Psicologo: Vorrei cominciare con alcune semplici associazioni di parole. Mi dica la prima parola che le viene in mente, ad esempio io potrei dire "giorno" e lei risponderebbe…

Bond: Sprecato.

Psicologo: …D'accordo. "Arma".

Bond: Da fuoco.

Psicologo: "Agente".

Bond: Provocatore.

Psicologo: "Donna"

Bond: Provocatrice.

Psicologo: "M"

Bond: Stronza.

Psicologo: "Omicidio"

Bond: Impiego.

Psicologo: "Nazione"

Bond: Inghilterra.

Psicologo: "Skyfall".

Bond: …

Psicologo: "Skyfall".

Bond: …Fine.

 

Associazione di parole.

Cosa vi viene in mente nel momento in cui viene detto il nome di James Bond?

Alcuni potrebbero pensare a una fiammante Aston Martin. Altri alle sexy Bond girl che si sono avvicendate in 50 anni di storia. I più geek, magari, ai vari marchingegni creato da Q. Gli amanti della musica, immancabilmente, staranno già canticchiando la James Bond Theme di John Barry.

Molti lettori potrebbero collegare alla celeberrima spia inglese nata dalla penna di Ian Fleming le iconiche sequenze d'apertura delle pellicole che nel corso dei decenni hanno visto avvicendarsi attori come Sean Connery o Roger Moore. Per ben 14 volte, queste title sequence sono state realizzate da Maurice Binder, ma dopo la sua morte, il testimone è passato nelle mani del filmmaker, ovviamente 100% british, Daniel Kleinman.

Noto per aver diretto alcuni acclamati commercial per marchi come Levi's, Guinness e Audi, Kleinman è anche artefice di videoclip per artisti del calibro di Madonna, Paula Abdul e Adam Ant; dal 1995 però, il suo nome è indissolubilmente legato al franchise di 007. Da Goldeneye a 007 – Skyfall (a eccezione di Quantum of Solace), sono sue le title sequence che hanno introdotto le nuove avventure dell'agente segreto più famoso del mondo.

In un plumbeo pomeriggio di febbraio che non aveva nulla da invidiare al grigio cielo londinese che si staglia abitualmente sopra l'imponente edificio dell'MI6, ho parlato proprio con Kleinman del processo creativo che soggiace alla creazione di queste indimenticabili sequenze d'apertura e, più in generale, di tutto il franchise di James Bond. Giusto in tempo per per celebrare degnamente l'uscita italiana di 007 – Skyfall in Blu-Ray e Dvd, prevista per domani 20 febbraio.

Un'intervista rigorosamente “agitata, non mescolata”.

Come piace a Bond.

Sei stato scelto come sostituto dell'abituale title designer di 007, Mauirce Binder, grazie al video, di chiara matrice bondiana, che avevi girato per Gladys Knight. A parte questo, sei sempre stato un fan del franchise?

Si. Sai, sono cresciuto come scolaro in Inghilterra, sono sempre stato a contatto con James Bond. Erano gli anni di Goldfinger, Thunderball. Ero solito collezionare quelle che noi chiamiamo “bubble gum card” (le card contenute nelle confezioni di gomme da masticare, ndr.), avevo tutta la linea dei personaggi di Thunderball. Ero un grande fan di 007 quando ero giovane e poi, crescendo, mi sono anche letto i libri di Ian Fleming. Mi sono incuriosito al Bond personaggio. Poi, visto che ero interessato al cinema e alle arti in genere, sono sempre stato attirato dalle sequenze dei titoli, dal loro linguaggio grafico. Questo accadeva quando ero un adolescente ai tempi della scuola d'arte, quindi si, posso dire di essere da sempre un fan di Bond. Motivo che mi ha spinto ad adottare quel peculiare stile quando ho avuto l'opportunità di lavorare al video di Gladys Knight. Ho tentato di renderlo simile a quanto fatto da Maurice Binder, di rendergli omaggio.

Eri nervoso all'idea di dover prendere il posto di una leggenda come Binder?

Non direi nervoso. Direi che ero letteralmente emozionatissimo. Quando ho fatto il video di Gladys Knight ho avuto la grandissima fortuna d'incontrare i produttori di James Bond, la famiglia Broccoli e Michael G. Wilson. Persone davvero deliziose, davvero propense a supportare il mio lavoro. Hanno creato un ambiente ideale per lavorare, sono sempre molto incoraggianti. Anche quando mi sono trovato ad affrontare per la prima volta la sfida rappresentata dai titoli di testa di Goldeneye, ho sempre avvertito la loro presenza positiva, ho sempre potuto contare sul loro incitamento.

Casino Royale e Skyfall sono un po' diversi dai tuoi altri lavori. Non parlo tanto di stile quanto di “contenuto”. Come mai hai deciso di rimuovere l'elemento delle silhouette femminili? Per rompere il legame col passato?

No, non direi. Sono molto propenso a mantenere gli elementi chiave del linguaggio di Bond, ci sono immagini della storia del personaggio che sono molto importanti, ma non voglio fare sempre la stessa cosa. A volte è giusto incorporare alcune cose, altre volte no. L'importante è mantenere vivo il tono, l'eredità di Bond. Che non significa dover ripetere di continuo le stesse immagini. Non so se farò un altro film di 007, ma se ricapiterà potrebbe anche darsi che mi ritroverò ancora una volta a usare le silhouettes. L'ultima che ho fatto prima di Skyfall, quella di Casino Royale, era tutta fatta di silhouettes. Quindi mi è sembrata una buona cosa variare.

Sappiamo tutti che Skyfall è stato in pausa per molto tempo a causa dei problemi finanziari della Mgm. Hai mai pensato “Non lavorerò più a questo franchise”?

Direi di no. Posso dire che a livello personale mi è capitato di pensare una roba del genere (risate, ndr.), ma non ho mai creduto davvero che il franchise di James Bond si sarebbe fermato, non ho mai pensato “Oh, no, non ci saranno altri film di James Bond” perché si tratta di un materiale con un'incredibile storia, con un potenziale sterminato. Parlando in linea ipotetica, immagino che se non avesse funzionato con lo studio, i produttori sarebbero riusciti a farlo con qualcun altro e ci sarebbe stato comunque un altro 007. A conti fatti non bisogna sottovalutare una cosa: si tratta di film che fanno montagne di soldi. Per cui mi sembrava abbastanza improbabile pronosticare la sua fine. Sai, a me piace un sacco lavorare a questi film, ma non tendo strettamente a considerarmi un regista di “title sequence”. Sono cose che faccio solo per James Bond. Se mi chiederanno di lavorare a un altro capitolo, ovviamente lo terrò in considerazione. D'altronde, nessuno può prevedere cosa accadrà in futuro.

Ovviamente sei un regista di videoclip e commercial, ma cosa puoi dirci del viaggio produttivo di una title sequence? Per quanto riguarda Skyfall, hai cominciato a lavorarci prima o dopo che Adele finisse il suo brano?

Prima. Ho ricevuto lo script e ho parlato per la prima volta coi produttori e con Sam Mendes, molto prima di ascoltare la canzone, si trattava delle fasi iniziali dello sviluppo del film. C'era un demo piuttosto preliminare della canzone, che mi ha fatto cambiare alcune idee e addattarne delle altre che combaciassero meglio con essa, ma la versione finale del brano non è stata consegnata fino alle fasi finali di lavorazione del film. Sono accadimenti abbastanza abituali, più che altro perché ci sono davvero tante operazioni contrattuali per collaborazioni come queste e, inoltre, Adele era anche “molto incinta”.

Quanta libertà creativa hai nel dare vita a queste scene?

Ho più o meno il 100% di libertà creativa. Elaboro da solo i concept, butto giù delle idee, disegno degli schizzi, faccio delle previsualizzazioni da mostrare ai produttori e ai registi in maniera tale che tutti possano essere felici e constatare se viene, magari, rivelato troppo di quello che accade nella pellicola. Se bisogna cambiare qualcosa non ho alcun problema a farlo perché si tratta di un processo collaborativo. Ma in termini di quello che mi è consentito fare, posso fare tutto quello che mi passa per la testa. L'unica volta che non è avvenuto del tutto questo è stato con La Morte può Attendere, che mostrava fatti direttamente dal film e in cui ho dovuto lavorare con questa sorta di “narrativa” dello script. Ma è stata l'unica volta. A parte questa, posso lavorare con le idee che elaboro sulla base del tema del film.

 

Come giri queste sequenze d'apertura? So che usi molta computer grafica, ma usi anche espedienti più classici come il live action o l'animazione a mano?

Si si, anzi uso molta live action in realtà. Non si tratta solo di CG. Faccio riprese come avviene in un normalissimo film. Ho uno studio, ho un art director, ho delle attrezzature sceniche, dei cameramen. Avviene tutto nello stesso modo in cui, normalmente, si da vita a un film, quindi è nella post-produzione, nella fase di montaggio che arrivano gli effetti speciali, è li che diamo forma a tutto quello che non può, fisicamente, essere ripreso da una macchina da presa. Ma in realtà tutto nasce sulla base di un'idea. La tecnica con dare forma a questa idea è direttamente subordinata a essa. Non uso la computer grafica per il gusto di farlo, ma quando e se ho la necessità artistica di doverla adoperare.

Perché queste title sequence sono così importanti nell'economia di un Bond movie?

Non è semplice dirlo, ma credo che una delle gioie del guardare una pellicola di James Bond sia il riconoscere i vari elementi familiari. Non voglio assolutamente sminuirlo con questo paragone sia chiaro, ma se vogliamo è un po come nelle soap opera: segui dei personaggi da un episodio all'altro, e ci sono situazioni, frasi ricorrenti. Ci sono aspetti che si ripetono di episodio in episodio, nonostante la consapevolezza delle necessarie variazioni che servono a mantenere fresco e originale il film. Ma dei tasselli ben riconoscibili quando hai a che fare con un franchise come Bond devono esserci. Alla premiere di Bond, quando 007 apre la porta del garage e si mette alla guida della Aston Martin, si poteva distintamente udire un certo livello di esultanza fra il pubblico e le persone si sono messe a battere le loro mani. Amano la storia di Bond e quello che ricordavano dai film precedenti. Le sequenze iniziali fanno parte di questi elementi ricorrenti, di questa eredità. Sono una parte essenziale del linguaggio di James Bond.

Qual è stata la più difficile da realizzare fra quelle cui hai lavorato?

Penso che le più difficili siano state le prime che ho fatto. Più che altro perché la tecnologia non era ancora così avanzata e io l'ho spinta davvero al limite. Tecnicamente era arduo ottenere quello che volevo. Gli ultimi, ad esempio Casino Royale e Skyfall, anche se per certi versi sono state anche più complicate, per altri sono state più agevoli perché la tecnologia è più veloce, più flessibile. Con le ultime, grazie ai progressi degli strumenti che uso, sono riuscito a osare e esplorare di più dal punto di vista creativo. Grazie a essa riesci a divertirti di più e a ottenere un maggior livello di successo in quello che vuoi raggiungere artisticamente. Anche cambiare quello che non va o non mi piace è diventato più facile.

Cosa ne pensi di questo nuovo James Bond interpretato da Daniel Craig? Trovo abbastanza assurdo che nonostante l'incredibile quantitativo di soldi fatti dagli ultimi tre film, ci siano ancora diversi fan convinti del fatto che “questo non è il vero James Bond”.

Penso che James Bond cambi sempre in realtà. Lo fa in base al tempo, in base all'era e al contesto in cui i vari film vengono prodotti. Se guardiamo ai vari attori che l'hanno impersonato, si tratta di versioni sempre molto differenti, ma attinenti al loro periodo di riferimento. Personalmente penso che Daniel Craig sia un James Bond straordinario. Alla fine di Skyfall c'è quella che, in effetti, possiamo definire come una sorta di ammissione del fatto che non sia stato un James Bond “classico”. E' stato un personaggio molto problematico nelle tre pellicole. Ma il film si chiude con questa specie di ritorno ai giorni in cui lui era interpretato da Sean Connery. Si ritrova nel medesimo ufficio, M è un uomo, Miss Moneypenny è la segretaria. E' come un cerchio che si chiude. Credo che nei prossimi episodi sarà più simile allo 007 classicamente inteso.

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Cliccando sull'immagine qua sotto, potete raggiungere l'articolo contenente tutti i dettagli circa la release home video di 007 – Skyfall.