Il primo dei due Oscar come Migliore attore protagonista vinti da Tom Hanks è arrivato, nel 1994, grazie a Philadelphia, la pellicola di Jonathan Demme (Il silenzio degli innocenti, Qualcosa di travolgente). In Philadelphia, Tom Hanks interpreta l’avvocato omosessuale Andrew Beckett che viene licenziato dai suoi datori di lavoro nel momento in scoprono che ha contratto l’AIDS e decide poi di citare in giudizio, per discriminazione, i suoi ex-capi.

Nel corso della lunga chiacchierata fatta da Tom Hanks col New York Times per la promozione stampa di Elvis (LEGGI LA RECENSIONE), il nuovo lungometraggio di Baz Luhrmann in cui interpreta il Colonnello Tom Parker, l’attore ha parlato anche di Philadelphia spiegando che molto probabilmente, oggi come oggi, una parte come quella di Andrew Beckett verrebbe data a un attore omosessuale, ma che, al tempo, la sua presenza nell’acclamato film di Jonathan Demme ha reso le persone meno titubanti a guardarlo dando così modo al messaggio alla base dell’opera di circolare maggiormente.

No (nel 2022 una parte come quella in Philadelphia non andrebbe a un etero), e a ragione. Ma il perno attorno al quale ruotava quel film era il non avere paura. Un delle ragioni per cui le persone non erano spaventate da quel film si basava sul fatto che interpretavo un uomo gay. Ora siamo oltre questi discorsi e non credo che la gente accetterebbe l’inautenticità di un etero che interpreta un gay. Non è un crimine, non è una lamentela se qualcuno oggi desidera di più oggi da un film in termini di autenticità. Sembra che sto facendo una predica? Non era mia intenzione.

Da diverso tempo si discute sull’opportunità che attori etero vestano i panni di personaggi omosessuali o se sia corretto che attori cisgender interpretino personaggi transgender. Per fare un esempio, Eddie Redmayne ha ammesso, di recente, che non interpreterebbe più Lili Elbe in The Danish Girl, definendo un errore la sua decisione di partecipare al film.

Dal canto suo, Ian McKellen, attore apertamente omosessuale, ha avuto modo di spiegare che, dal suo punto di vista, non c’è nulla di male se un attore etero interpreta la parte di un personaggio gay o se un attore gay interpreta un personaggio etero perché si tratta, appunto, di recitazione:

C’è la questione dell’opportunità che un attore eterosessuale interpreti la parte di un gay e, nel caso si decidesse che non è il caso, allora significa che nemmeno io potrei interpretare ruoli da eterosessuale? Ciò significherebbe che non mi sarebbe permesso di esplorare l’affascinante aspetto dell’eterosessualità in Macbeth? Certamente no. Stiamo recitando. Fingiamo.

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Fonte: The New York Times

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