Woody Allen è stato ospite di Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio e, in quell’occasione, ha potuto ricordare Oreste Lionello, il popolarissimo attore scomparso nel 2009 che, per decenni e decenni, ha doppiato l’autore americano nelle versioni italiane dei suoi film.

La pagina Facebook Ufficiale del programma Rai riporta proprio il passaggio della chiacchierata fatta con Woody Allen dedicato a Oreste Lionello:

Oreste Lionello, colui che è stato la mia voce nei film italiani, che mi ha doppiato, attore meraviglioso, davvero mi ha fatto sembrare meglio di quanto sono. In effetti tutti mi chiedevano ‘ma come mai i tuoi film vanno così bene in certi Paesi a volte ancora meglio che negli Stati Uniti?’ è perché probabilmente hanno guadagnato grazie alla traduzione. Nella maggior parte dei casi, qualcosa va perso, ma non in questo caso. In Italia, visto che ne parliamo, Oreste Lionello che è stato la mia voce, mi ha fatto diventare un eroe. Mi ha reso divertente, mi ha reso un migliore attore. Gli sono molto grato.

L’intervento di Woody Allen è avvenuto a margine della promozione stampa di Rifkin’s Festival, la sua ultima fatica dallo scorso sei maggio nei cinema italiani.

Ecco, a seguire, la sinossi:

Mort Rifkin (Wallace Shawn) è un ex professore e un fanatico di cinema sposat.o con Sue (Gina Gershon), addetta stampa di cinema. Il loro viaggio al Festival del cinema di San Sebastian, in Spagna, è turbato dal sospetto che il rapporto di Sue con il giovane regista suo cliente, Philippe (Louis Garrel), oltrepassi la sfera professionale. Il viaggio è però per Mort anche un’occasione per superare il blocco che gli impedisce di scrivere il suo primo romanzo e per riflettere profondamente. Osservando la propria vita attraverso il prisma dei grandi capolavori cinematografici a cui è legato, Mort scopre una rinnovata speranza per il futuro. Con il suo consueto surreale umorismo, Woody Allen mescola situazioni al limite dell’assurdo con storie dall’intreccio romantico a tratti amare.

Il direttore della fotografia è Vittorio Storaro, la scenografia è di Alain Bainée, il montaggio di Alisa Lepselter, i costumi di Sonia Grande e le musiche di Stephane Wrembel.

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