I produttori di Iron Sky si sono messi alla prova con il primo swissploitation della storia: Mad Heidi, diretto da Johannes Hartmann e Sandro Klopfstein, regala infatti il ritratto di una Svizzera distopica dove la giovane Heidi, interpretata dall’esordiente Alice Lucy, vede distruggere la sua tranquilla vita sui monti. Nel film presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2022, dopo la tragica sorte del suo fidanzato ed essere stata rapita dalla truppe d’assalto del governo, la ragazza si ribella e dà vita a una rivoluzione.
Il film, per la gioia dei fan del genere, propone situazioni sopra le righe come mutilazioni da Toblerone, torture legate all’intolleranza al lattosio, citazioni cinematografiche di ogni tipo, e tanti elementi svizzeri – dai coltellini all’orologio a cucù – utilizzati per proporre un crescendo di follia, azione e divertimento.

Alice Lucy, nella nostra intervista, ci regala qualche aneddoto e curiosità sulla realizzazione del progetto e rivela uno dei suoi più grandi sogni, personali e professionali, legati a una delle serie britanniche più amate di sempre.

Come sei stata coinvolta nel progetto?

Il mio agente mi ha mandato lo script, dicendo che avevo un’audizione e chiedendo cosa ne pensassi. E ho mandato un messaggio a un’amica in cui dicevo ‘Mi è appena arrivato uno script folle, devo fare parte del progetto!’. E poi ho iniziato la fase del casting, ho mandato un video che ho realizzato da sola e poi ho fatto un’audizione via zoom perché c’era ancora il COVID e dovevamo farla online, poi ho avuto un’audizione di persona con l’interprete di mio nonno, poi ho fatto un’altra audizione per le scene d’azione e alla fine eravamo rimaste in due, ci siamo presentate e abbiamo trascorso un’intera giornata prima che venisse presa una decisione. Da marzo, quando ho saputo dell’opportunità, siamo arrivati a giugno quando ho ottenuto il ruolo. Volevano essere sicuri di aver trovato la loro Heidi. Ad agosto abbiamo poi iniziato a girare.

Conoscevi già i progetti precedenti come Iron Sky?

Non avevo mai sentito parlare di Iron Sky prima di essere coinvolta, ma avevo sentito che era la storia di Heidi. Mia madre e la mia tata mi leggevano quando ero piccola l’opera originale, all’epoca vivevo in Scozia tra le montagne, andavo in giro con il mio cane… La mia famiglia mi chiamava proprio Heidi perché vagavo in mezzo alla natura. Per me si è quindi trattato di una connessione istintiva con la parte e poi ho iniziato a fare le mie ricerche sui filmmaker. Hanno delle idee così coraggiose e credono realmente in loro stessi, è una sensazione “infettiva”, ti coinvolge, vuoi crederci anche tu.

Hai avuto qualche suggerimento per la creazione del tuo personaggio? Hai chiesto di inserire qualche dettaglio?

Il personaggio era davvero ben delineato, avevano delle idee precise, ma io volevo che fosse ancora più tridimensionale e che non fosse solo in grado di attirare un pubblico specifico, ma che fosse anche un modello di donna all’insegna dell’empowerment. All’inizio, secondo me, questo aspetto non era del tutto presente, ma sono stati molto aperti e disponibili. Erano consapevoli di essere quattro uomini che avevano scritto una protagonista femminile. E quella protagonista femminile è arrivata e ha detto ‘No, no, no’. Sono stata fortunata perché mi hanno ascoltata e abbiamo potuto cambiare alcune delle battute, dei dettagli delle scene, in modo da poter rendere Heidi attraente per un pubblico maschile e anche per quello femminile perché per me è davvero importante.

L’evoluzione del personaggio è uno degli elementi più importanti del film, come hai lavorato su quell’aspetto del personaggio? Hai potuto recitare in modo cronologico?

Sono rimasta in Svizzera per tre mesi e abbiamo girato per 28 giorni, io ero presente sul set per 26! Quindi sono stata davvero molto sul set. Non abbiamo girato cronologicamente e per me è stato un grande cambiamento perché fino a questo momento ho solo lavorato per il teatro e, ovviamente, fai molte prove e tutta la tua interpretazione è in ordine cronologico. Quello è il tuo arco. Qui invece giravamo una scena della fine all’inizio e viceversa, non c’era quasi nulla in ordine. Ogni giorno controllavo quindi quali erano le mie scene e scrivevo per ogni sequenza ‘Cosa sa a questo punto Heidi?’. Alla fine il personaggio sa tutto, mentre all’inizio sa pochi dettagli. Quindi mi chiedevo ‘So che i miei genitori sono parte della ribellione? Posso inserire questo dettaglio nella scena?’. Per me è stato davvero importante aver compiuto il mio lavoro e sapere cosa stavo facendo in ogni scena.

Nonostante le limitazioni causate dal COVID siete riusciti a creare un rapporto sul set?

Siamo stati davvero fortunati perché non abbiamo avuto nessun caso di COVID durante le riprese e siamo stati davvero attenti a seguire tutte le regole previste in Svizzera. Io ero presente per così tanto tempo, mentre gli altri attori arrivavano e venivano sul set. Io ero la costante. Quando mi incontravano ero il punto di riferimento e abbiamo iniziato a formare dei rapporti in quel modo. In più ho avuto due settimane di preparazione fisica per le sequenze d’azione, ho potuto quindi lavorare davvero da vicino con gli stuntman, con il team che si è occupato delle coreografie… Il fatto che io sapessi cosa stavo facendo in ogni momento ha permesso che anche gli altri si sentissero sicuri di quello che stavano facendo. Ho sentito in un certo senso la responsabilità perché dovevo sapere benissimo quello che stavo facendo, in modo che anche gli altri potessero recitare nel migliore dei modi. Abbiamo trascorso davvero tanto tempo insieme e mentre eravamo lì si è formato un grande legame, anche perché era la prima volta che potevamo muoverci dopo lo scoppio della pandemia. C’era un senso di divertimento e gratitudine, ci sentivamo davvero fortunati nel trovarci in quella nazione.

