La nostra intervista con Nina Hoss, Noémie Merlant e Sophie Kauer, che affiancano Cate Blanchett nel cast di Tár, in concorso al Festival di Venezia

Tár di Todd Field è un film magnetico e dalla complessità sorprendete. Un film ambientato nel mondo della musica classica dove la direttrice d’orchestra Lydia Tár (Cate Blanchett) è l’assoluta protagonista ed antieroe, e che esplora non solo dinamiche di potere e autorità, ma anche il delicato – ed assolutamente contemporaneo – tema della divisione tra autore ed opera d’arte. Ne abbiamo parlato con le tre attrici del film, Nina Hoss (che interpreta Sharon, la compagna di Lydia), Noémie Merlant (che è Francesca, la sua assistente) e Sophie Kauer, violoncellista prestatasi per la prima volta al grande schermo nel ruolo della intrigante nuova musicista dell’orchestra.

Questo film tratta di potere, autorità e coercizione. Pensate che nel personaggio di Lydia ci sia una certa ambiguità che la definisce?

Nina Hoss: “è interessante questa domanda perché secondo me il film è anche su molto altro. C’è tutto quello che hai detto ma per me Lydia è anche una donna, un personaggio, che è all’apice del suo potere, della sua carriera e del suo processo creativo e che sta per condurre una cosa che ha sempre voluto fare, dirigendo un’istituzione celebre e famosa… Ecco, qual è l’altro lato della medaglia? Che cosa comporta essere a capo di queste istituzioni dove c’è sempre qualcuno pronto a rubarti il posto? Al tempo stesso, come Lydia, sei un’artista. Come puoi preservare quella dimensione? Per questo motivo secondo me il film è sul far parte di questo particolare sistema. Se cambi perché il sistema si aspetta che tu lo faccia, di che sistema si tratta? Noi come personaggi abbiamo il ruolo di occuparci di Lydia. Forse è qualcosa che può essere visto come fuorviante ma in realtà è molto più complicato, ti porta a farti delle domande molto più di quanto dia risposte o giudizi. Ecco cosa mi ha attirato del film: ti fa riflettere, apre un dialogo”

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Ambientato nel mondo contemporaneo, Tár tratta anche delle relazioni tra persone di diverse culture e generi, esplorandone le implicazioni che si generano a partire dal loro incontro, spesso conflittuale.

Nina Hoss: “Tutto questo apre nel nostro lavoro ad una nuova conversazione, a nuovi personaggi, specialmente femminili. Loro [Lydia e Sharon] sono una coppia lesbica, e amo proprio il fatto che questo nel film non viene discusso: è un semplice fatto, è normale. Si tratta di chi sono loro nella loro identità, di perché queste due persone stanno insieme e si amano e perché tra di loro non funziona più. Non devi darne una motivazione. Normalmente con i personaggi femminili si tende a darle un passato triste o qualcosa del genere per cui diventino forti e a loro agio nell’avere una posizione dominante. E invece non è questo il caso di Tár, almeno per quanto riguarda il mio personaggio”.

(A Nina Hoss) Girare il film a Berlino deve essere stato speciale per te. Cosa hai fatto per far sentire anche gli altri della troupe a casa?

Nina Hoss: “Devo dire che in realtà è stata l’orchestra a farlo. Ho avuto la sensazione che ci invitassero, anche Cate, e in un modo estremamente generoso. Erano eccitati quanto noi quando siamo entrati nella sala da concerto e quindi non ho avuto molto lavoro da fare in questo senso”.

Rispetto alla relazione tra il mondo della musica e quello del cinema, Sophie Kauer ci ha rivelato l’importanza della condivisione di conoscenze tra attori e musicisti e il grande lavoro svolto da Cate Blanchett per dare vita al suo personaggio:

