Essere Mel Brooks, vivere come Mel Brooks e pensare come lui. Probabilmente è impossibile anche solo avvicinarsi a questa imitazione, ma forse è proprio qui che c’è il segreto per un’esistenza straordinaria. Il comico, regista e sceneggiatore autore di opere come Per favore, non toccate le vecchiette, Mezzogiorno e mezzo di fuoco, Frankenstein Junior e Balle Spaziali alla veneranda età di 95 anni continua a sprizzare gioia. Ha ancora un grande appetito e  voglia di incontrare le persone e di divertirsi con loro. Il tempo non l’ha incupito, anzi! Ed è parecchio propenso a dirlo. Intervistato da npr si è infatti aperto parlando di felicità, vita e rimpianti. 

Brooks fa parte della ristretta cerchia di artisti vincitori dell’EGOT: l’insieme combinato di Emmy, Grammy, Oscar, Tony Award. Un traguardo che segna il genio assoluto e il totale impatto delle sue opere sulle arti dello spettacolo senza alcun confine di mezzo. Nonostante i molti successi ricorda però la sua infanzia come il momento più sereno della sua esistenza. È cresciuto a Williamsburg, un quartiere del distretto di Brooklyn popolato dalla comunità ebrea e quella italo-americana. Parla dei giochi in strada che gli occupavano le giornate tra i 5 e i 9 anni, come di un tempo assolutamente libero da tutto. Giorni genuini, passati a crescere e a sperimentare il mondo con gli amici della sua piccola gang. 

Da piccolo non aveva grandi aspettative: era convinto di avere il destino segnato e l’aveva accettato senza problemi. Nel periodo in cui gli altri bambini sognano lavori impossibili, lui si immaginava di diventare impiegato in un negozio di indumenti.

Il momento che gli cambiò la vita fu assistere al musical di Broadway Anything Goes con suo zio. Si rovinò le mani dagli applausi e, una volta seduti in macchina, guardò l’uomo che l’aveva accompagnato e gli disse di volere fare quello di lavoro: voleva entrare nello show business. 

La carriera che ne seguì è nota, fatta di un umorismo arguto e irresistibile che ha rivoluzionato i canoni. Attualmente però non è un momento facile però per la comicità che deve trovare un modo per conciliare la rinnovata attenzione per i temi civili e per il rispetto delle diverse sensibilità con il suo mestiere. Ovvero non solo divertire e strappare una risata, ma mettere in luce gli aspetti più ridicoli e imbarazzanti delle nostre convinzioni. Rischiando così di offendere qualcuno.

David Zucker, autore de L’aereo più pazzo del mondo ha un’opinione drastica: ha recentemente sostenuto che, se avesse girato oggi il film l’avrebbe fatto senza alcuna battuta. 

Mel Brooks non prende così di petto l’argomento, ma la sua posizione è netta quando parla di rimpianti personali. Non si pente di nessuna battuta fatta, anzi il problema sono quelle che non ha mai pronunciato:

C’erano un sacco di battute che avrei potuto far esplodere ma poi mi sono chiesto se fossero toppo dure per i bambini o per qualche altro motivo.

Con il suo soggetto di Per favore, non toccate le vecchiette suscitò un dibattito su quanto si possa ridere delle tragedie. In particolare, in questo caso, se fosse lecito prendersi gioco di Hitler e ridere parlando di olocausto. Così risponde Mel Brooks: 

Quando ho fatto il film ho ricevuto centinaia di lettere dai rabbini e dalle organizzazioni ebree. Mi dicevano ‘come osi! È l’olocausto!’ E avevano sia ragione che torto. Ora gli direi: ‘non ti sbagli, hai perfettamente ragione ad offenderti. Ma lascia che ti dica questa cosa: se vogliamo pareggiare i conti con Hitler non possiamo metterci su un piedistallo perché lui è bravissimo in questo. Dobbiamo renderli ridicoli. Dobbiamo ridere di lui. Solo così possiamo vendicarci. E a volte ricevevo una lettera di risposta che mi diceva ‘forse hai ragione’.

Oggi la comicità è ancora il suo dolce rifugio dal mondo, dove si può nascondere alla ricerca di risposte positive sulla vita, lasciando fuori la negatività. Come sempre con un sorriso.

Fonte: Npr

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