Keanu Reeves non era così convincente nel ruolo di protagonista dai tempi di… Matrix Revolutions? Era il 2003. Potrebbe sembrare paradossale e certamente anche il poliziesco di David Ayer La notte non aspetta (2008) o il bistrattato Constantine (2005) hanno i loro fan. Eppure bisogna andare veramente molto indietro nel tempo per trovare uno degli attori più importanti degli anni ’90 (Point Break, Belli e dannati, Dracula di Bram Stoker, Piccolo Buddha, Speed, Johnny Mnemonic, L’avvocato del Diavolo, Matrix; ecco alcuni dei titoli più prestigiosi di quella decade per lui memorabile) dominare dalla prima all’ultima inquadratura un film.
Ci mancava Keanu Reeves. John Wick ce lo restituisce in forma smagliante nonostante i cinquant’anni appena compiuti lo scorso 2 settembre 2014.

Non è un film d’autore ma un action movie solido che non deluderà chi cerca sparatorie e omicidi perfettamente orchestrati. Reeves è il John Wick del titolo. Un ex killer professionista che si troverà, come il Denzel Washington di The Equalizer, a doversi scontrare contro un gruppo di gangster russi capitanati dal suo ex datore di lavoro Viggo Tarasov, interpretato non senza classe dallo svedese Michael Nyqvist lanciato da Uomini che odiano le donne (2009).

Abbiamo incontrato a Roma un Keanu Reeves spiritoso, comunicativo e affabile. Probabilmente lui è il primo a riconoscere quanto John Wick lo abbia rimesso in carreggiata agli occhi del pubblico. È stato allora facile chiacchierare con lui del film, del passato del suo personaggio, del futuro sequel (ci sarà?) e di tutti quei film che lo hanno fatto innamorare da piccolo del cinema prima che diventasse… Keanu Reeves.

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È stato difficile fare scene d’azione così complesse e suppongo faticose superati i 50 anni di età?

In realtà è stato un grande piacere. Mi sono allenato per tre mesi. I registi volevano fare lunghi piani sequenza come se le scene d’azione accadessero realmente davanti a te. Questo ha implicato che dovessi essere fisicamente pronto. Volevano che io avessi una credibilità tecnica da assassino, così ho dovuto imparare un po’ di jujitso e judo con l’aggiunta di parecchia pratica con la pistola. Volevano molti dettagli sul caricamento della pistola e infatti se ci fate caso ce sono più di uno nel film. E’ stato divertente. Possiamo dire che sono andato al John Wick Boot Camp ragazzi! Ho dovuto guidare la macchina in un certo modo, zigzagare, sparare dall’autoveicolo. E’ stato come tornare bambino quando giovavamo ai cowboy contro gli indiani. Un nuovo gioco da adulti .

I due registi Chad Stahelski (la sua controfigura ai tempi della trilogia Matrix, N.d.R.) e David Leitch come lavoravano insieme?

L’idea portante che non si potesse fuggire dal passato era il centro narrativo del film

Sulla sceneggiatura hanno lavorato molto affiatati e all’unisono. Avevano delle idee che discutevano costantemente e li vedevo sempre d’accordo su tutto. L’idea portante che non si potesse fuggire dal passato era il centro narrativo del film e Chad e David me lo ripetevano costantemente. Sul set le mansioni erano diverse. David mi ricordava tutte le scene precedenti e mi diceva quando John era triste e perché. Chad, invece, era più coinvolto nella coreografia delle scene d’azione spigandomi tutto quello che dovevo fare prima che si iniziasse a girare. Chad era anche quello che interveniva di più se qualcosa non andava bene durante le riprese.

Come ti spieghi, dopo The Equalizer, questo ritorno dei russi come cattivoni da uccidere senza pietà?

Non lo so. Non me lo spiego. Direi che fa parte di alcuni cicli che muoiono e rinascono ad Hollywood. Posso solo concludere che evidentemente era ora che… i russi tornassero in azione!

Curioso il fatto che sembrano essere i padroni negli Stati Uniti molto di più anche del tuo personaggio. Come te lo spieghi? 

Penso che sia la cosa bella degli Stati Uniti d’America. Anche i cattivi sono frutto del melting pot. Ed è una cosa che mi fa sentire bene perché questo dimostra che Hollywood non se la prende mai con un’etnia specifica considerata come aliena alla nostra società bensì con degli stranieri che hanno sfruttato il cinismo della nostra stessa società. Gli americani hanno permesso a Viggo e alla sua banda di crescere ed espandersi economicamente. Potremmo effettivamente stare qui a parlare molto sul concetto: “Da quali culture provengono i cattivi?”. Sarebbe bello un libro di cinema che parla dei vari villain del cinema hollywoodiano nel corso degli anni.

Le morti sono divertenti e acrobatiche. Qual è la tua morte preferita nel film? La mia preferita è quando John accoltella un tizio e poi colpisce la testa del pugnale con la mano a mo’ di martello facendo penetrare la lama nella carne. La tua morte preferita qual è?