Sophie Kauer: “È stato molto bello condividere le mie conoscenze ed essere l’anello di congiunzione tra i due mondi, da film all’orchestra e viceversa. Sono stata molto fortunata, come diceva Nina sono stati tutti molto accoglienti e ho subito fatto amicizia in particolare i violoncellisti. Penso che siano stati rapiti dall’autenticità di questo progetto, e hanno continuato a trasmettere l’ammirazione per come [riferendosi a Nina] hai suonato il violino o per come Cate conduceva l’orchestra. Cate conduce l’orchestra in tempo reale, è tutto registrato live, non c’è nessun trucco: è Cate che fa avere all’orchestra quel suono, e sapete cosa? Certi direttori d’orchestra possono solo sognare di avere un suono del genere, ha fatto un lavoro magnifico, ci ha messo molto impegno e passione ed è molto bello vedere le persone fare tutto questo lavoro, soprattutto trattandosi – la musica classica – di una forma d’arte poco “popolare”, nel senso di meno adattabile ai ritmi della modernità e che cerca di rimanere rilevante anche al giorno d’oggi”.

Eri nervosa per quanto riguarda la recitazione?

Sophie Kauer: “Oh si, assolutamente. Essere catapultata in un grande film non è una cosa che si prende proprio alla leggera… Ho imparato molto da Nina, Noemi, Cate e Todd quando facevamo le prove. Mi hanno dato molti consigli, abbiamo parlato molto del mio personaggio e dei suoi rapporti con gli altri. Mentre mi preparavo ho guardato questo documentario di Michael Cane, “Dieci lezioni di recitazione” che mi ha aiutato tantissimo! Anche guardando loro recitare ho imparato molto: all’inizio delle riprese hanno girato delle scene in cui io non c’ero ma ero sul set, quindi ho avuto l’opportunità di guardarle. Ho imparato tanto in questo modo e mano a mano mi sono sentita sempre più a mio agio”.

Un altro ruolo a suo modo fondamentale è quello di Francesca, interpretato da Noémie Merlant.

Noemi, il tuo è un personaggio che sta in ombra e che lavora per una personalità molto carismatica, quella di Lydia. Cosa vedi nel tuo personaggio?

Noémie Merlant: “Nel film Francesca è semplicemente un’assistente che si prende cura dell’agenda di Lydia, che fa il caffè, ma il suo sogno è di diventare anche lei una direttrice d’orchestra. Ama Lydia tanto quanto la odia, la invidia. È stato interessante perché a pensarci bene non solo ne si cura di queste faccende ma ne controlla anche un po’ la vita. E allora chi controlla chi? Ci sono un sacco di domande del genere nel film. C’erano un sacco di non detti riguardo il mio personaggio che ho discusso molto con Todd durante le prove: il suo background, la relazione amorosa che ha avuto, il fatto che voglia diventare una direttrice d’orchestra… Avevo bisogno di trovare un modo di rendere vivo tutto questo nei gesti, negli sguardi. A proposito dell’arte che imita la vita, ho usato il fatto che Cate è un modello che ammiro tantissimo realmente, quindi durante le riprese mi sedevo nella platea e guardavo il suo processo di preparazione e allo stesso tempo me ne sono servita, perché è la stessa cosa che fa il mio personaggio: guarda Lyda e impara osservandola.

Nina Hoss: “è stato lo stesso per lei [indica Sophie Kauer]. Era genuinamente eccitata di suonare con quell’orchestra. È bello sapere che nel suo percorso di musicista potrebbe incontrarli di nuovo, senza una troupe attorno. Siamo sempre nell’ambito della realtà e dell’arte che si imitano a vicenda”.

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A questo proposito, la stessa Kauer ci ha tenuto ad aggiungere che:

“è stato un sogno suonare in e con un’orchestra del genere, così magnifica. Avevo un sacco di lividi sulla gamba perché stringevo tantissimo il mio violoncello perché ero troppo contenta di quello che stavo facendo!”.

Come vi ha presentato il film Todd Field la prima volta?

Nina Hoss: “In modi molto diversi penso. L’ho sentito al telefono, all’inizio non sapevo nulla, neanche di cosa parlasse il film, poi ci siamo incontrati e mi ha raccontato della storia che aveva scritto, chiedendomi se volessi leggere la sceneggiatura per poi fare il film. È andata insomma da prassi, ma ero sorpresa di ritrovarmi così all’improvviso con Todd Field: ammiro tantissimo il suo lavoro, poi quando ha saputo che c’era anche Cate… A quel punto non avrei voluto nemmeno leggere la sceneggiatura, l’avrei fatto ad ogni modo. Ovviamente poi l’ho letta e l’ho amata!

