Nei giorni scorsi, durante il Copenhagen International Documentary Festival, è stato presentato A Sense of Place un’antologia di sei cortometraggi di giovani registi iraniani ispirati all’omonimo libro di Wim Wenders.

Curata dalla produttrice iraniana Afsun Moshiry in collaborazione con la Fondazione Wim Wenders, l’antologia propone un viaggio che parte dall’Iran, raggiunge il confine meridionale del Paese, sale su un aereo per la Germania e finisce in Francia, dove sono stati girati due delle pellicole.

Il celebre regista tedesco (Paris, Texas, Il cielo sopra Berlino) ha svolto il ruolo di “padrino” del progetto, seguendo i giovani colleghi a distanza mentre lo sviluppavano esplorando il “senso del luogo”. In occasione della presentazione alla kermesse, il cineasta ha spiegato perché questo concetto è così importante per lui:

È un senso umano che un tempo era necessario per la sopravvivenza: sapere dove vivere, dove c’è un pericolo, dove trovare cibo e acqua. È uno dei nostri sensi originari, e il fatto è che, in tutto il mondo, questo senso sta scomparendo. La gente non sa nemmeno più leggere una mappa: basta seguire il navigatore.

Il luogo è splendido e il film lo è altrettanto. Il senso del luogo può condurvi a scoperte miracolose. La fiducia in un luogo è qualcosa che può davvero mettervi le ali.

A tal proposito, ammette inoltre che, se gli venissero dati molti soldi per girare un film in cui tutte le location sono state preselezionate da qualcun altro, declinerebbe l’offerta. Ecco perché:

Non saprei dove mettere la cinepresa: Sarei smarrito. Io lavoro al contrario: prima scelgo il luogo e poi inizio a scrivere la storia. Questo aiuta me, ma anche gli attori, che ricevono un grande sostegno da un luogo se sanno di appartenervi, e il cameraman è molto più a suo agio se è già stato lì: la conoscenza di un luogo è molto utile per tutti sul set.

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FONTE: Variety

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