Inizialmente, Ant-Man, il cinecomic con Paul Rudd ed Evangeline Lilly, doveva essere diretto da Edgar Wright che, per molti anni, aveva lavorato alla pellicola insieme a Joe Cornish. Poi, nel 2014, poco più di un anno prima dell’uscita del film nei cinema, è arrivata la notizia del divorzio fra il regista e i Marvel Studios.

Un divorzio così spiegato da Edgar Wright in un’intervista del 2017 rilasciata durante la promozione stampa di Baby Briver:

Credo che la risposta più diplomatica sia che io volevo fare un film Marvel mentre loro non volevano fare un film di Edgar Wright. È stata una decisione difficilissima quella di lasciare il progetto dopo averci dedicato così tanto tempo. […] Dopo La Fine del Mondo ci ho lavorato per quasi un anno, stavo per metterlo in cantiere. Ma poi loro hanno voluto lavorare a una bozza dello script senza di me. Io avevo scritto tutti i miei film precedenti e, nel caso avessi diretto il film, avrei anche voluto scriverlo. Diventare improvvisamene un regista assunto su commissione è in qualche modo meno emozionante e ti spinge a chiederti perché sei lì.

In The Story of Marvel Studios: The Making of the Marvel Cinematic Universe, sono presenti degli interventi di Paul Rudd ed Evangeline Lilly in cui le due star della pellicola spiegano di aver pensato di abbandonare il progetto di Ant-Man una volta saputa la notizia della separazione (via CB.com).

Paul Rudd spiega:

Quando sono venuto a saperlo, stavo facendo spesa nell’upstate di New York. Mi arriva una chiamata del mio agente che mi fa “Ho delle brutte notizie”. Ho capito immediatamente. Poi mi chiama anche Edgar. Sono rimasto per un’ora nel parcheggio di un A&P parlando al telefono con Kevin Feige dicendogli “Cosa faremo? Dobbiamo cercare di riavere indietro Edgar!”. Ero davvero preoccupato e nervoso.

Evangeline Lilly aggiunge:

Essendo un’operaia, una underdog, ho pensato subito che i pezzi grossi stessero estromettendo dal progetto questo appassionato creativo che aveva costruito qualcosa sudando lacrime e sangue per otto anni e ho pensato che si trattasse di un’ingiustizia. Ero contenta perché, a quel punto, non avevo ancora firmato il mio contratto ed ero pronta ad andarmene con lui. Poi ci ho pensato, ho fatto un respiro profondo e ho riattraversato quel processo che avevo già attraversato: avrei letto la sceneggiatura, esaminato le note dello script e affrontato le varie discussioni creative per poi pensare “Questa cosa non è un riflesso della mia esperienza quindi, magari, non devo saltare a conclusioni affrettate. Magari il motivo del divorzio sta da entrambe le parti, per una buona ragione”.

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