Netflix da solo batte la pirateria

(da GigaOM)

E’ Reed Hastings, numero uno di Netflix, ad annunciare alla D9 Conference di aver battutto la pirateria. Quello che intende, tradotto in numeri, è che la quota di video visto legalmente attraverso la rete è ora maggiore della quota di video visto illegalmente. Ancora più chiaro e circoscritto, i video di Netflix sono più visti di quelli scambiati su protocollo torrent (che proprio per la sua diversità di protocollo è l’unica forma di video illegale monitorabile).

Netflix è attivo esclusivamente negli Stati Uniti, dunque l’affermazione di Hastings è relativa unicamente a quel territorio e anzi è proprio il CEO a tenerci a precisare come, tutto sommato, la vittoria sul territorio americano fosse la più facile da ottenere. E’ in luoghi come la Corea del Sud, dove la pirateria è molto più forte, a consumarsi la vera battaglia e dove convincere l’utente a pagare sarà un’impresa. Per fortuna non ha parlato dell’Italia.

Ma non solo nuove uscite: Hastings ha fatto anche un discorso molto interessante su come servizi come Netflix (che sostanzialmente offre videonoleggio in streaming tramite internet fruibile sulla tv come sul pc) possano essere un modo di monetizzare anche ciò che non ha generato reddito in passato. Fa l’esempio di Firefly di Joss Whedon, serie tv di 10 anni fa andata male, che invece su Netflix ha recuperato molta della spesa.

E Netflix stesso sta espandendo le sue competenza anche ai social network con l’accordo con Facebook. Netflix dunque distribuirà video anche su Facebook, che sempre di più si sta rivelando fondamentale, non tanto per il pubblico cui accede quanto per il modo in cui lo conosce. Applicazioni come Gruvi.tv, che sezionano gli utenti in base ai gusti, gli consigliano le cose più adatte e riescono a profilarli in maniera ottimale sono infatti il desiderio di qualsiasi distributore.

YouTube passa alle licenze Creative Commons

(da YouTube Blog)

YouTube è il futuro della distribuzione e veicolazione video e che il futuro della distribuzione cominci ad appoggiarsi a licenze Creative Commons non può che riempire di gioia.

La notizia è che YouTube comincia con 10.000 clip video (prese da canali come C-Span, PublicResource.org, Voice of America, Al Jazeera ecc. ecc.) a fare uso di un’unica licenza CC, quella CC BY 3.0 che autorizza l’uso libero per qualsiasi fine con l’unico obbligo di citare l’autore.

Significa che da oggi e sempre più si potranno utilizzare i contenuti di YouTube secondo regole (decise dagli autori) molto diverse dall’attuale copyright. Le licenze Creative Commons sono infatti una forma diversa di tutela dei diritti nata con la rete.

Si tratta di un pugno di licenze che possono essere liberamente applicate ai propri contenuti e che ne regolamentano il riutilizzo in molte maniere diverse: c’è la licenza che è come un normale copyright (dunque restrittiva), c’è quella che autorizza l’uso del contenuto solo per fini non commerciali, quella che lo autorizza liberamente ecc. ecc.

Italiani online nel 2010: più persone per meno tempo

(da Audiweb)

L’indagine Audiweb di quest’anno rileva un aumento nel numero di utenti collegati ad internet in Italia. Si tratta di 694mila individui, cioè un +12% che è però bilanciato da un tempo di fruizione a persona in calo. Cala del 18% la durata della connessione media (arrivata a 78 minuti) e del 9% il numero di pagine viste.

Aumentano soprattutto le bambine, accorciando il dominio maschile. Ad oggi gli uomini sono il 57% degli utenti internet italiani.

Arriva invece da Cisco un altro dato molto interessante, ovvero il numero di italiani che guardano video online: 13 milioni.

