A detta di Fabio Bonifacci, sceneggiatore e mano primaria dietro i due Lezioni di cioccolato, “quello che volevo raccontare nel primo film erano gli immigrati, mentre in questo gli immigrati di seconda generazione, cioè i nuovi italiani. Sono tanti, vivono nella nostra società, cercano un loro posto e spesso lo trovano. Vivono a cavallo tra due culture con le relative contraddizioni e opportunità, un contrasto che genera una grande energia”.

Il filo rosso tra i due film dunque è il personaggio di Kamal, amico del protagonista nel primo film e padre della ragazza di seconda generazione in questo secondo. La dichiarazione dell’autore arriva a confermare qualcosa che il pubblico già aveva capito e che i produttori hanno ratificato in Lezioni di cioccolato 2, allargando di molto il ruolo dell’egiziano interpretato da Hassani Shapi: è Kamal il vero protagonista del film.

Molto del merito di questo ribaltamento (la spalla che diventa il centro) è dovuto proprio ad Hassani Shapi, attore immenso, arrivato quasi per caso in Italia per alcune produzioni televisive e subito preso dall’intelligente Cattleya per Lezioni di cioccolato. Da lì il lancio, Hassani Shapi diventa lo straniero per eccellenza degli ultimi anni nel nostro cinema, il primo caratterista non italiano del cinema italiano.

Indiano, pakistano, egiziano e chi più ne ha più ne metta, gli hanno fatto interpretare tutte le etnie a lui che si professa keniota ma è cresciuto a Londra, ha una madre di origini miste (Belgio e Congo) e un padre di altrettanta mescolanza (Kenya e l’ormai inesistente stato del Baluchi).

Attore naturalmente portato per la commedia e dotato di tempi comici micidiali, all’estero è sempre stato un cattivo. Così lo hanno preso in Star Wars: Episodio I – La Minaccia Fantasma (era Eeth Koth), in 007 Il domani non muore mai, in Lock & Stock e in tutta una serie di produzioni, alle quali ha partecipato prima della sua seconda vita in Italia.

Per la presentazione di Lezioni di cioccolato 2 abbiamo preteso di incontrarlo e abbiamo scoperto che non parla italiano, o meglio lo parla ma non con la scioltezza che si vede nei film (nei quali impara a memoria delle battute), e quindi ha preferito l’inglese.
 

E’ vero che siamo noi italiani ad aver scoperto il tuo talento comico?
Sì, le commedie le faccio solo qui. In Inghilterra ho fatto molti provini per ruoli comici ma venivo sempre scartato. Solitamente faccio il killer, il terrorista o al massimo l’amante disperato. Lo stesso però penso che il mio approccio sia diverso da quello che avete voi. Io prendo molto seriamente la commedia e credo che si veda.

Si vede sì. Sei diventato in breve uno dei migliori caratteristi che abbiamo
La spalla è un ruolo fondamentale, è quella che ti mostra quale sia il punto di evoluzione di una società. I protagonisti bene o male sono sempre uguali mentre le spalle sono la società che muta intorno a loro. Per quanto piccolo ogni ruolo ha qualcosa da dire.

E che ha da dire Kamal?
Che nonostante tutti lo vedano come uno che esce dal medioevo è grazie a lui che Mattia [il personaggio interpretato da Luca Argentero, ndr] trova se stesso. Mattia non era felice e alla fine scopre che ha ragione Kamal, amare qualcuno è importante tanto quanto il matrimonio. È quindi grazie ai pensieri che Kamal instilla nella figlia che Mattia trova la felicità.

In questo film, ad ogni modo, hai una parte più grossa.
Dopo aver visto il primo film so che Fabio ha deciso di spingere su quel che preferiva dello script, cioè il rapporto tra me e Luca. Lui mi conosce e conosce il mio modo di fare, quindi scrive cose che sa che io posso fare bene, come ad esempio la canzone che canto in questo film.

Da noi sei ormai lo straniero per antonomasia
Qualcuno deve fare questi ruoli e io non la trovo una cosa razzista. In Inghilterra ho un amico scozzese che fa solo lo scozzese e mai l'inglese, è normale. Penso che pure qui i siciliani facciano sempre i siciliani.

Quando reciti sembri in tutto e per tutto una persona che vive in Italia da anni, che ne ha assimilato i modi di dire e di fare, invece tu qui non ci stai mai e a stento parli l’italiano. Come hai fatto? Ti sei visto milioni di commedie italiane?
No, non ho visto quasi nulla. Conosco i film famosi del passato italiano, specie Pasolini, ma non mi sono messo a studiare la recitazione italiana per lavorare qua. Forse mi ha aiutato il fatto di aver fatto molto teatro prima del cinema, compresi workshop sulla commedia dell'arte italiana. Forse ho imparato lì.

Ora dopo questo successo consolidato da noi come vedi la tua carriera, da noi o all’estero?
Il mio piano è fare entrambe le cose, ho vissuto a Parigi in passato e posso quindi fare anche dei film francesi. Certo il mio ideale sarebbe di vivere in Kenya, facendo magari 2-3 film l'anno (di quale nazionalità non importa) e poi stare il resto del tempo su una spiaggia in Kenya!