Crudelia: i segreti del film Disney ispirato alla cantante punk molto poco disneyana Nina Hagen

Finora, i vari live action Disney tratti dai grandi Classici d’animazione arrivati sul grande schermo, a prescindere dal notevole esito commerciale che alcuni di loro hanno avuto, non hanno certo brillato per originalità. Fra deboli origin story e riproposizioni più o meno pedisseque, il concetto d’inventiva che non fosse esclusivamente di natura tecnologica come nei due exploit di Jon Favreau, Il libro della giungla e Il Re Leone, non è mai stato appannaggio di queste produzioni.

E quando è stato annunciato Crudelia, il nuovo film di Craig Gillispie dedicato al come la celeberrima villain di La carica dei 101 abbia acquisito i suoi peculiari tratti caratteriali ed estetici, il timore di un “Maleficent 3” era palpapile. Nonostante tutti i talent coinvolti avessero sottolineato fin dall’avvio della lavorazione che nella pellicola si sarebbe respirata un’atmosfera autenticamente punk e anarchica. Due concetti difficilmente collegabili a una produzione Disney che muove i suoi passi partendo da un Classico di ben 60 anni fa (che i suoi momenti di follia li aveva eccome, fra l’altro). Ma Craig Gillispie, che giusto una manciata di anni fa ha raccontato con arguzia la storia di una celeberrima “antieroina” realmente esistente, una Tonya Harding magistralmente interpretata dall’abilissima Margot Robbie in I, Tonya, aveva effettivamente delle frecce da lanciare al proprio arco. E nonostante il banner Disney, nonostante il PG-13, il suo Crudelia è effettivamente quello che si prometteva di essere: un film punk, su una regina in divenire del punk che si muove nella città che del punk, e del glam rock, è stata la capitale indiscussa, Londra. Per dare forma alla sua visione, oltre al cast decisamente azzeccato capitanato dalle perfide Emma Stone ed Emma Thompson, Craig Gillispie si è circondato di talenti indiscussi come la costumista Jenny Beavan, Premio Oscar nel 1986 per Camera con vista e mente creativa dietro ai look di Furiosa and co in Mad Max: Fury Road, nonché il duo responsabile del production design, del trucco e del parrucco di La favorita, la make-up ed hairstyle artist Nadia Stacey e la production designer Fiona Crombie. Con le quali, in occasione del global junket virtuale di Crudelia, abbiamo parlato di questa opera Disney davvero sui generis. Che deve molto a una temperie culturale ben poco disneyana e a una cantante punk come Nina Hagen. Una che, negli anni settanta, si era messa a spiegare, in un talk show, come masturbarsi per bene.

Non proprio la classica principessa Disney.

 

Crudelia

 

Sono un amante di tutto ciò che è Disney, ma coi live action ispirati ai Classici d’Animazione ho un rapporto non facile. Non sapevo cosa aspettarmi da Crudelia, ero anche un po’ spaventato perché La carica dei 101 è uno dei miei preferiti di sempre. Poi ho visto il film e l’ho amato in ogni aspetto: la regia, le performance, l’art direction, il trucco, i costumi. Il fatto che non è per niente paternalistico, è come una versione dark, cattiva e punk del Diavolo veste Prada dove abbiamo queste due fantastiche protagoniste che non cercano neanche lontanamente di giustificare il loro essere così spietate. E questa è la maniera in cui io descriverei il film. Voi invece?

Nadia Stacey: Ci siamo sempre avvicinati a questo film con l’idea di realizzare un’opera punk, un film punk ambientato negli anni settanta, interpretato da queste due donne così forti. Ed è stata proprio questa impostazione ad averci dato la possibilità di non restare troppo impantanati con le classiche cose che già sapevamo di Crudelia. Per me è una specie di film sulla presa di potere, adoro il fatto che c’è questa accettazione di sé stessa, capisce finalmente chi sia e anche quando Gaspare e Orazio sentono la mancanza di Estella, lei dice loro che “No, questo è ciò che sono adesso”. C’è molta forza in tutto questo. Siamo così ancorati nel periodo, la Londra punk degli anni settanta in cui stava esplodendo il movimento, in cui tutto era così impenitente e irriverente, elemento che viene rispecchiato nel film. Non è davvero il tipico film Disney ed è una cosa che amo.

Fiona Crombie: Per me Crudelia è la scoperta di un’icona, la scoperta di come sia diventata quello che è, del capire le sue motivazioni godendo di questa sua evoluzione. È incredibilmente appagante osservarla mentre modella sé stessa diventando quello che è, è tutta l’ironia alla base di questo processo che mi ha colpito moltissimo. Inoltre per me è stato un vero spasso poterlo fare con una storia ambientata nella Londra del 1975.

Qual è la tua relazione coi classici d’animazione Disney?

Nadia Stacey: Penso che i capelli di Ariel siano un punto di riferimento imprescindibile quando ti ritrovi a lavorare su dei capelli rossi! È una cosa che è scappata fuori lavorando, per lo meno per quello che mi riguarda, quando ho dovuto lavorare su delle tonalità di rosso. Però cerco sempre il più possibile di non basarmi su altri film, cerco di fare qualcosa di mio ed evito di guardare o riguardare altri film perché poi potresti ritrovarti a “rubare” cose senza neanche accorgerti e pensare che sia tutta farina del tuo sacco.

Fiona Crombie: Ammetto che, con tutta probabilità, non ho visto proprio tutti i Classici d’animazione Disney, sicuramente abbastanza, ma non tutti. Per esempio, lo stesso La carica dei 101… non lo vedevo da un po’ e , riguardandolo, è stato splendido riscoprire la bellezza del suo design. Anche se, lavorando a Crudelia, abbiamo cercato di non lasciarci sopraffare e intimidire dalla pesantissima eredità di quel film perché sapevamo di voler dare forma a una nostra versione di quella storia. Stessa cosa per quel che concerne la versione di Glenn Close: l’abbiamo rivista anche per poter dire “Noi vogliamo fare la nostra versione del personaggio”. Si svolge tutto in un’epoca differente quindi possiamo giocare con il nostro mondo.

Craig Gillispie ha girato il film impiegando due diversi formati. Che impatto ha avuto sul tuo lavoro questa scelta di regia? Vi siete dovute adattare in qualche modo?

Nadia Stacey: No, nel senso che sono consapevole di quando ci sono variazioni di quel tipo, ma poi sono problematiche che hanno a che fare principalmente con il regista e il direttore della fotografia che mi guidano in quei passaggi. Bene o male, nonostante i mille look, l’energia del film e la frenesia delle scene, il mio è un lavoro che richiede e viene fatto con una grande pianificazione quindi, a prescindere dal formato di ripresa, arriviamo già pronti, non devo adattare nulla. Sapevamo già come sarebbe stata quella data scena in cui il personaggio ha quel dato look, se c’era uno stunt, se era una scena notturna e cose di questo tipo. Ero preparata in anticipo perché avevo tutti gli elementi per farlo.

Fiona Crombie: Craig Gillispie e Nikolas Karakatsanis (il direttore della fotografia, ndr.) sono stati molto chiari su come volevano impiegare la macchina da presa, un fattore molto importante da capire per me e il mio team perché con formati differenti hai una diversa percezione del livello di dettaglio, un differente quantitativo d’informazioni catturato dall’occhio della macchina da presa. Naturalmente abbiamo fatto dei camera test, ma per me era importante capire quanto del set si sarebbe effettivamente visto. Sai, la prima volta che vediamo la tana quando loro sono adulti si parte dal bagno e poi hai sostanzialmente una panoramica a 360 gradi. Per me, come designer, è estremamente importante saperlo perché devo capire cosa c’è sul soffitto, cosa c’è sul pavimento e in ogni singolo angolo. Una prassi fondamentale specie per quei set in cui abbiamo dovuto trascorrere diverso tempo. Se il personaggio attraversa una scena per pochi secondo il discorso cambia. Ma col mio team – a prescindere dall’ambientazione – ho lavorato per ottenere lo stesso livello di impatto visivo, che si trattasse di una centrale di polizia o di un ballo, perché solo operando in questa maniera il film ottiene effettiva consistenza, una qualità che non deve venire a mancare in nessuno punto. Per questo abbiamo parlato a lungo sul come sarebbe stato girato il film. Quando lavoro, cerco sempre di basare il tutto sulla credibilità, anche se si tratta di un gran film Disney. Nel momento in cui usiamo gli esterni con la facciata di un elegante palazzo che deve poi ospitare un gala e gli interni del medesimo vengono creati in teatro di posa, se c’è un particolare design delle finestre devi riprenderlo con esattezza e ricrearlo sul set. Una cosa che è anche una base di partenza sulla quale cominciare a elaborare e costruire questo fantastico spazio interno alla scena dove tutto si basa però sulla vera architettura dell’edificio. Che viene poi piegata alle mie necessità e alle necessità narrative del film lasciando intatta la sensazione di realtà.

Qual è stata la sfida principale di Crudelia?

Nadia Stacey: C’è quel momento in cui ha questa sorta di corona fatta coi suoi capelli quando sale sul tettuccio di una macchina. Mi piaceva molto l’idea ma poi mi sono ritrovata a pensare “Come posso realizzare una corona fatta con i suoi stessi capelli?”. C’era bisogno di una strutture che sostenesse il tutto e mi sono dovuta mettere alla ricerca di qualcuno che fosse in grado di realizzarla. Ho trovato un’artista fantastica in Australia che fa queste strutture per capelli. Ho dovuto lavorarci con la consapevolezza che si trattava quasi di una scena d’azione, più il costume: la capigliatura doveva reggere. Proprio in virtù di tutti questi fattori si tratta sicuramente di uno dei look che preferisco, sono molto soddisfatta di come è scappato fuori.

 

Crudelia

Emma Stone as Cruella in Disney’s live-action CRUELLA. Photo by Laurie Sparham. © 2021 Disney Enterprises Inc. All Rights Reserved.

 

Fiona Crombie: A parte una scena specifica, il White Gala, è stato complicato capire la portata stessa di queste scene. La sala da ballo che abbiamo costruito, ad esempio, era fatta da cosi tanti elementi tutti fatti a mano. Progettarla e allestirla è stato un processo davvero lunghissimo e c’è davvero voluto un sacco di tempo per vedere concretamente quello che “stavo cercando di vedere”. I giorni passavano, le riprese si avvicinavano e pensavo “riusciremo a farcela?”. E alla fine ce l’abbiamo fatta. Devo dire che, logisticamente, è stato un film davvero molto complicato: tantissimi set, eravamo sparsi in un sacco di posti. E anche dare fuoco a un set non è semplice [ride, ndr.]. Puoi farlo una volta sola! Tutto, all’interno di quell’ambiente, doveva essere costruito in più copie per mantenere vive le fiamme.

Il look di Crudelia è fortemente influenzato dagli anni del punk, del glam. Trovo straordinario pensare che un film Disney sia in una qualche maniera collegato a Nina Hagen, un’artista così eccessiva. La Madonna tedesca, una che ha dato lezioni di masturbazione ospite in un programma televisivo austriaco, una che, quando aveva già 31 anni, ha sposato un sedicenne. Cosa ne pensate di Nina Hagen e di quel periodo in generale? Avete dovuto spulciare molto materiale d’archivio?

Nadia Stacey: Devo dire che abbiamo avuto davvero tutto il tempo necessario per prepararci e studiare. E in tutto questo tempo avevamo queste foto di Nina Hagen, specie una che non aveva davvero nulla delle classiche fotografie professionali. C’era solo lei che ci guardava, con questi capelli rossi alla francese molto incasinati. In quella foto c’era qualcosa di lei, del suo spirito che rispecchiava quello che Estella era per tutti noi, per Craig, per Jenny Beavan e i suoi costumi. Era sperimentale per così dire, questa nervosa irregolarità. C’è tutto quello che hai detto tu, queste sue qualità così impenitenti che stavano lì a dire “Questo è ciò che sono. Io sono così, che vi piaccia o meno”. Cosa che vale anche per Crudelia per cui appunto, Nina Hagen ha fornito davvero tanti spunti.

Fiona Crombie: Abbiamo sempre studiato degli ambienti reali anche perché era fondamentale che Crudelia avesse una sua dinamica espressiva, anche nella maniera in cui scriveva il suo nome. Avevamo un’artista che è diventata la mano di Crudelia. Doveva essere tutto molto informativo anche per i colori che usava. Io ho dovuto collocare quell’estetica in uno spazio. E mi sono basata molto su quello specifico periodo parlando molto insieme a Nadia e Craig proprio di Nina Hagen. E si è trattato molto di lavorare sull’attitudine andando a studiare tutti quei personaggi del tempo che non tenevano a freno la loro voce. Che sarebbero diventati gli artisti che volevano diventare. Proprio come Crudelia.

 

 

Quali sono i tuoi artisti preferiti degli anni ’70? Cos’ha portato all’arte quella decade specie in termini di rottura con il passato? Ti avviso: non vale rispondere solo col nome di David Bowie!

Nadia Stacey: Sì, rispondere subito con Bowie sarebbe troppo facile. Sai, penso che il punk del 1976, 1977… ne parlavo proprio l’altro giorno con un mio amico punk, del periodo in cui si stavano affermando gruppi glam e punk come i Roxy Music, i Sex Pistols, gli Hearthbreakers, i New York Dolls… C’era questa fluidità di gender, questa fluidità sessuale che spesso la gente non mette in diretta relazione col punk ma che in realtà esisteva perché erano molto aperti e liberi da autocostrizioni. Sono tutti elementi che avevano drasticamente cambiato le carte in tavola. E so che non posso rispondere “David Bowie” [ridendo, ndr.] , ma lui ha cambiato davvero le regole del gioco della scena glam, l’impiego che faceva deo costumi, del make-up quando ha creato la sua persona scenica. Tutto quello che c’er stato prima era alquanto rigido, per così dire. È stato lui ad aprire la porta del “sii solo te stesso”.

Fiona Crombie: Penso si trattasse davvero di sovversione delle regole classiche, delle normali attitudini. Dare una scossa all’establishment. In una maniera che, fra l’altro, non era anche necessariamente bella o elegante. Era rude, anarchica. Alcune cose anche difficili da guardare. C’era un attitudine anche rabbiosa che abbiamo ripreso coi cromatismi e le forme “appuntite” del nostro film che, spesso, irrompono in ambienti molto eleganti.

Crudelia sarà nei cinema italiani a partire dal 26 maggio e in streaming su Disney+ con accesso VIP a partire dal 28 maggio.

 


 

Crudelia racconta gli esordi ribelli di una delle antagoniste più celebri, e alla moda, del mondo del cinema: la leggendaria Cruella de Vil (Crudelia De Mon). Ambientato durante la rivoluzione punk rock nella Londra degli anni Settanta, il film segue le vicende di una giovane truffatrice di nome Estella, una ragazza intelligente e creativa determinata a farsi un nome con le sue creazioni. Fa amicizia con una coppia di giovani ladri che apprezzano la sua inclinazione alla cattiveria e insieme riescono a costruirsi una vita per le strade di Londra. Un giorno, il talento di Estella per la moda cattura l’attenzione della Baronessa von Hellman, una leggenda della moda incredibilmente chic e terribilmente raffinata, interpretata dall’attrice due volte premio Oscar® Emma Thompson (Casa Howard, Ragione e sentimento). Ma la loro relazione mette in moto una serie di eventi e rivelazioni che portano Estella ad abbracciare il suo lato malvagio e a diventare la prorompente, alla moda e vendicativa Cruella.

Crudelia è interpretato da Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry, Paul Walter Hauser, Emily Beecham, Kirby Howell-Baptiste e Mark Strong. Il film è diretto da Craig Gillespie, da una sceneggiatura di Dana Fox e Tony McNamara e da un soggetto di Aline Brosh McKenna e Kelly Marcel & Steve Zissis, basato sul romanzo “La carica dei 101” di Dodie Smith. Crudelia è prodotto da Andrew Gunn, Marc Platt e Kristin Burr, p.g.a., mentre Emma Stone, Michelle Wright, Jared LeBoff e Glenn Close sono i produttori esecutivi.

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