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Mad Heidi propone scene “folli” con teste che esplodono, uccisioni cruente… Ma quei momenti hanno un’importanza dal punto emotivo per il tuo personaggio, come è stata l’esperienza di girare quelle sequenze?

Per me è stato soprattutto molto divertente perché il 90% di quelle scene sono state realizzate dal vivo, e poi modificate con gli effetti speciali. Quando abbiamo girato vedi realmente la testa esplodere, l’ufficiale venire tagliato a metà… Non ti aspetteresti che quelle scena abbiano un elemento emotivo, visto che è una commedia splatter, quindi ho cercato di far sembrare la situazione reale, che ci fossero delle radici all’insegna dell’onestà. Il mondo mostrato nel film è folle, ma si vuole che il pubblico creda che quella è la situazione in cui vive Heidi e rimanga coinvolto emotivamente.

Il costume è ovviamente molto importante per la costruzione del personaggio. Quale è stata la tua prima reazione nel vederlo?

Nina Jaun ha realizzato un incredibile design, c’è davvero un gran numero di dettagli nel costume se lo si guarda da vicino, è un omaggio alla Svizzera e la celebra. Mi sono sentita onorata nell’indossarlo perché è ispirato alla tradizione. Abbiamo però dovuto affrontare una piccola controversia perché c’è stata una polemica quando le persone hanno scoperto che Mad Heidi avrebbe usato quel costume e la donna che lo ha confezionato è stata persino espulsa dall’organizzazione che si occupa degli abiti tradizionali svizzeri perché sostengono abbia disonorato la communità… Sono davvero legati alla tradizione. Io non ho mai dato per scontato questo onore, non penso però che abbiamo sminuito il suo valore, anzi abbiamo cercato di onorarlo il più possibile e pensiamo sia stato un vero privilegio poterlo fare. La comunità però non la pensa così, hanno creduto fosse offensivo.

State presentando il film in vari festival, che tipo di reazione avete avuto da parte degli spettatori?

Per ora è stato tutto folle, un’esperienza incredibile e magica. La prima volta che ho visto il film è stato al BIFF, a Bruxelles, e quella è stata un’esperienza incredibile: le persone urlavano, applaudivano, facevano il tifo, fischiavano… C’era una donna tra il pubblico che aveva delle paperelle di plastica e ogni volta che pensava una scena fosse divertente le schiacciava per esprimere il proprio entusiasmo. I realizzatori del progetto hanno così tanta passione e attenzione per il film ed è stato bello vedere che anche il pubblico prova le stesse sensazioni. Ora il mondo è un posto così folle che se riusciamo a far ridere intrattenere le persone è per noi un vero dono.

Il tuo personaggio sembra già destinato a diventare oggetto di fanart e cosplay, come stai vivendo questa esperienza?

Non ho mai vissuto un’esperienza simile! Ogni volta che ricevo qualcosa mi sorprendo. C’è chi mi ha trasformata in un modello 3D, c’è chi mi ha chiesto di firmargli una gamba… Al BIFF una ragazza si era persino cucita il suo costume da Heidi e ha fatto il cosplay! Di solito sono io la fangirl! Sono nerd, sono quella che fa queste cose… Non sono mai stata dall’altra parte. Di solito sono io che vado alle convention di Doctor Who perché adoro quella serie! Ed è stato bello che siamo già riusciti a creare una comunità che viene coinvolta in quel modo.

Sogni quindi di recitare in Doctor Who? Nel tuo futuro vorresti ci fossero altri progetti legati a franchise che ami?

Penso che tutti abbiano una bucket list di cose che vorrebbero realizzare e, prima del COVID, ho preso una lavagna bianca e ho scritto le cose che vorrei realizzare. Una delle cose che avevo scritto è che volevo un ruolo in un film cult. Ed è successo! Ho pensato: ‘Wow, funziona davvero!’. Ma da sempre voglio recitare in Doctor Who, amo quella serie così tanto! E prima che venisse annunciata Jodie Whittaker come Dottore ho pronunciato un discorso, durante un incontro pubblico, in cui parlavo di quanto sia positivo per i più giovani poter credere di avere la possibilità di essere tutto ciò che desiderano. E avevo finito dicendo ‘Chi lo sa, magari potrei essere la prima protagonista donna di Doctor Who!”. E poi è stata scelta Jodie, ed è stato fantastico. Amo davvero quella serie e vorrei inoltre far parte di un franchise perché sono in grado di creare un senso di comunità. Amo anche James Bond, mi piacerebbe essere una Bond Girl perché la mia famiglia è grande fan delle avventure di 007. Amo poi Lara Croft, Wonder Woman… Amo i fumetti, i supereroi… Ho scelto il nome del mio cane ispirandomi ai supereroi dei fumetti. Per il film, inoltre, ho preso ispirazione da Sarah Connor di Terminator, in particolare pensando all’interpretazione di Lena Headley in The Sarah Connor Chronicles, la serie tv. Ho provato un vero senso di connessione con quel personaggio perché Heidi è un’eroina, ma non ha superpoteri, il suo potere viene da dentro di lei. Lei è una donna si ritrova alle prese con un mondo difficile e deve trovare dentro di sé la forza per reagire, non ha poteri come Wonder Woman!

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