Quella è una delle mie preferite! Ed è nel corpo a corpo che si svolge dentro la casa di John quando i russi provano ad andarlo a prendere. E’ ambientata in un corridoio. La mia preferita… forse… è ambientata in un corridoio quando John deve ricaricare la pistola e ci mette tutto il tempo del mondo perché sa calcolare perfettamente i secondi necessari per finire di uccidere un russo ferito a terra. Poi mi piace molto quando John osserva freddissimo gli ultimi istanti di vita di un russo che sta morendo mentre contemporaneamente controlla che quello non sia in grado di colpirlo.

Sembra un medico in quella scena…

Esattamente. Come un dottore! Non c’è piacere, non c’è rabbia… John deve avere solo l’assoluta consapevolezza che il russo muoia. Effettivamente c’è una grande varierà di omicidi in tutto il film.

Interessante anche il mondo dei killer professionisti dove si muove John. Come l’avete creato?

E’ elegante e glamour. E’ un mondo pulito e tutto sommato corretto e rispettoso. Se ci pensi questo underworld di killer professionisti viene attaccato dal suo interno dal personaggio della giovane assassina interpretata da Adrianne Palicki. Lei è grande nel film perché alla sua Ms Perkins non interessano più le regole di quel mondo. In fondo il film puoi leggerlo anche come una storia sulla contrapposizione tra un vecchio mondo e qualcosa di nuovo che vuole sovvertirne le regole. Ci sono da una parte John, il suo amico e mentore Willem Dafoe e perfino Viggo mentre dall’altra parte ecco dei giovani senza rispetto per le tradizioni come la Palicki e il figlio di Viggo interpretato da Alfie Allen. Penso che John Wick sia contemporaneamente un qualcosa che può piacere a vecchi cinefili come noi ma anche alle nuove generazioni che vogliono vedere un brutale action movie mentre mangiano i popcorn.

Come definiresti John?

Sembrerà strano… ma io penso che sia tutto sommato una gran brava persona.

Ha origini hawaiane come l’attore che l’interpreta?

Ho molto chiara la storia di John. Viene da un’infanzia di abusi

Sì. Ho molto chiara la storia di John. Viene da un’infanzia di abusi. Padre violento, madre morta, vita militare affrontata giovanissimo, operazioni mirate, qualche missione particolarmente pericolosa. Poi, un giorno, il personaggio di Willem Dafoe gli propone: “Ehi ragazzo, ho due o tre lavori per te”. John è un uomo solo senza alcun tipo di connessione diretta con quell’ambiente di killer professionisti di cui entrerà a far parte. E’ diventato il migliore nel suo lavoro ma poi si è innamorato e ha salutato tutti.

Dove ha incontrato la moglie secondo te?

john wickIn un ristorante. Ho sempre pensato che l’avesse incontrata in un ristorante. A New York. Lui era lì per uccidere qualcuno ma all’improvviso vede questa donna e lei ricambia il suo sguardo ed ecco scattare il colpo di fulmine con John che decide di essere l’uomo che vuole realmente essere. Allora la conosce, fa finta di essere qualcun altro perché si vergogna di fare l’assassino ma poi alla fine le deve confessare cosa fa per vivere. Amore a prima vista.

Stiamo assistendo all’inizio di un franchise?

Lo consideri tale? E’ un film dal finale aperto per te?

Per me sì…

Ma John ha concluso quello che aveva da concludere e sta tornando alla sua vita senza uccisioni. Ha avuto successo. Comunque molte persone mi dicono che il finale può sembrare aperto. Ci devo riflettere di più.

Dal passato non si sfugge, no?

Non lo so. All’inizio, in principio, John era un personaggio molto più vecchio di me in sceneggiatura. Quando mi hanno offerto la parte l’abbiamo dovuto ringiovanire. Io sono interessato a quello che potrebbe succedere a John in futuro. Assolutamente.

Conclusione. Qual è il primo film che ti ha fatto innamorare del cinema?

Ci ho pensato spesso e non sono mai arrivato a stabilirne uno preciso.

I tuoi primi amori di gioventù?

Ok… allora… a Natale fanno vedere i film di Natale, no? Così… ecco un bambino di nome Keanu Reeves che va a vedere a sette anni al cinema Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971) di Mel Stuart. Poi intorno ai 10 anni… sono impazzito per I 3 dell’Operazione Drago (1973) con Bruce Lee. Lo vidi a Times Square. Poi… a 15 anni recuperai in un cinema di terza visione Harold e Maude (1971) e non mi ricordo di aver mai riso così tanto in un cinema in tutta la mia vita. A 13 anni… Guerre stellari (1977)! La prima volta che vidi il trailer ero al mitico University Theatre di Toronto. E poi ricordo a 15 anni di aver visto di nascosto Apocalypse Now (1979) che mi sconvolse del tutto. Un film che recuperai quando decisi di provare a fare l’attore fu Serpico (1973). Di quel periodo ricordo come esperienze fondamentali anche Taxi Driver (1976) e il grandissimo Peter O’Toole in La classe dirigente (1972).