Sarà il cortometraggio che precederà la proiezione del nuovo film Pixar, Monsters University. L’ha diretto Saschka Unseld, già addetto alla sezione layout&cinema per Toy Story 3, Cars 2 e Ribelle – the Brave ed è il primo esperimento dei campioni dell’animazione moderna nella grafica fotorealistica.

The Blue Umbrella nasce da un’idea molto semplice e tipica dell’animazione in formato breve: in un mondo grigio dove tutti sono uguali, un ombrello blu e ridente durante una giornata di pioggia incontra casualmente uno rosso, tra i due scocca la scintilla e quando si separano il primo farà di tutto per ritrovare il secondo, nonostante le ritrosie del padrone.

Come filosofia generale non siamo troppo lontani dall’ultimo corto Disney, Paperman (quello messo in testa a Ralph Spaccatutto e finito online con gran successo), c’è la medesima idea di due anime affini e gentili in un mondo che pare ripudiare il romanticismo. Di diverso c’è il tocco Pixar, fatto di dettagli mostruosi, idee innovative e atteggiamento da grandissimi autori.

Abbiamo incontrato a Berlino per la prima presentazione in assoluto l’autore, tedesco di nascita e formazione, poi andato a lavorare negli studi di Emeryville.
 

Il corto sembra davvero girato in live action e poi modificato con l’animazione, invece è tutta CG fotorealistica, non avete mai pensato di girarlo effettivamente dal vero?
A un certo punto abbiamo pensato di poterlo fare con un cellulare e poi modificare le immagini così da risparmiare tempo, anche perchè era così che io avevo fatto i primi rapidi test, ma alla fine proprio io sono stato il primo a non credere in quest’idea. Avremmo avuto bisogno di un angolo di strada molto preciso e poi chiuderlo al traffico, sarebbero state necessarie migliaia di comparse, fare il tracking dei movimenti di camera ecc. ecc. Insomma mettere in piedi una struttura da film, come succede nella scena finale di The Avengers, e invece io preferivo il controllo totale che ti dà l’animazione pura.

Allora perchè scegliere questo look simile alla realtà?
Il cuore del film è la storia che vuoi raccontare, da lì cerchi di capire quale sia la maniera migliore per farlo. In questo caso ci serviva il fotorealismo per rendere al meglio la magia della città che prende vita, i tombini che sorridono, le finestre che diventano occhi.

Immagino non sia stato facile raggiungere quest’illusione di realtà?
Ti dico solo che abbiamo usato le medesime risorse di rendering [la fase finale dell’animazione al computer in cui tutti i dettagli e le informazioni vengono finalizzate e le immagini vengono arricchite dei dettagli programmati nelle altre fasi ndr] di Ribelle – The Brave.

Lo vedremo online?
Non credo nell’immediato. Prima dell’uscita di Monsters University gli faremo fare un po’ di festival, questo e poi di certo il SXSW.

Il tuo prossimo progetto in Pixar?
Non lo so, ho un po’ di idee ma vedremo che se ne farà. Lì dentro alla fine tutto funziona a proposte, se hai una buona idea e piace a John Lassater si fa.

Hai imparato cos’è che piace a John Lasseter? Come presentargli una storia in maniera da stimolarlo?
Qualcosa l’ho capita. Lui ama connettersi emotivamente con i personaggi, ama passare del
tempo con quei personaggi, sentirli e sentire le cose con loro, quindi se riesci a raccontargli momenti che lo facciano innamorare dei tuoi protagonisti questo gioca un ruolo importante. Non è divero da un bambino in tal senso perchè si stupisce della connessione emotiva. Se ci pensi Luxo jr. [il primo corto Pixar diretto da Lasseter ndr] è questo: un collegamento emotivo con un oggetto, ed è una gran parte di quello che lo spinge come regista, andare così in profondità che il pubblico prova qualcosa per il personaggio.

E’ vero che si occupa tantissimo dei corti?
Sì, lo fa in prima persona, è in assoluto il membro del board di registi che più ci si dedica. Li vede come sue creature. Facevamo anche un meeting ogni due settimane per mostrargli l’avanzamento, ricevere stimoli e farci approvare idee.

Questa una primissima occhiata al cortometraggio, uscita qualche settimana fa: