Sono inziati i lavori per la riapertura del Cinema Troisi a Roma. Il cinema di Trastevere una volta di proprietà di Giorgio Ferrero era stato sgomberato nel 2015. Da subito l’associazione Piccolo America aveva cercato di prenderla in gestione e dopo una lunga odissea burocratica è riuscita a sbloccare permessi e fondi per la ricostruzione. Poco più di un milione di euro per i lavori, grazie ad un bando pubblico del MIBACT, e un contratto di affitto 6+6 ad un canone agevolato di soli 2.800€ mese per attività no-profit. La fine dei lavori, e quindi l’apertura, è prevista per l’autunno del 2020.

Il Cinema Troisi sarà monosala ma sarà anche aula studio (quest’ultima aperta 24 ore su 24), farà programmazione di cartello ma molto di più grazie alla multiprogrammazione (cioè 6-7 film diversi a settimana in orari diversi e non solo un film in cartellone per tutti gli spettacoli). Nelle intenzioni dell’associazione sarà un centro di aggregazione culturale per una comunità locale (e non solo) che, stando alla loro fortunata esperienza di eventi e arene estive gratuite negli ultimi anni, ha dimostrato di averne bisogno.

A Valerio Carocci, presidente dell’associazione Piccolo America, abbiamo chiesto i piani, le strategie e le ragioni di una simile impresa, come contino di tenere attiva e piena una sala molto grande (300 posti) in una zona già ben servita per quanto riguarda il cinema di qualità (è a pochissimi metri dal Nuovo Sacher di Nanni Moretti).

“Negli anni in cui abbiamo sperimentato le arene estive e l’occupazione del cinema America, poi indirizzata verso la legalità, abbiamo capito che c’era un vuoto nella gestione dell’esercizio cinematografico. Si costruiscono sale bellissime ma non si lavora sulle comunità attorno ad esse. Abbiamo viaggiato in tutta Italia e abbiamo visitato sale come il Beltrade e il Mexico di Milano, il Postmodernissimo di Perugia e il Modernissimo di Napoli e abbiamo scoperto che vanno bene perché ci sono sempre attività che creano un rapporto con il territorio. La sala Troisi non sbiglietterà con titoli forti ma con un’identità, come operatore culturale, proponendo opere non per forza d’appeal ma buone per un pubblico affezionato”.

Che è un po’ quello che fa il Nuovo Sacher accanto a voi…

“Faremo una programmazione diversa, non vedo una concorrenza. Ad esempio Nanni non fa la multiprogrammazione, ne fa una classica, monta un film e lo tiene 2-3 settimane mentre la nostra vedrà 6-7 film in una settimana. Insomma non vogliamo sovrapposizioni e sono certo che riusciremo a lavorare in sinergia perché è una persona molto intelligente”.

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Il progetto della nuova Sala Troisi

Dopo diversi anni di esperienze di successo con le arene gratuite adesso vi confronterete con costi e introiti. Buona fortuna…

“Sì anche se in realtà già nel 2014/2015 con la cineteca di Bologna, Alcazar e Nuovo Sacher abbiamo organizzato programmazioni mattutine e serali di restauri, organizzando incontri ed attività tipo Mario Martone che presenta Barry Lyndon o Valerio Mastandrea che presenta Gioventù Bruciata e il nostro pubblico reagì positivamente. Siamo consapevoli che la gestione di una sala tutti i giorni ha un altro impatto ma dopo 6 anni di proiezioni stiamo riabituando il pubblico al grande schermo, diamo un assaggio di quanto è bello ed importante il cinema sul grande schermo nella speranza che il pubblico ritrovi il piacere di andare al cinema pagando”.

Nell’estate del 2021, quella dopo l’apertura, farete lo stesso le arene estive gratuite a Trastevere?

“Sì, come abbiamo detto più volte non crediamo che le arene gratuite che mostrano opere già uscite dal circuito commerciale (roba già in streaming, in tv o sulle piattaforme) siano in competizione con la programmazione commerciale a pagamento o d’essai a pagamento, semplicemente perché il nostro pubblico ha l’alternativa della pirateria. Bergman gratis non compete con Dogman a pagamento, se fosse così ne uscirebbe svilita la programmazione di nuovi film. Il vero rivale delle arene gratuite semmai sono le arene a pagamento ma se guardi l’esperienza dell’arena del Nuovo Sacher, che è a pagamento e sta a Trastevere, vedrai che è sempre piena”

Sì ma tu mi hai detto che contate anche sulla grande comunità che avete costruito e rieducato alla sala in questi anni, quindi nel vostro caso specifico sala a pagamento e arena gratuita attingerebbero proprio al medesimo bacino, agli stessi esseri umani

“Ma la programmazione è diversa. Abbiamo 2 milioni e 800mila persona a Roma, il pubblico è infinito e non penso certo che siamo riusciti a soddisfare l’esigenza della popolazione con le nostre iniziative. C’è un forte potenziale di aumento del pubblico. Del resto le nostre attività sono andate sempre crescendo e ora facciamo lo stesso discorso a pagamento”.

Sarete anche aperti 24 ore su 24, con l’aula studio. Ma non è costoso?

“Considera che l’unica aula studio aperta h24 a Roma è quella della Sapienza e soddisfa il 2% dei suoi iscritti. Ad ogni modo il progetto architettonico e gestionale è studiato per ammortizzare i costi. La sala sarà costruita isolando il cinema, tutte le porte e superfici saranno dotate di allarme e videosorveglianza, proprio per avere meno personale possibile. Dopodichè contiamo che in futuro, tramite progetti sociali e culturali, riesca ad essere finanziata in maniera parallela”.

Come?

“Partecipando a bandi pubblici che sostengono la nascita e gestione di servizi gratuiti nei territori”.

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Il progetto della sala da 300 posti

Certo il fatto che sia monosala non vi aiuta…

“Non è stata una scelta ma un vincolo del bando. Tuttavia è per noi una possibilità. Il progetto è di fare una multisala diffusa a Trastevere tramite la gestione centrale di diverse monosale, una costruzione economica alternativa alla modalità che solitamente fa fallire i le monosala. Il futuro delle monosale secondo noi è la gestione diffusa sul territorio, invece di avere i corridoi del multiplex hai i vicoli tra il Pasquino, l’America e la sala Troisi, invece della cassa hai delle casse di prossimità sui ponti, ottenute dalle ex edicole, in cui acquistare il biglietto”.

Farete anche film in prima visione suppongo…

“Sì ma non saprei dire in che proporzione. Di certo li avremo ma accanto anche a seconde visioni, cioè quei film che stanno molto poco in sala. Secondo me c’è un buco, le opere spariscono in fretta e tanto pubblico non riesce a vederle. Ma la multiprogrammazione ci potrà consentire teniture lunghe mostrando un film magari non tutti i giorni”.

Hai detto bene, spesso gli esercenti smontano i film presto, ma una ragione c’è, ed è economica. Perché pensi che voi invece riuscirete dove loro falliscono?

“Penso che ci sia poca libertà di programmare la propria sala, per rispondere a case grandi e sistemi grandi che non tengono conto della peculiarietà del singolo esercizio. Se invece tornassimo tutti a programmare le nostre sale si potrebbe”.

Siete un’associazione no-profit quindi dovrete andare in pari e ogni guadagno sarà reinvestito. Qual è l’obiettivo finale?

“Il primo cinema è una scommessa, speriamo di farla funzionare e dimostrare che è un modello economico sostenibile, interessante anche a livello imprenditoriale, quindi profit. Il fine è comunque un giorno poter proporre una gestione del cinema America che occupammo nel 2012 e auspichiamo di riaprire. Speriamo di dimostrare a proprietà o investitori di poter gestire una sala e così fare il multisala diffuso sul territorio di cui ti parlavo”.

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