Anche Toshiba ha il suo tablet, si chiama Thrive

(da FreeWheel)

I prezzi non sono poi così diversi da quelli di Apple, da 429 a 579 dollari per il tablet firmato Toshiba, il Thrive. Si tratta dell’ennesimo competitor, anch’esso equipaggiato Android (con Honycomb 3.1, la distribuzione buona per i tablet).

Arriverà nei negozi americani a partire dall’estate e rispetto alla tecnologia Apple, storicamente chiusissima, qui si parla di prese USB, batterie separabili e via dicendo, insomma un device più normale a fronte delle medesime possibilità. Connettività WiFi (ma non 3G) e un hard disk fino ai 32Gb. Fatti i contenti e le dovute proporzioni forse continua a convenire l’iPad, il quale a quasi parità di prezzo vanta caratteristiche migliori…

iCloud, ci sono tutte le major musicali

(da CNet)

E’ ormai praticamente sicuro che lunedì, all’annuale convention, Apple annuncerà iCloud, il servizio di repository musicale online. Si tratta dell’attesa risposta a quanto fatto da Amazon, ovvero un servizio che consenta agli utenti di archiviare online tutta la propria musica e accedervi poi da strumenti diversi. Invece che avere i file sul computer e poi spostarli o copiarli su iPod, iPhone, iPad et similia, i servizi di cloud consentono l’upload in uno spazio online a cui accedere. Dunque niente più file da spostare ma una connessione always on (anche se ci sono modalità per l’ascolto offline, dicono).

A differenza di Amazon, però, Apple si sta muovendo meglio. Se infatti il grande negozio ha dei problemi con le case editrici musicali, che non erano state avvertite e stanno facendo storie legate ai diritti, Jobs li ha subito resi parte del progetto che a quanto pare prevederà un 30% degli introiti per la mela, un 58% per le etichette e un 12% ai publisher. Ad ogni modo lo sapremo meglio lunedì…

Cubovision, ora anche sulle smart TV

(da Telecom Italia)

Probabilmente le molte difficoltà legate all’hardware di Cubovision stanno spingendo Telecom a fare della sua iniziativa un servizio più che un oggetto. La prima occasione di concretizzare quest’idea viene con le app delle smart TV di cui abbiamo parlato settimana scorsa.

Cubovision dunque lancia la sua app per televisori intelligenti Samsung nella quale saranno compresi 60 film tanto per iniziare. Poi si vedrà…

Android nel 36% degli smartphone, è il sistema più usato per la rete

(da Nielsen Norman Group)

E’ ormai presente su un terzo degli smartphone. Android, con la sua strategia di essere presente su più marche di telefoni (contrapposta a quella symbian, RIM e iOS, rispettivamente presenti solo su Nokia, BlackBerry e Apple) ha guadagnato lo status di leader incontrastato dei sistemi operativi per cellulari smart. Ma se questo dato appare abbastanza scontato e atteso, un altro arriva come più sorprendente. L’ultima indagine Nielsen rileva infatti come i sistemi Android siano quelli con i quali si naviga di più, un primato storicamente appartenente all’iPhone. Il dato è importante perchè più si fanno navigare i propri utenti più è segno che le applicazioni e gli usi sono buoni e apprezzati.

Google e Apple rinnovano l’accordo sulle mappe

(da Reuters)

Dovrebbero essere nemici ma non lo sono. O almeno ritengono di essere ancora molto utili gli uni agli altri.

Google e Apple si danno battaglia nel terreno dei sistemi operativi mobile con Android e iOS, ma sono stretti partner per quanto riguarda i sistemi di navigazione e mappe. Qualsiasi device con iOS infatti utilizza e monta di default le mappe di Google Earth per i suoi sistemi di navigazione.

In realtà pare che Apple stia cercando di realizzare un servizio autonomo, ma per il momento l’unica cosa ufficiale è il rinnovo della partnership con la grande G.

Partnership che arriva dopo diversi scontri che Google ha avuto con un altro grande soggetto: Facebook. I due non si stanno simpatici e non riescono a fare affari insieme, questa almeno è la campana di Google.