Noémie Merlant: “Per me è stato lo stesso. Il mio agente mi ha chiamato dicendo che Todd Field mi voleva nel suo prossimo film. Quando mi ha chiamato Todd non mi ha detto molto, mi ha solo detto “ti mando la sceneggiatura, fammi sapere se ti interessa”… certo che mi interessava! Ma mi sono trattenuta e ho semplicemente detto “mmm sì, ci guarderò” [si mettono tutte e tre a ridere]. Quando poi ho avuto di fronte la sceneggiatura l’ho dovuta rileggere venti volte per quanto è complessa”.

Come vi sentivate riguardo questo aspetto? Insomma, ci sono un sacco di tecnicismi rispetto al mondo della musica classica.

Sophie Kauer: “Io in quanto musicista classica direi che con anche solo la scena d’apertura del film si abbia un’ottima introduzione a questo mondo, e penso che il film sia relativamente accessibile a tutti. So che si tratta di una discussione molto sofisticata ma ti ritrovi estasiato subito dal personaggio di Lydia Tár e da quanto talento abbia. Insomma richiede un sacco di conoscenze ma sono stata piacevolmente colpita quando ho letto la sceneggiatura. Penso che sia quasi come un romanzo, mi dispiace che il pubblico non possa vedere cosa Todd ha scritto. Ha scritto delle descrizioni incredibilmente belle delle scene e che purtroppo non vedranno mai la luce del giorno. Penso che la sceneggiatura scritta da Todd sia già in sé un’opera d’arte”.

Nina Hoss: “Penso che chi lo guarderà ne sarà coinvolto molto più di quello che pensa. Se non ci si preoccupa pensando “non so niente di tutto questo mondo” ci si sentirà estasiati dal vedere quanto qualcuno come Todd possa sapere così tanto di qualcosa. Potrò non essere un esperto, ma ci vedrò dentro qualcuno estremamente appassionato e competente che ne parla e ne sarò ancora più incuriosito”.

Noémie Merlant: “Quando ho letto la sceneggiatura non sapevo niente di musica, ho dovuto cercare i termini inglesi e i nomi che non conoscevo ma poi ho realizzato che il film non era un film sulla musica, come pensavo, ma un film invece ambientato in questo mondo ma che avrebbe potuto essere in qualsiasi altro. Avevo la sensazione di non aver mai letto qualcosa del genere. Mi ricordo quando finalmente ho capito la sceneggiatura: mi sono presa un momento per pensare e mi sono venute tantissime domande. In questo mondo pazzo in cui viviamo oggi, dove non abbiamo davvero tempo per dibattere di questi argomenti – dinamiche di potere, processo creativo, le donne in un mondo così maschile, le relazioni interpersonali -, tutti questi aspetti sono importantissimi e il film li mette finalmente sul tavolo in modo fantastico”.

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Ora ascoltate la musica classica in modo diverso?

Nina Hoss: “Sicuramente guardo le orchestre in modo diverso. Prima non avevo idea di cosa significasse o implicasse il primo violino e quanto importante potesse essere il suo ruolo. È la prima persona a cui l’orchestra si rivolge se qualcosa non funziona o se il direttore d’orchestra si perde. Tieni tutto insieme e al tempo stesso conduci, dai il segno di cominciare. Ora se guardo al primo violino sono estasiata, perché devi essere veramente un musicista fantastico per farlo, altamente professionale e al tempo stesso comunicativo. Sei praticamente il traduttore che fa dialogare il direttore d’orchestra con la sezione degli archi: quindi se il direttore cerca un certo suono è il primo violino che cerca la via tecnica e collettiva con cui dare vita a quella visione. E non avevo idea di tutto ciò! Pensavo che il merito fosse tutto del direttore d’orchestra. E lo stesso vale per tutte le sezioni, sono tutti estremamente importanti e ti sembra quasi di volare quando li senti suonare insieme. Sono tutti individui, e individualisti, ma allo stesso tempo un unico corpo dal suono incredibile”

Trovate tutte le informazioni su Tár nella nostra scheda.

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