Che si tratti di un televisore, che si tratti di una videocamera, il protagonista è sempre lui: il 4K.

La morbosa richiesta per una risoluzione video maggiore allo 'standard' Full HD è ormai prossima ad essere soddisfatta in ambito consumer: Sony a poco ha distribuito la prima videocamera 4K per il grande pubblico, Panasonic ha già pronunciato che la sua nuova DSLR Lumix GH4 avrà una modalità video in 4K; nei centri commerciali già abbiamo visto i primi lussuosi televisori Ultra HD ma ahimè, al loro fianco, nessuno ha trovato un lettore Blu-ray 4K e relativi nuovi dischi.

Tranquilli. Non è una svista tantomeno un errore. Se avete letto la sigla 4K su un sintoamplificatore, un'offerta Home THeatre o un Blu-Ray Player ci si riferiva alla capacità dei più recenti prodotti di 'upscalare' a 4K dei contenuti che sono nativi in full HD 1080p. Per intenderci, parliamo di un ridimensionamento dei fotogrammi analogo a quanto fatto dalle attuali TV uando riproducono un contenuto DVD: l'immagine viene letta nella sua risoluzione standard (480i/p) e poi rielaborata tramite algoritmi in HD Ready (720p) o FullHD (1080i/p).

 

 

 

E che mi dici invece di quei Blu-Ray Sony targati 'Mastered in 4K'?

Come accadde nel passaggio dal tubo catodico ai televisori piatti LCD e plasma, ci fu molta confusione con le sigle dedicate all'alta definizione. HD, HD ready, HD tv, full HD, full HD 1080p ecc. ecc. E con l'avvento del 4K probabilmente le strategie di marketing sfrutteranno ancora a proprio vantaggio la prima ignoranza dell'utente medio dal portafoglio grasso.

I Blu-Ray 'Mastered in 4K' non sono dischi con tracce video in Ultra HD. Si tratta di immagini in full HD che provengono da master cinematografici a 4K, il più delle volte trattati con una esigua compressione al punto da dedicare il supporto da 50 gigabyte interamente al reparto video e audio, scansando gli extra. Per la divisione italiana non è stato così dal momento che i contenuti speciali spesso abbondano.

Si veda per i dettagli la recensione del Blu-Ray di After Earth e la videorecensione del Blu-Ray di Elysium.

Nel marasma di tecnicismi strampalati e di foglietti illustrativi che colpirà il settore televisivo quando i prezzi risulteranno abbordabili, è saggio giocare d'anticipo e fare chiarezza.

4K e Ultra HD sono sigle genericamente usate come sinonimi, anche se sarebbe corretto distinguere le voci in 2160p e Ultra HD ( i successori del 1080p e del Full HD). Con il numero 4 si fa riferimento al numero 4000, ovvero un’approssimazione della larghezza in pixel quando solitamente le sigle tengono conto della risoluzione verticale (720, 1080 e 2160).

La scelta del numero 4 risulta però essenziale per l'informazione più importante di tutte: il 4k quadruplica la risoluzione HD. Quattro volte immagini più definite, "più chiare e vive". Come si può immaginare, il nome 2160p non avrebbe avuto lo stesso richiamo.

Come ricorderete, il termine Full HD è stato sempre usato in ambito televisivo mentre quello 2K è riservato per lo più alle proiezioni cinematografiche. Un'uguale diversificazione si potrebbe avere anche con i futuri standard: Ultra HD o Ultra High Definition rimpiazzerebbe il Full HD rappresentando il formato 16:9 di 3840×2160 pixel mentre la sigla 4k pensionerebbe il 1920x1080p con la nuova risoluzione longitudinale 4096x2160p. Ma questa distinzione purtroppo rimarrà un concetto di pochi fino a quando 4K e Ultra HD saranno intercambiabili.

In questa corsa che vede l'abbandono dei 2 megapixel dell'alta definizione per gli 8 mega pixel dell'Ultra HD non si hanno ancora sicurezze riguardo il formato fisico che custodirà i contenuti. Fino ad ora la proposta di materiale effettivo in 4K è relegato ad offerte esclusivamente in streaming come quella di NetFlix o alla promessa di Amazon di girare serie televisive in Ultra HD; tra le offerte più coraggiose quella del fotografo Tom Lowe che spedisce un capiente hard disk con il suo documentario TimeScapes archiviato in Ultra HD. Purtroppo il prezzo è alto e i monitor/tv che possono leggere il file alla risoluzione originale sono ancora pochi.

Di recente, grazie alla visibilità data dal CES di Las Vegas, il portavoce della Blu-ray Disc Association Victor Matsuda ha dichiarato che non si vedranno dischi in 4K prima della fine dell'anno e pare che la ricerca di alternative soluzioni di memorizzazione sia stata intrapresa da pochissimo. È anche vero che Singulus Technologies, un produttore di macchine per la catena di replicazione di supporti pre-registrati, è già in grado di stampare dischi Blu-Ray a tre strati per una capacità massima di 100 GB: uno spazio più che sufficiente per una archiviazione discreta di un film in 4K.

Al momento, le specifiche introdotte dalla BDA nel 2010 per i supporti da 100 e 128 GB (BDXL) non hanno avuto alcun riscontro commerciale, perciò si sospetta che non si sia ancora scelto un formato fisico che possa lanciare il 4K nel mercato Home Video.

 

 

 

Al contrario, si fa avanti prepotentemente l'alternativa di una distribuzione Ultra HD via streaming. È il caso del blindatissimo media player di Sony (modello FMP-X1) : un lettore che necessita permanentemente di connessione online e che deve disporre di una chiave di accesso (reperibile tramite comunicazione

server) per riprodurre ogni volta un film in Ultra HD. Ogni visione viene tracciata da un codice identificativo che, nel caso il materiale trapelasse in rete, risulterebbe fondamentale per rintracciare il dispositivo e relativo proprietario.

Quest'ultima implementazione fa riflettere: in Italia garantiamo una copertura di rete adatta ad uno streaming 4K di qualità? Dietro alla scelta di una distribuzione esclusivamente online, si cela forse un’indisposizione a rendere fruibile il film alla risoluzione nativa ? Quando i supporti e le codifiche saranno mature per un'esportazione 4K dignitosa, siamo sicuri che le compagnie cinematografiche sfrutteranno questa rivoluzione nel mercato Home Video? O il Blu-Ray è destinato a morire col Full HD?