Tutti quelli che hanno un minimo di dimestichezza col mondo dell’informazione cinematografica conoscono ormai molto bene il nome di Kevin Feige.

La sua carica ufficiale è quella di Presidente dei Marvel Studios, ma, in pratica, si tratta dell’uomo con tutte le risposte in merito all’Universo Cinematografico della società ormai in mano alla Disney. Il successo sempre crescente dei cinecomic della Casa delle Idee si deve principalmente a lui (e al “sergente di ferro” Ike Perlmutter, CEO di Marvel Entertainment), alla sua presenza sempre costante tanto nel dietro le quinte dei vari lungometraggi che sotto la luce diretta dei riflettori nel momento in cui si tratta di dover discutere con la stampa circa le varie strategie dello studio.

A (parziale) eccezione del primo Avengers, di Captain America: The Winter Soldier e di Guardiani della Galassia, è palese come l’intenzione della Marvel sia quella di creare una dimensione narrativa omogenea per il suo pantheon cinematografico in cui a contare è il nome del supereroe che compare sul cartellone, più che quello del regista che si occupa, di volta in volta, di traghettarlo sul grande schermo.

E alla luce delle continue frecciatine lanciate da Joss Whedon durante gli impegni stampa di Avengers: Age of Ultron sarà interessante vedere come James Gunn e, soprattutto, i fratelli Russo porteranno avanti la relazione con Feige and co. nei prossimi anni. I due filmmaker italoamericani, nell’arco di quasi un lustro, dovranno lavorare consecutivamente al terzo Captain America e alle due parti di Avengers: Infinity Wars. Un impegno letteralmente colossale.

Quando la Warner Bros. ha inaugurato il proprio Universo Cinefumettistico con L’Uomo d’Acciaio era chiaro che Zack Snyder e Dave Goyer avrebbero avuto un ruolo fondamentale nella gestione di questa operazione. Ma era altrettanto lapalissiano che Christopher Nolan, inizialmente approcciato dalla major per assumere una posizione analoga a quella di Feige, non avrebbe accettato la proposta, dopo aver dedicato quasi dieci anni di vita all’acclamata Trilogia di Batman. “No, grazie, desidero fare altro”. E Nolan, che sarebbe capace d’incassare 700 milioni di dollari anche col filmini delle sue vacanze, è uno che può tranquillamente permettersi di dire di no a una delle più importanti major operative a Hollywood e mantenere comunque un rapporto privilegiato con esse (si legga a proposito il capitolo Interstellar). Batman V Superman: Dawn of Justice - Teaser poster

La domanda “Chi è il Kevin Feige della Warner Bros./Dc Comics?” ha, dunque, piena ragion d’essere.

L’Hollywood Reporter, in un lungo profilo dedicato allo studio, spiega come la Warner abbia intenzione di mantenere il suo approccio “filmmaker driven” per i propri cinecomic in arrivo fra il 2016 e il 2020.

Contrariamente alla Marvel, non c’è un capo assoluto, un deus-ex-machina capace di fare il buono e il cattivo tempo. Zack Snyder viene definito come una “figura chiave” ed è stato proprio lui a scegliere gli interpreti dei vari supereroi DC (Jason Momoa/Aquaman, Gal Gadot/Wonder Woman, Ezra Miller/Flash e Ray Fisher/Cyborg) anche prima che i rispettivi film avessero dei registi collegati. Altre personalità di spicco sono Deborah Snyder, moglie di Zack, e un team di executive della Warner e della DC che comprende Charles RovenGreg Silverman, l’executive vp Jon Berg, il presidente di DC Entertainment Diane Nelson e il chief creative officer della DC Geoff Johns. Ma nel momento in cui Michelle MacLaren ha abbandonato la regia di Wonder Woman sono state citate proprio le divergenze creative con Zack Snyder, a ulteriore riprova dell’autorità posseduta dal regista in un progetto che, comunque, resta senza un capo ben definito e identificabile, più orientato verso un concetto di “brain trust” stile Pixar che a quello concentrato nelle mani di una singola persona dei Marvel Studios.

In maniera diametralmente opposta alla storica concorrente, la Warner avrebbe concesso un’elevata libertà creativa ai propri registi, tanto che David Ayer avrebbe una grandissimo margine di manovra con Suicide Squad, e per gli altri kolossal in cantiere sta corteggiando artisti come Phil Lord, Chris Miller e James Wan che molto difficilmente potrebbero accettare le coercizioni dell’UCM.

Naturalmente è ancora prematuro stabilire se la strategia adottata dalla Warner sarà foriera di successi o fallimenti, artistici e, soprattutto, economici.

Ma di certo sarà estremamente interessante osservare da spettatori e da addetti ai lavori una sfida che si preannuncia sempre più accesa e esaltante.