando, in quel fatidico giorno della scorsa primavera, la Disney acquisì la LucasFilm. Non era tanto una questione di “se”, bensì una questione di “quando”: con un colosso del fumetto come la Marvel saldamente nelle scuderie Disney, era pensabile che il marchio di Star Wars, a sua volta appena entrato nella House of Mouse, potesse rimanere in appalto a una casa editrice esterna e, a tutti gli effetti, concorrente? Assolutamente no, tanto è vero che lo stesso Richardson, editore della Dark Horse, tra le righe di un comunicato stampa comprensibilmente amareggiato, lascia intendere che era un’eventualità che aveva preso in considerazione.

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