Meglio tardi che mai.

Giunto alla mia quarta serata al Lido, ho finalmente potuto degustare il miglior vino servito a una temperatura ideale. L’occasione mi è stata offerta da una serata tenutasi presso le eterogenee architetture dell’Hotel Excelsior, dove hanno sfilato i nuovi capi della collezione autunno-inverno dello stilista umbro Brunello Cucinelli. Mentre l’acqua dell’ampia piscina rifrangeva i suoi baluginii sulle travi in legno della terrazza, le mie orecchie si riempivano delle note sapientemente scelte da un eccentrico deejay, in grado di alternare al meglio le sonorità melodiose di La Wally di Catalani – che non ha mancato di farmi versare qualche lacrima – a quelle elettroniche di Bjork, passando per l’onnipresente Edith Piaf. L’ambiente sonoro ha cullato dolcemente il mio palato mentre degustava un sublime champagne Bollinger, e i miei occhi erano persi in contemplazione delle eleganti movenze di modelle e modelli.

Il fatto che l’evento fosse strettamente riservato a pochi, selezionati invitati e la mancanza – di per sé riprovevole – di una precisa regia per la serata mi ha consentito di rilassarmi come non mi accadeva da molto, troppo tempo. Tutto concorreva a creare un’atmosfera di pacata bellezza, e mentre sfogliavo il catalogo della collezione gentilmente donatomi – davvero pregevole la scelta di alternare la mia amatissima pittura del ‘400 toscano con le levigate foto dei capi – si faceva in strada in me una semplice ma importante consapevolezza: è tempo di rinnovare il mio guardaroba.

Non so ancora in che direzione andrà il mio stile, ma so per certo che è giunto il momento di accantonare i gilet. Almeno per qualche tempo. Il gusto della sperimentazione nel vestire è storia del mio passato, ultimamente mi ero troppo adagiato su soluzioni che si limitavano a spaziare da un colore all’altro, senza mai davvero ricercare una soluzione formale diversa.

 

 

Ma il nuovo Hannibal non si adagia sugli allori, no. Superata la quarantina, mi ero convinto di aver raggiunto il massimo grado di evoluzione estetica: ma la pigrizia è la prima assassina della bellezza, e quando in me non sarà rimasta più nemmeno l’ombra del bello, allora sarà davvero la fine.

Galvanizzato da questo nuovo proposito, sono riuscito persino ad apprezzare la scarsa varietà del finger food offerto durante l’evento modaiolo, basato su ottime ma monotone scelte culinarie. Ripensandoci a mente fredda, rimpiango le comodità della mia cucina, in cui mi è possibile sperimentare nuove combinazioni di sapori lontano da sguardi indiscreti e inutilmente moralisti.

A distogliermi da qualunque pensiero mondano è intervenuto, fulmine a ciel sereno, lo sguardo azzurro e malinconico di un pallido modello dalla barba incolta, che mi ha ricordato lo stesso sguardo che, sono certo, prima o poi verrà del tutto cancellato dalla polvere del tempo. Uno sguardo un tempo amico, nel quale avevo riposto fiducia, nel quale avevo intravisto lo spettro di una condivisione, la speranza di un legame fraterno mai ipotizzato prima e che mai più m’illuderò di poter vivere.

La memoria gioca brutti scherzi; e il caso si dimostra ancora una volta ironico e beffardo, riportandomi con la mente a ciò che questo viaggio italiano si proponeva di superare una volta per tutte. Ma non è tempo di indulgere in pensieri negativi; forte della scoperta del divino gusto dell’Agricanto – goloso liquore veneto che unisce vino raboso, ciliegie, mandorle, grappa e pregiate spezie – e del bianco Priné, mi sono dedicato a coltivare le relazioni sociali già avviate nei primi giorni di Festival, per poi avviarmi con passo stanco ma soddisfatto verso casa. Curioso e ansioso di epurare il mio armadio dalla sfilza di completi in tre pezzi che lo sovraffollano.

Non mi resta che decidere chi mi accompagnerà alla ricerca dei capi che formeranno la base del mio nuovo guardaroba…

hannibal firma copia

 

 

 

 

 

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