A un mese esatto dalla premiazione, i produttori hanno incoraggiato i candidati a presentarsi di persona il 25 aprile. Per le circa 200 persone che vivono negli Stati Uniti, tra presentatori, nominati e tecnici, sono in corso i preparativi per organizzare una sorta di “bolla”, come è ormai prassi nell’industria. Questo potrebbe però essere molto complicato per i nove candidati residenti nel Regno Unito (tra cui Emerald Fennell e Carey Mulligan), dove si prevede che vengano banditi i viaggi internazionali non essenziali almeno fino a metà maggio. C’è poi il problema dei film stranieri: i candidati provengono da Hong Kong, Danimarca, Romania, Bosnia e Tunisia. Per recarsi in California è necessaria una quarantena di almeno 10 giorni, cosa che dovrebbe rendere meno complicata la partecipazione di alcuni candidati ai BAFTA britannici (che si terranno l’11 aprile). La cosa si farebbe veramente complicata per chi sta lavorando a nuove produzioni e dovrebbe allontanarsi per almeno 3 settimane o più (va considerata anche la quarantena di rientro), e sono tanti. Ecco quindi che c’è il reale rischio che molti nominati, quest’anno, non solo non partecipino proprio alla cerimonia, ma non possano neanche parlare in caso di vittoria, perché l’Academy insiste sulla decisione che solo chi sarà presente potrà fare il discorso di accettazione (probabilmente per rendere la cerimonia più scorrevole e meno soggetta a eventuali problemi tecnici, dopo il disastro dei Golden Globe).
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