Conan. Terminator. Governator. Arnie.

Dopo 10 anni fuori dal giro e la partecipazione in I Mercenari 2 (preceduta dal cammeo del primo capitolo), Arnold Schwarzenegger torna a sparare da protagonista con un film tutto sulle sue spalle (gli altri sono poco più che la personificazione del comic relief, del villain e della love story obbligatoria).

Ultra sessantenne pieno di forze, sigaro in bocca e atteggiamento da uomo politico (lo aveva già prima, figuriamoci ora!), si presenta alle interviste di The Last Stand in giacca, camicia e anello con il teschio che sembra quello di I Mercenari, ma a ben vedere è quello di Terminator. E’ tornato e non ha paura di sporcarsi le mani in un film di un regista d’azione vero, Kim Jee-Woon (Il buono il matto il cattivo, A bittersweet life).

 

Hai 65 anni: come ti senti?

Alla grande! Il mio personaggio nel film va in una piccola cittadina per ritirarsi, io non ho la minima intenzione di farlo.

E si vede, hai un confronto finale con Eduardo Noriega che è uno showdown davvero fisico e lungo, come l’avete preparato?

Per lo scontro finale abbiamo lavorato tutto un weekend insieme, da soli con il coordinatore degli stunt, così sul set non abbiamo dovuto inventare nulla, sapevamo già cosa fare passo per passo, coordinatissimi. Abbiamo operato questa scelta perchè il piano era fare quanto più possibile dal vero senza usare controfigure e alla fine ce l’abbiamo fatta. Solo per due mosse abbiamo usato stuntmen, scene veramente rischiose per le quali servivano professionisti come quando lo sollevo e lo sbatto a terra facendogli colpire con la testa il ponte metallico, era vero metallo e non si poteva sbagliare.

Questo è un western, anche se non ci sono i cavalli ed è curioso che sia stato fatto da un coreano che ha in curriculum una specie di remake spaghetti-west-manciuriano come Il buono il matto e il cattivo…

E’ curioso perchè originariamente il film non era scritto con i toni da western è stata l’interpretazione che ne ha dato Kim Jee-Woon a renderlo tale. Era solo un film d'azione e magari un altro regista non avrebbe reso la città un posto così da West. E del resto nemmeno io ho preparato il mio personaggio pensando ai film western, non che poi non abbia visto le similitudini con Mezzogiorno di fuoco o Un dollaro d’onore, solo che non ci pensavo, a queste cose bada il regista.

Sul set era diverso dai registi occidentali?

Beh di sicuro la maniera in cui muove la camera è molto diversa da come fanno gli americani ed è per questo che lo abbiamo scelto, perchè cerchiamo sempre maniere nuove di guardare all’azione per renderla d'intrattenimento.

La tua spalla qui è Johnny Knoxville Se tu sei il re dell’azione fatta per finta lui è il re di quella fatta davvero. Cosa ne pensi del suo lavoro con i Jackass?

No hai sbagliato. Vuoi sapere qual è la vera differenza tra quello che fa lui e quello che faccio io? E’ che nei miei film le ossa devono rompersi, nei suoi no ed è proprio perchè questo non succede che si ride. Ad ogni modo anche in questo film Johnny ha trovato stato spazio per uno dei suoi stunt, la scena del palo che crolla era previsto l’uso di una controfigura ma alla fine l’ha voluta fare lui. Quando l’ha fatta pensavamo tutti che fosse morto e invece stava benissimo. E’ il suo campo ed è il re.

Per il resto quando ho detto ai miei figli che nel mio film ci sarebbe stato Johnny erano esaltati, siamo dei grandi ammiratori della sua azione!

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In separata sede poi abbiamo chiesto anche a Johnny Knoxville cosa ne pensasse della differenza tra quello che fa lui e l’azione in stile Schwarzenegger. Sorprendentemente la risposta non è stata molto diversa:

Gli stunt nei Jackass sono accuratamente disegnati per andare a finire male, mentre ad Hollywood sono fatti per avere successo, richiedono abilità e molta coordinazione che davvero non è il mio forte. Quando ne faccio in un film serio mi devo concentrare per far sì che non vadano a finire male.

In calce, le nostre foto della conferenza stampa e della roundtable: