E' stato presentato ieri sera alla serata di apertura del New York Film Festival Vita di Pi, l'atteso adattamento del romanzo di Yann Martel diretto da Ang Lee e da molti definito "infilmabile".

La reazione della critica sembra essere stata molto positiva, con recensioni che alla peggio parlano di un lavoro ambizioso e ammirevole. Alla base di tutto, il concetto di "Fede" ha guidato i realizzatori del film, che ne hanno parlato con il pubblico in sala e in tutto il mondo (grazie alla diretta streaming che potete vedere qui sotto). Martel ha spiegato l'origine della storia di un bambino religioso indiano cresciuto in uno zoo e disperso in mare su una piccola nave con una tigre del Bengala e, appunto, solo la fede con sè:

Ho iniziato a scrivere il film in India, mentre facebo l'autostoppista per sei mesi. Dovevo scrivere un altro libro, ma non ce la facevo, e così l'ho messo da parte. Nel frattempo notavo l'incredibile religiosità espressa dall'India: c'è molta più espressione religiosa in un chilometro quadrato in India che in qualsiasi altro posto nel Mondo.

A questo proposito, Ang Lee ha aggiunto:

Non puoi conoscere la forza della tua fede finché non viene messa alla prova. Lo zoo è una sorta di paradiso per il nostro protagonista. E' innocente, ha molte storie nella sua mente, immagina molte cose e ha una sua spiritualità. Nell'oceano non può certo rivolgersi alle religioni organizzate, e così stabilisce un contatto diretto con Dio. Alla fine si avvicina alla fede proprio perché non ha altro modo per sopravivere.

 

Continua Martel:

Non mi intrigava tanto l'antropologia della cosa, come si manifesta la religiosità, ma come viene vissuta e sentita. Mi interessava il fenomeno, questa poco ragionevole capacità di credere in qualcosa che è fondamentalmente irragionevole. Non volevo fissarmi su una religione in particolare, ma trovare qualcosa comune a tutte le religioni, ovvero il fenomeno della fede. Ciascuna religione ha visioni differenti dell'universo, ma si basano tutte sul salto di fede, sul credere a qualcosa di irrazionale, materialmente davanti a noi. […] Quando scrissi il libro avevo una visione molto cinematografica nella mia mente, per via dei riferimenti ai colori, al blu dell'oceano, il bianco della barca, l'arancio e bianco della tigre. Ma non avrei mai immaginato che lo avrebbero adattato, è un libro molto complicato da portare al cinema.

 

Anche secondo Lee non pensava da subito che il film fosse realizzabile:

Lo lessi quando uscì e lo trovai da subito affascinante e incredibile. Pensai subito: nessuna persona sana di mente lo adatterebbe. E' letteratura, filosofia, nonostante abbia un taglio cinematografico. Sarebbe qualcosa di costosissimo e quasi impossibile da fare, come lo avremmo potuto vendere? Pensavo che il lato economico e quello artistico non si sarebbero mai incontrati. Il consiglio classico è: non fare mai un film con bambini, animali, acqua, 3D. Abbiamo ignorato tutto questo perché Vita di Pi è una grande storia, una storia incredibile. Sarà il passaparola a fargli avere successo.

 

Elizabeth Gabler di Fox 2000 ha spiegato che è proprio l'appeal multiculturale ad aver attirato lo studio:

Abbiamo riconosciuto da subito un potenziale internazionale, essendo una avventura multiculturale per tutte le età. Una storia universale e un cast multi-nazionale: l'ideale, se si pensa che il cinema sta diventando sempre più globale. E la relativa assenza di dialogo nelle scene trascende la lingua e abbatte le barriere culturali.

 

Un approccio globale è stato deciso anche per le riprese, come ha raccontato Lee:

Il film è ambientato in India, ma l'India Francese. La produzione è stata finanziata da americani, e anche le tecnologie sono americane. Ma le riprese si sono svolte a Taiwan, che non è stata la sede di un film dal 1965 o qualcosa del genere – fortunatamente Taiwan farebbe qualsiasi cosa per me. Il set era ricco di ragazzi indiani, una troupe internazionale e persone provenienti da 23 paesi. Abbiamo occupato questo aeroporto abbandonato a Taoyuan City, il mondo di utopia per un regista! Abbiamo utilizzato gli hangar e abbiamo costruito una enorme vasca, sperimentando di volta in volta per capire come girare il film.

 

In conclusione, anche il protagonista Suraj Sharma ha raccontato la sua esperienza, spiegando di essere stato scelto dopo aver accompagnato suo fratello ai provini:

La barca dove giravamo le scene, in realtà, era sempre vuota. Non c'era alcuna tigre. Mi hanno fatto vedere tutti questi video di tigri in vari stati d'animo e in vari scenari, e mi hanno mostrato gli addestramenti. Alla fine, mi sembrava di avere la tigre davanti a me, anche se non c'era.

 

Sono quattro le tigri che sono state utilizzate per "interpretare" Richard Parker: tre dalla Francia, delle quali due erano femmine (le più aggressive, utilizzate per le scene più violente), un maschio di nome King (per le scene principali) e una più docile proveniente dal Canada (per le scene più dolci). Molte scene scene con la tigre, comunque, sono state realizzate in CGI, anche se le tigri vere sono in oltre 30 scene.

 

Potete vedere l'intera conferenza in inglese qui sotto:

 

 

 

 

 

Girato l'anno scorso, Vita di Pi (adattamento del romanzo di Yann Martel) racconta le vicende di un ragazzino che rimane bloccato su una barca per 227 giorni con una tigre, una iena, una zebra e un orango. Nel film vi saranno anche Gerard Depardieu, Adil Hussain e Irrfan Khan (che interpreterà Pi da adulto).

Prodotto dalla Fox 2000, Vita di Pi arriverà nei cinema americani il 21 novembre dopo la premiere al New York Film Festival.