Da quando George Lucas ha venduto la sua Lucasfilm alla Disney lasciando la guida dell’azienda in quelle della veterana Kathleen Kennedy, uno degli “sport” più praticati online è quello del chiedersi come sarebbe stata la Nuova Trilogia supervisionata da Lucas.

Si tratta solo di speculazioni su dei “What if?”, ma, almeno, è un’attività più salutare del bullismo e trolling online ai danni dei realizzatori e interpreti delle varie pellicole della saga.

Va detto che ogni tanto qualche stralcio d’informazione relativo alle idee del leggendario filmmaker riescono a trovare una via di uscita e ad arrivare online.

Grazie all’art book di Star Wars: Gli Ultimi Jedi, ne abbiamo scoperta, ad esempio, qualcuna come quella relativa al fatto che Luke Skywalker sarebbe semplicemente stato una sorta di Ben Kenobi 2.0 e nulla più.

Nel libro viene spiegato che uno dei primi meeting per l’elaborazione visuale de Il Risveglio della Forza è avvenuto il 16 gennaio del 2013 allo Skywalker Ranch, in presenza dello stesso Lucas. Fra i vari concept presentati c’era infatti anche quello di un Luke Skywalker intento ad addestrate la sua giovane dispecola di nome Kira (poi diventata Rey nel film).

Il concetto alla base di tutto era che, a 30 anni di distanza dalla caduta dell’Impero, Luke aveva deciso di segregarsi in un tempio Jedi situato in un pianeta remoto (diventato poi Ahch-to nella Nuova Trilogia). In una delle opere, Luke è intento a meditare e a riesaminare la sua stessa esistenza.

Il piano iniziale di The Force Awakens prevedeva il riluttante Luke alle prese con la riscoperta della sua indole di Jedi e Maestro attraverso tutto lo svolgimento della pellicola. Presupposto poi drasticamente mutato nella versione di Star Wars: Il Risveglio della Forza elaborata da Abrams e Kasdan, in cui il vecchio Jedi è diventato colui che tutti, eroi e villain, stavano cercando. Per questo è stato Han Solo a ricoprire il ruolo di “mentore” per Rey e tutta la storyline dell’addestramento della ragazza è stata spostata negli Ultimi Jedi.

Ora, grazie al libro James Cameron’s Story of Science Fiction, possiamo venire a conoscenza di altri aspetti che Lucas avrebbe voluto esplorare (via CB.com) con i capitoli 7,8 e 9.

E non mancheranno di far discutere.

Gli altri tre film di Star Wars avrebbero esplorato il mondo microbiotico. C’è questo mondo di creature che agiscono in maniera diversa dalla nostra. Li chiamo Whills. E sono proprio gli Whills a controllare l’Universo. E a nutrire la Forza. Se avessi tenuto la compagnia, avrei potuto farlo e l’avrei fatto. Chiaramente so che molti fan avrebbero detestato la scelta, così come hanno fatto con La Minaccia Fantasma e tutto il resto, ma almeno avrei raccontato tutta la storia dall’inizio.

 

 

Tutto ciò ricorda, in maniera “pericolosa” i Midi-chlorian “una forma di vita intelligente e microscopica che vive in simbiosi dentro le cellule di tutte le cose viventi. Quando sono presenti in numero sufficiente, possono consentire alla loro simbiosi di percepire il diffuso campo energetico conosciuto anche come Forza” (StarWarsWikia), una delle novità più criticate dell’Episodio I.

Va detto che la questione Whills non è stata del tutto accantonata dai nuovi Star Wars. In Rogue One: A Star Wars Story, il personaggio interpretato da Donnie Yen, Chirrut Îmwe, faceva parte dei Guardiani di Whills (che, nella lavorazione di Una Nuova Speranza, era il termine adoperato per tutto quello che aveva a che fare con ciò che sarebbe poi diventata la Forza).

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