Uno dei grandi protagonisti della Quinzaine des Cinéastes, la sezione parallela del Festival di Cannes che offre una selezione di cortometraggi, lungometraggi e documentari provenienti da tutto il mondo, è senza dubbio Quentin Tarantino. Ospite d’onore di questa giornata, Tarantino ha svelato che presenterà la proiezione speciale di Rolling Thunder, film del 1977 scritto da Paul Schrader e Heywood Gould, diretto da John Flynn con protagonisti William Devane e Tommy Lee Jones, cui ha dedicato un capitolo specifico del suo libro Cinema Speculation.

In una lunga intervista con Baz Bamigboye su Deadline, il regista ha anche fatto chiarezza sul suo prossimo lavoro, The Movie Critic, confermando che sarà incentrato su un critico cinematografico negli anni settanta del secolo scorso, ma smentendo (ancora una volta) che sia ispirato a Pauline Kael, celeberrima critica del New Yorker. Semmai, sarà incentrato su un uomo che scriveva per un magazine pornografico (l’ipotesi più accreditata è che si tratti di un certo Jim Sheldon, che scriveva su Hollywood Press). L’anno è il 1977, lo stesso in cui uscì Rolling Thunder, sarà ambientato in California e sarà basato su “la vita di un uomo realmente esistito, ma che non fu mai realmente famoso, e che scriveva recensioni cinematografiche per un magazine pornografico”. Tarantino leggeva quella rivista quando, da giovane, si occupava di caricare i distributori di magazine. Non vuole rivelare il nome della testata, ma spiega che nel suo film si chiamerà The Popstar Pages: “Se leggevi quella rivista, sapevi chi era quel critico. Si occupava di film mainstream, non era la prima penna della rivista ma era la riserva. Penso fosse molto bravo, era estremamente cinico. Le sue recensioni erano una via di mezzo tra il primo Howard Stern e quello che sarebbe stato Travis Bickle (il personaggio di DeNiro in Taxi Driver) se fosse stato un critico. Pensate a quello che scriveva sul suo diario. Ma questo critico era molto, molto divertente, ed era sboccato: scriveva parolacce, utilizzava epiteti razziali. Ma era davvero divertente. Mamma mia quanto era volgare!”

Tarantino spiega che questa persona è morta molto giovane: “Scriveva come un cinquantenne, ma era sulla trentina. È morto quando aveva quasi quarant’anni. All’inizio non era chiaro, ma ora che ho fatto un po’ di ricerche ho capito che probabilmente è stato per le complicazioni dell’alcolismo”.

La pellicola entrerà in una fase di “pre-preproduzione” il mese prossimo, quando Tarantino tornerà a Los Angeles e inizierà a pensare al casting, anche perché non ci sono attori adatti alla parte tra quelli con cui lavora abitualmente: “Non ho ancora deciso, ma deve essere un attore sui 35 anni. Sarà senza dubbio un nuovo attore protagonista per me. Quello che posso dire che ho un’idea, qualcuno che penso potrebbe essere molto bravo”. Sicuramente non sarà un inglese: “No. La verità è che ovviamente un inglese potrebbe interpretare questa parte, ma non voglio. Non ho nulla contro i britannici, ma viviamo tempi strani. Penso che a un certo punto nella storia ci si guarderà indietro e ci si renderà conto che era pieno di attori britannici e australiani che si fingevano americani. Nessuno recita più con la sua voce!” “Sono gli americani ad aver ceduto il terreno,” continua. “Se penso al cinema degli anni settanta vedo De Niro, Pacino, Stacy Keach… voglio vedere persone che riflettono quella cultura. Ora ci sono un mucchio di attori britannici, e sono veramente tutti bravissimi. Comunque non sono xenofobo, gli inglesi avrebbero veramente molti problemi se un gruppo di attori americani arrivassero da loro e si mettessero a fare un accento alla Dick Van Dyke per interpretare famosi britannici. Credo che nessuno vorrebbe vederlo!”

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