Un nuovo capitolo della spinosa storia “Donald Trump e la gestione del dissenso su Twitter”.

The Donald non è di certo nuovo alla pratica di “silenziare” quelle voci che, con costanza più o meno marcata, sono solite criticare il suo operato (sia prima che dopo l’ascesa alla Casa Bianca). Il fatto è che quando il tutto avviene ai danni di indivudui quali Stephen King, la questione tende a fare notizia e salire agli onori della cronaca (noi ci siamo accorti della cosa grazie alla segnalazione di Entertainment Weekly).

Lo scrittore di Bangor, che ha spesso biasimato con forza Trump tanto sulla piattaforma social quanto in svariate interviste, è stato bloccato dal 45° Potus come testimoniato dal Tweet qua sotto:

 

 

In suo soccorso è però arrivata J.K.Rowling, non propriamente la Fan N°1 di Trump. La creatrice di Harry Potter, malgrado tutto, non è ancora stata bloccata dal Presidente Americano e pertanto girerà a King via Messaggio Privato i Tweet presidenziali.

 


Negli Stati Uniti si discute da mesi sulla liceità o meno dei blocchi social operati da Donald Trump. In molti sostengono che, in mancanza di una precisa risposta legale e considerato che Twitter è una compagnia privata non regolata dal Primo Emendamento della Costituzione Americana (quello che garantisce la terzietà della legge rispetto al culto della religione e il suo libero esercizio, nonché la libertà di parola e di stampa, il diritto di riunirsi pacificamente e il diritto di appellarsi al governo per correggere i torti),  i “cinguettii” del Presidente rientrano nel novero dei “discorsi governativi”. E proprio per questo, l’eventuale blocco potrebbe comunque essere permesso nonostante per alcuni si tratti di un atto “profondamente anticostituzionale“.

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