Una carriera eccellente, di sicuro, ma anche il segno di un problema sistemico secondo l’attrice:
L’unico motivo per cui io ho infranto questo record è perché nessuno è stato premiato prima. L’ ‘onore’ è limitato. Il problema sta nell’industria cinematografica, non nei premi. Non puoi nominare qualcuno ad un premio se non si fanno i film.
In Ma Rainey’s Black Bottom Viola Davis mette al centro il suo corpo. Suda, l’abbondante trucco le cola sulla faccia sempre imbronciata (entrando nel film si giustifica il perché della rabbia). Ma è anche una performance più controllata di quello che avrebbe potuto essere, forse la meno teatrale in un film che non vuole di certo nascondere la sua origine.
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Sia Viola Davis che Chadwick Boseman fanno di tutto per mostrare nella loro interpretazione quanto il testo dell’omonima opera teatrale risuoni in loro. Lei lo fa donando complessità ad ogni sguardo, lui in un’esplosione di emozioni.
Facendo fede al suo impegno civile, Davis sta usando il vento a favore e l’apprezzamento globale di cui gode per parlare pubblicamente dei problemi che Hollywood sta cercando di correggere. Riguardano la rappresentazione e l’accesso nell’industria di comunità fino ad ora messe ai margini dal cinema. In particolare si sofferma sull’approccio critico e produttivo rispetto al cinema fatto da autori neri, criticando il bisogno di fare storie che esplorino le ragioni dell’attuale condizione, cercando di condividerle con il pubblico bianco. Non deve essere questo il centro della narrazione per Viola Davis, non si deve insistere nel raccontare i problemi secondo questa prospettiva.
Attacca poi il sistema dell’informazione, in particolare la critica (già tirata in causa da Carey Mulligan per ragioni però diverse). Sente infatti di ricevere micro aggressioni per via di pregiudizi razziali, venendo criticata per ragioni diverse rispetto alle colleghe bianche.
Succede perché hai critici bianchi che non ti capiscono, un pubblico bianco che non ha amici neri o nemmeno marroni (sic), o alcun tipo di amici – perciò non ti capiscono a meno che la storia non provenga da un libro di storia
Le sue parole vanno interpretate proprio nel contesto di questa critica che muove alle storie che cercano di intercettare il pubblico e l’industria “bianca”, che sembra dominare Hollywood fino ad ora. Il suo invito è quello di iniziare a raccontare storie personali, sentite, che parlino a chi può capire senza preoccuparsi del giudizio o del pregiudizio del resto del pubblico.
Cosa ne pensate delle parole di Viola Davis? Fatecelo sapere nei commenti!
Fonte: Variety
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