Uscito in streaming lo scorso 5 agosto, Prey ha riscosso un notevole successo di pubblico e critica, ottenendo un debutto da record su Hulu e su Disney Plus. In una recente intervista con The Hollywood Reporter il regista Dan Trachtenberg e la produttrice Jhane Myerse hanno avuto modo di parlare diffusamente del film, rivelandolo diverse curiosità e retroscena. Della possibilità di un sequel suggerito dai titoli di coda animati vi abbiamo già parlato in quest’articolo, mentre qui vogliamo soffermarci in particolare sulla scelta del titolo, sul valore delle armi utilizzate e sull’importanza per gli attori sul set del ricorso a effetti pratici.

Prey come specchio di Predator

Il regista rivela come la decisione di non inserire la parola Predator nel titolo è sintomatica del posizionamento del film all’interno del franchise:

[Prey] era nella mia proposta iniziale per il film. Stavano girando il film di Shane Black [The Predator del 2018] che, secondo me, doveva essere l’inizio di un franchise, forse una trilogia, o qualcosa del genere. Sapevo quindi che l’unico modo in cui avrebbero accettato di fare quest’altro tipo di film sui Predator era quello di proporlo come Rogue One o Solo per il franchise di Star Wars. Quindi Prey sarebbe stata un’altra cosa, e il titolo suggeriva che si trattava di una sorta di specchio del franchise principale. Questo era la proposta iniziale, poi ho iniziato a proporre altri titoli. Ma tutti si sono innamorati di Prey e credo che funzioni molto bene perché ha lo stesso doppio significato di Predator. E c’è sicuramente un precedente. Altri film hanno usato titoli diversi ma sempre all’interno di un’altra proprietà intellettuale, e credo che questo dimostri che si può avere successo anche senza chiamare qualcosa Parte seconda, Begins o qualcos’altro.

Armi tradizionali vs armi moderne

Oltre che per le scene d’azione, il film è stato lodato per come racconta la realtà dei Comanche, riflessa in particolare nell’utilizzo di armi tradizionali, che entrano in collisione con quelle moderne usate dal Predator. Spiega Trachtenberg:

Uno dei motivi per cui i Comanche sono al centro di questo film è che erano i guerrieri più feroci che abbiano mai camminato su questo continente, probabilmente, ed erano incredibilmente innovativi. Parte dell’idea di Naru [Amber Midthunder] di creare l’arma che usa deriva dal tentativo di rappresentare quello spirito, e poi il fatto che il Predator abbia un arsenale che è familiare e nuovo allo stesso tempo permette di creare un emozionante scontro che lo rende diverso da qualsiasi altro film del franchise.

Gli effetti speciali pratici

Sempre a proposito delle peculiarità di Prey, riportiamo inoltre come la protagonista, Amber Midthunder, nel nuovo episodio di The Empire Film Podcast ha lodato la scelta di ricorrere a effetti pratici per portare in scena il suo antagonista, interpretato da Dane DiLiegro. Avere infatti un’attore in carne ed ossa di fronte a se sul set è stato infatti molto più immersivo rispetto a quanto si utilizza la consueta CGI:

Ero ipnotizzata dalla maestria e dai dettagli dell’abito, della testa e di tutto il resto. Perché all’epoca, il misticismo di come questo sia entrato nel corpo di una persona non era… come se quel velo non fosse stato sollevato. Vedevo solo un mostro davanti a me e pensavo “wow”. Ed è così bello perché non si tratta di una pallina da tennis su un bastone, ma di un vero Predator di fronte a me. Con i denti, gli occhi e il colore della pelle, e gli hanno messo addosso questa sostanza appiccicosa che quando mi tocca fa schifo, ma è tutto molto reale.

Vi ricordiamo che trovate tutte le informazioni su Prey nella nostra scheda del film.

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FONTE: THR/ The Empire Film Podcast

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