Come suggerisce lo stesso Hollywood Reporter nel riportare l’approfondimento, Colin Trevorrow e Josh Trank rappresentano gli estremi opposti del funzionamento degli studi cinematografici e delle loro scelte in materia di registi.

O delle conseguenze del loro agire, per lo meno.

Come ci ha spiegato in maniera molto chiara in questa intervista esclusiva un professionista come Dariusz Wolski, direttore della fotografia di lungometraggi come Il Corvo, Dark City e Sopravvissuto – The Martian, oggigiorno a un filmmaker basta aver girato un piccolo film indipendente o un paio di spot per assicurarsi la regia di un importante blockbuster.

Le major sono alla costante ricerca della novità e sono sempre più spesso pronte ad affidare progetti multimilionari a registi privi di esperienza nel novero del cinema ad alto budget, ma si tratta di un’arma a doppio taglio. Se, da una parte, abbiamo i casi di un Gareth Edwards e, ancor più, di un Colin Trevorrow, dall’altra abbiamo appunto uno come Josh Trank che, dopo il fallimentare Fantastic 4 – I Fantastici Quattro, è ormai bloccato in quella che, negli Stati Uniti, viene chiamata “director’s jail”, la prigione dei registi. Un’espressione che descrive le persone non grate dagli studios.

Come si posizionano Rupert Wyatt e Gambit in questo panorama?

Wyatt, dopo aver diretto nel 2008 The Escapist, piccola pellicola interpretata da Damian Lewis, ha poi rilanciato in grande stile il franchise del Pianeta delle Scimmie con L’Alba del Pianeta delle Scimmie. Neanche 100 milioni di budget e quasi 500 di box office.rupert wyatt

Dopo questo exploit, l’unico film che ha materialmente diretto è stato The Gambler con Mark Wahlberg, che ha incassato appena 39 milioni di dollari e, ciò nonostante, la Paramount era ansiosa di averlo alla regia di Goliath, un film che verrà realizzato sulla base di una sceneggiatura dello stesso Wyatt.

Nel mentre, tutti i lungometraggi che avrebbe dovuto portare sul grande schermo, sono o naufragati o passati nelle mani di un collega. Parliamo di film come Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie, The Equalizer, il film mai girato su Alexander Litvinenko e, appunto, Gambit.

Stando a quando riportato dal THR, con Wyatt non si sarebbe mai trattato di problemi “caratteriali” come con Trank, bensì di eccessiva ansia e di scrupoli elevati. Non potendo trovare una quadra fra la sua visione e quella dei produttori e star via via coinvolte, Wyatt ha sempre preferito abbandonare i lungometraggi cui era collegato.

Il suo agente, Brian Swardstrom della UTA, spiega, in tutta franchezza, che, a causa di divergenze creative, i registi “entrano o escono” da questo o quel progetto di continuo:

Non si tratta necessariamente di acrimonia. Gli studios, con questi film ad alto budget, hanno delle idee molto specifiche su quello che vogliono ottenere. Non vogliono sempre un autore che reinventi il franchise. Naturalmente le major amerebbero una situazione in cui un regista fa quello che vuole lo studio quando richiesto, ma non funziona sempre così. E certe volte lasciare la regia di un film è la mossa più indicata per evitare di finire nella prigione dei registi.

Un top executive che ha lavorato con Rupert Wyatt aggiunge:

Non è uno di quegli animi tormentati, anzi ha un animo molto gentile ed è una persona estremamente assennata. È un ragazzo di sani principi e vuole dare vita alla versione migliore del film che sta girando. È così terrorizzato dal finire per fare qualcosa non all’altezza che gli rimane più semplice abbandonare un film che continuare a lavorare per via degli impegni presi.

E dunque con Gambit potrebbe semplicemente essersi trattato di una mancata “mediazione” fra le parti coinvolte.

Scritto da Josh Zetumer e basato su un trattamento del co-creatore del fumetto Chris Claremont, il film verrà prodotto da Reid Carolin, Simon Kinberg, Lauren Shuler Donner e Channing Tatum. Protagonista proprio Channing Tatum.

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